Quanti passi indietro si possono fare, prima di finire fuori strada? La politica ne ha fatti tanti. E le grane di oggi sono figlie delle sciagure di ieri

 La politica ne ha fatti tanti. E le grane di oggi sono figlie delle sciagure di ieri

Aldo Torchiaro 31 Ottobre 2024 alle 07:00 il riformista.it

Quanti passi indietro si possono fare, prima di finire fuori strada? La politica ne ha fatti tanti. E le grane di oggi sono figlie delle sciagure di ieri. Il trentennio che va dal 1994 ad oggi è stato quello dell’autodafé. Il sistema dei partiti, nel combinato disposto tra fine delle ideologie novecentesche e la tenaglia giudiziaria, ha sbragato. Non riuscendo a reinventarsi, si è avvitato.

Ha smesso di esercitare una funzione di guida, diventando, giocoforza, subalterno agli altri poteri.

A trarne vantaggio, crescendo a dismisura, è stato quello giudiziario.

La magistratura, le magistrature si sono arrogate poteri e prerogative sempre crescenti. Fino a minare il principio democratico della rappresentatività popolare e quello dei check and balance, i pesi e contrappesi che costituiscono gli argini e i paletti entro i quali muoversi.

L’abolizione del finanziamento ai partiti? Un passo indietro.

La legge Severino? Altro passo indietro.

La riduzione del numero dei parlamentari? Nuovo passo indietro. Il Parlamento si è ridotto gli spazi, le competenze, le capacità di lavoro. Ha accorpato le sue commissioni, svilito i suoi ambiti. I partiti si sono castrati, menomati, ammutoliti. Hanno prima cancellato le spese per l’attività politica, poi chiuso le sedi, evirato le scuole di formazione e infine soppresso i loro quotidiani. Celebrando ogni passo indietro come vittoria dei cittadini sulla casta, nella speranza di rimanere a galla nonostante tutto.

Ad affondare è invece, tutta insieme, la democrazia. Della quale il sistema dei partiti – prevede la nostra Costituzione – è il pilastro. Autoridottisi nei minimi termini, abbarbicati maldestramente sui social – ormai assurti a comunicazione istituzionale – i partiti hanno quasi convinto tutti della loro insostenibile leggerezza. E quindi ininfluenza.

Di questo ha dato la conferma quel 55% di elettori liguri che non è andato a votare. Di questo dovrebbero prendere atto tutti i riformisti – a destra, a sinistra e al centro – e da lì dovrebbero ricominciare a costruire buona politica.

Aldo Torchiaro

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