BOOM “L’INCHIESTA SUI DOSSIER È UN FLOP” – FRANK CIMINI FA IL CONTROCANTO ALLE PAGINATE DEI GIORNALI SULLA BANDA DEGLI SPIONI
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“NON CE N’È UNO CHE ABBIA PRESO ATTO CHE SU 13 RICHIESTE DI ARRESTI IN CARCERE PRESENTATE DALLA PROCURA DI MILANO, accolte nessuna
29.10.2024 dagospia.com lettura2’
IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI FILICE NON NE ABBIA ACCOLTO NEMMENO UNA. IL GIUDICE HA DECISO PER 4 INDAGATI AI DOMICILIARI E ALTRE DUE MISURE CAUTELARI DI MINORE AFFLIZIONE” – “PRIMA DI PARLARE E SCRIVERE DI ‘PERICOLO PER LA DEMOCRAZIA’, BISOGNEREBBE PRENDERE ATTO DI ESSERE DAVANTI A IMPRENDITORI CHE CERCANO DI FREGARSI TRA LORO, MA ANCHE A DATI VENDUTI A CARO PREZZO SENZA ESSERE IN REALTÀ IN ALCUNI CASI GRANCHÉ RISERVATI…”
Estratto dell'articolo di Frank Cimini per https://www.unita.it/
Non c’è un giornale, un sito, un’agenzia di stampa che abbia, diciamo così, preso atto che su 13 richieste di arresti in carcere presentate dalla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta su dossier, spie e spiati il giudice per le indagini preliminari Filice non ne abbia accolto nemmeno una. Il giudice ha deciso per 4 indagati ai domiciliari e altre due misure cautelari di minore afflizione.
Per Enrico Pazzali, presidente della Fiera di Milano ora sull’orlo delle dimissioni, la procura aveva chiesto la detenzione in casa che il gip ha negato. Il nome di Pazzali fra gli indagati è quello che ha fatto più rumore negli ambienti politici e in quelli della cosiddetta “Milano bene”.
[…] al di là delle serenate d’amore di giornali e tg, il flop – considerando il trattamento riservato dal gip alle 1172 pagine della richiesta di misure cautelari – appare più che evidente. Inoltre il giudice ha glissato sulla parte del documento della procura in cui si ipotizzano rapporti con mafia e servizi segreti ovviamente deviati.
Insomma le richieste della procura sembrano scritte più per gli organi di informazione che per il giudice chiamato a decidere. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che evidentemente non ha nulla di meglio da fare, ha puntato il dito contro il presunto gap tecnologico tra “i criminali” e lo Stato.
Il problema invece sta nell’assenza totale di anticorpi da parte della pubblica amministrazione. Un problema già emerso in modo chiaro almeno dai tempi di Mani pulite e insabbiato dalla politica. E quando la politica fa finta di niente, risulta poi impossibile che l’intervento dei magistrati possa risolvere qualcosa.
Prima di parlare e scrivere di “pericolo per la democrazia” in relazione ai problemi di questa inchiesta, ripetiamo, ampiamente ridimensionata dal gip, bisognerebbe prendere atto di essere davanti a imprenditori che cercano di fregarsi tra loro, ma anche a dati venduti a caro prezzo senza essere in realtà in alcuni casi granché riservati. Lo spionaggio industriale è una storia vecchia come il mondo. Chi controlla chi non si capisce.
Commenti
Dalla vicenda del dossieraggio emerge come un certo uso della tecnologia favorisce violenze, inganni, aggregazioni malavitose, solitudini esistenziali, fino a dubitare che certe applicazioni tecnologiche si prestino a servire il male e il disagio più di quanto possano restare neutre
Francesco Provinciali 29 Ottobre 2024 alle 18:30 ilriformista
Da cronista giudiziario ho attraversato tutte le “emergenze” che hanno leso lo stato di diritto e le ho raccontate filtrandole attraverso la barba per fortuna ancora in gran parte nera…
“L’amorale” della favola è:
beato chi ha fiducia nella giustizia perchè sarà giustiziato…
W. Cadorinda giustiziami.it
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