lettere al direttore Una femminista storica da ascoltare sulla maternità surrogata
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sul Superbonus, una misura che nessuno pensava potesse essere così disastrosa sebbene avesse tutti gli ingredienti
18 ott 2024lettere Direttore, ilfoglio.it lettura 5’
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Leggo che Giorgia Meloni, parlando della legge che estende le regole relative al divieto della gestazione per altri, legge approvata il 16 ottobre, dice testualmente che “con l’approvazione definitiva di oggi al Senato, il ddl che rende l’utero in affitto reato universale è finalmente legge”. Mi chiedo: ma come fa un Parlamento di uno stato a rendere un reato punibile solo sul suo territorio “universale”?
Andrea Carboni
Esattamente. Meloni dice che la legge contro la Gpa è “reato universale”. Ma non è così. I reati universali sono perseguibili in Italia anche se commessi da stranieri all’estero (sono reati universali, ha ricordato bene il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin mercoledì a Palazzo Madama, i reati contro l’umanità, come il genocidio, come i crimini di guerra, e i reati universali sono reati commessi all’estero, anche da stranieri, punibili in Italia). La legge approvata mercoledì, invece, punisce un italiano che all’estero ricorre alla maternità surrogata, già vietata in Italia. Quanto al resto, sul tema specifico, mi ritrovo molto nelle parole di una storica femminista francese, progressista. Si chiama Sylviane Agacinski e sulla gestazione per altri ha questa idea: “Non abbiamo a che fare con gesti individuali motivati dall’altruismo, ma con un mercato procreativo globalizzato nel quale i ventri sono affittati. E’ stupefacente, e contrario ai diritti della persona e al rispetto del suo corpo, il fatto che si osi trattare una donna come un mezzo di produzione di bambini. Per di più, l’uso delle donne come madri surrogate poggia su relazioni economiche sempre diseguali: i clienti, che appartengono alle classi sociali più agiate e ai paesi più ricchi, comprano i servizi delle popolazioni più povere su un mercato neocolonialista. Inoltre, ordinare un bambino e saldarne il prezzo alla nascita significa trattarlo come un prodotto fabbricato e non come una persona umana. Ma si tratta giuridicamente di una persona e non di una cosa (…) Fare della maternità un servizio remunerato è una maniera di comprare il corpo di donne disoccupate che presenta molte analogie con la prostituzione”. Sottoscrivo.
Al direttore - Ma non è un po’ stucchevole questo continuo tentativo di voler trasformare Enrico Berlinguer in una sorta di santino un po’ incompreso, trasformato quasi in un comunista poco comunista (come un Veltroni qualsiasi)? Film, libri, documentari, va tutto bene, per carità, tutto meritato. Sembra quasi, però, che si consideri un peccato non essere stati governati, negli anni che furono, dal Pci berlingueriano, facendo finta di non capire che se quel Pci avesse conquistato la maggioranza dei seggi, andando al governo, forse non saremmo diventati una delle tante “democrazie popolari” dell’est soggiogate dall’Unione sovietica (ci avrebbe salvato la nostra collocazione geografica… forse), ma di certo avremmo dovuto dedicare molti più sforzi a far sì che l’Italia rimanesse una democrazia piena e atlantista, un paese totalmente libero. Se lo siamo diventati, e se lo siamo ancora, è anche perché quel Pci e Berlinguer non conquistarono mai la maggioranza parlamentare e Palazzo Chigi.
Luca Rocca
Al direttore - Ignazio Marino fa appello ogni momento ai “dati scientifici”, ma mostra anche nell’intervista pubblicata ieri dal Foglio di avere con la scienza e con i numeri assai poca dimestichezza. Il termovalorizzatore romano, dice, produrrà CO2. Certo, ma la stima che lui fa, 600.000 tonnellate di rifiuti uguale 600.000 tonnellate di CO2, non tiene conto né della parte organica, intorno al 30/40 per cento, che deve essere tolta dal calcolo perché considerata “rinnovabile”, né del fatto che buona parte del resto viene usato come combustibile per produrre elettricità e quindi è sostitutivo di altri combustibili fossili che comunque emettono CO2. Inoltre questa nuova produzione di CO2 andrebbe comparata: a) con quella evitata emessa dalle discariche che oggi accolgono i rifiuti romani – per ogni tonnellata di rifiuti accolta, una discarica ha emissioni 5/6 volte superiori a un termovalorizzatore; b) con quella dei termovalorizzatori esteri che ne accolgono una parte e c) con quella emessa dai mezzi di trasporto che portano i rifiuti romani in giro per il mondo per migliaia di km. Faccia questo conto e resterà sorpreso. Poi aggiunge che siccome il termovalorizzatore romano resterà in funzione fino al 2060, ma l’Europa prevede emissioni zero al 2050, sarà quindi fuori legge per 10 anni. Qui l’errore è ancora più grave. Emissioni zero al 2050 non significa che in Europa nessuno emetterà CO2 – magari, ma è cosa letteralmente impossibile – ma che il bilanciamento fra emissioni e assorbimento da parte dei sistemi naturali deve essere pari a zero. Tre errori gravi fanno una prova. Vale a dire che Marino con la scienza c’entra poco. Assomiglia piuttosto a quegli scienziati russi dell’epoca di Stalin che confondevano l’ideologia con la scienza.
Chicco Testa
Al direttore - In merito all’articolo “Moltiplicatori surreali”, desideriamo chiarire la metodologia delle analisi condotte da Open Economics per evitare fraintendimenti o, peggio ancora, strumentalizzazioni. Il moltiplicatore non stima il rapporto dei benefici attesi con gli investimenti effettuati, ma è solo una misura dell’incremento del pil in relazione all’aumento dell’investimento. Esso ha un significato distinto a seconda dello scenario alternativo considerato e le “verifiche” ex post che confrontano l’incremento del pil con l’aumento delle spese d’investimento rispetto all’anno precedente vanno interpretate in modo del tutto diverso. Lo studio sul Superbonus, completato insieme alla Luiss Business School, utilizzava un modello di equilibrio economico generale e un’analisi econometrica. Esso stimava una serie di effetti dettagliati, tra cui un moltiplicatore “lordo” del pil di circa 1,92. Ricordiamo che la misura analizzata prevedeva solo 8,7 miliardi di euro di investimento e un’attuazione priva della cessione del credito per le famiglie ad alto reddito. Nonostante le controversie nella letteratura, i valori stimati sono coerenti con stime recenti e autorevoli. Inoltre, nel nostro documento di analisi avevamo sottolineato che la stima del moltiplicatore “netto” del Superbonus, ossia tenendo conto di investimenti alternativi o di politiche monetarie più restrittive, avrebbe potuto essere significativamente inferiore, fornendo anche un intervallo di stime alternative. Passando al caso del Pnrr, gli effetti più rilevanti sono attesi dall’incremento di produttività generato dalla combinazione di progetti e riforme. Come esercizio di monitoraggio, in questa fase di esecuzione, è tuttavia interessante interrogarsi sull’effetto lordo presumibile della spesa sulla domanda aggregata, anche perché tale impulso potrebbe esaurirsi una volta concluso il programma. OpenEconomics ha stimato l’attivazione dei settori direttamente e indirettamente coinvolti: l’aumento di occupazione, redditi e consumi delle famiglie, i maggiori investimenti privati. Quest’ultima categoria è essenziale per capire perché il moltiplicatore stimato potrebbe sembrare troppo elevato. Il Pnrr infatti potrebbe attivare, a differenza della spesa pubblica generale, un “super-moltiplicatore” poiché è disegnato in modo che i fondi pubblici possano funzionare come una leva per gli investimenti privati. Lo studio è un esercizio preliminare che si fonda su una matrice di contabilità sociale, che incorpora stime dettagliate degli effetti sui consumi e sulla produzione, ma non considera eventi internazionali negativi né potenziali effetti positivi delle riforme. In questa fase critica di esecuzione del Pnrr, i risultati ottenuti vanno considerati come indicatori incoraggianti, anche se parziali, dell’impatto potenziale del programma nello stimolare la domanda di consumi e investimenti e non come delle previsioni di benefici e costi. A nostro avviso essi suggeriscono come il Pnrr possa giocare un ruolo importante nel sostenere la domanda aggregata del paese che potrebbe stimolare una risposta positiva degli operatori e dei mercati.
Pasquale L. Scandizzo, Gianluca Calvosa
Risponde Luciano Capone. Lasciamo da parte lo studio di previsione sul Superbonus, una misura che nessuno pensava potesse essere così disastrosa sebbene avesse tutti gli ingredienti. Ma lo studio sul Pnrr è un consuntivo sul 2023 e dice che una spesa di 21 miliardi (circa 1 per cento del pil) ha “generato... un valore aggiunto di 49,6 miliardi di euro, pari al 2,55 per cento del pil totale”. Il Documento programmatico di Bilancio, appena approvato dal governo, riporta che la componente attribuibile ai fondi Pnrr sulla crescita del 2023 è stata pari allo 0,4 per cento del pil