PD Liguria "Il punto non è la subalternità a Conte"
- Dettagli
- Categoria: Italia
Claudio Petruccioli: “Il problema del Pd è la sua classe dirigente: fanno tutto per prendere un consenso che non li impegna poi a governare”
Aldo Torchiaro 30 Ottobre 2024 alle 08:48 lettura2’
Claudio Petruccioli, lunghi anni al vertice del Pci, poi nei Ds, è stato tra l’altro direttore de L’Unità. A lui hanno fatto riferimento – negli anni Ottanta – i riformisti della sinistra. Guarda alle elezioni in Liguria come alla prova del nove di quell’insipienza che da anni ravvisa nel Pd, che anche quando prende voti, finisce per non sapere bene cosa farsene.
Che analisi fa del voto in Liguria? Il paradosso nel centrosinistra è anche se il Pd fa il pieno, gli elettori non premiano un’alternativa a chi governava.
«Senza il Pd, pensare a una alternativa alla destra è insensato. Ma quale Pd? Perché ci vuole un Pd che sia diretto da gente che ha un’idea di governo, non da chi fa la rincorsa a chi sta più a sinistra. In questa maniera non si va da nessuna parte».
Il non voto parla soprattutto di questo, del disamoramento degli elettori che non vedono più una proposta alternativa?
«Sa quanti elettori di buon senso, alternativi alla destra, in Liguria – con la storia che ha quella regione, poi – avrebbero volentieri votato per un centrosinistra capace di andare a governare? E invece sono rimasti a casa. In tantissimi. Bisogna riflettere molto bene su questo: sui tanti che non hanno votato. Bisognerebbe andare a fare delle inchieste sul campo, cercando le persone che hanno sempre votato a sinistra, e chiedere loro perché non stanno andando più a votare».
I dirigenti del Nazareno dicono che il Pd deve ritrovare una identità radicale…
«Ma figuriamoci… mi volete dire che il Pd per vincere deve andare più a sinistra? Glielo dico io: con questo gruppo dirigente al Nazareno non si va da nessuna parte. Perché questi qui non hanno idea di che cosa vuol dire governare. E quindi gli elettori se ne stanno a casa».
Manca la voce dei riformisti, oggi, nel Pd.
«Mancano i riformisti, sì. Io ho parlato con tanti amici che sono rimasti nel Pd e che mi dicono che loro rimangono per fare delle battaglie interne. La facciano, però. Devono farla dicendo chiaramente qual è l’obiettivo: cambiare politica, strategia e gruppo dirigente. Perché con questi dirigenti, questa politica e questa strategia – che non considera come si governa oggi un paese difficilissimo come l’Italia, in condizioni internazionali difficilissime – il Pd può prendere voti ma diventa un partito inutile».
Irrilevante?
«Del tutto inutile».
Un altro segnale è la subalternità a Conte, al populismo dei Cinque Stelle?
«Ma no, il punto non è la subalternità ad altri, mi scusi. Il problema sono loro».
Schlein, la segreteria nazionale?
«Non voglio fare nomi. Lo sa benissimo di chi parlo. Sono loro che non si pongono il problema di come governare in maniera diversa. La sinistra, per essere alternativa e portare le persone a votarla, deve predisporsi a governare. Deve sapersi proporre come sinistra di governo. Il che implica scelte, indicazioni, strategie per rispondere ai problemi del governare. Se tu dici a questo gruppo dirigente che deve attrezzarsi per governare, li vedi colti dall’orticaria».
Manca un centrosinistra più ampio, più inclusivo?
«Il Pd come invaso elettorale e come collocazione, è già dove deve essere. Il punto è che da quella posizione non si governa. Prende i voti, non è che non ne prenda. Ma non può farci niente. Non è capace di utilizzarli, perché non ha una politica di governo».
Le alleanze, i veti, le battaglie giustizialiste…?
«Tutto questo è conseguenza del Pd che, privo di cultura di governo, si condanna alla marginalità. Fanno di tutto per prendere un consenso che non li impegna poi a governare. Si guardi ai laburisti inglesi: con Corbyn non andavano da nessuna parte. Oggi con Starmer sono diventati competitivi e riescono a vincere la partita del governo. E noi, in Italia?».
Aldo Torchiaro
Commenti
"Diciamo che il Pd, avendo un elettorato più fidelizzato, funziona di più quando l’affluenza è bassa - ha dichiarato Noto in un'intervista rilasciata al Tempo -. Qualsiasi cosa accada, i suoi elettori vanno sempre a votare. E dunque se la partecipazione al voto cala, quegli elettori valgono di più in termini percentuali. Poi c’è l’effetto Schlein - ha proseguito -, che ha dato più entusiasmo e aumentato il livello di fidelizzazione". Discorso diverso, invece, per Giuseppe Conte. "Il Movimento 5 Stelle alle elezioni amministrative ha sempre una cattiva performance, va meglio invece alle politiche e alle europee - ha precisato Noto -. Il Movimento non è radicato sui territori, non ha mai candidati forti quando si presenta a livello di regioni o enti locali...dunque non riesce a trascinare il voto
Korvo
RSS feed dei commenti di questo post.