le lettere, Leggere bene le parole di Khamenei, leader dei pacifisti mondiali. l’ex premier Massimo D’Alema ha detto la sua
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sul conflitto mediorientale, sostenendo che “questa storia comincia nel momento in cui la destra israeliana ha preso il potere in Israele
03 ott 2024 lettere Direttore, ilfoglio.it
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Da qui al 7 ottobre, un pezzetto di “Statuto di Hamas” al giorno: “I poteri imperialisti sia nell’ovest capitalista sia nell’est comunista sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo. Quando l’islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per combatterlo, perché la nazione dei miscredenti è una”.
Andrea Minuz
“Se le nazioni islamiche usano il loro potere interiore, il regime sionista verrà rimosso dal posto che si trova nel cuore della comunità islamica” (Ali Khamenei, 21 settembre 2024, leader dei pacifisti mondiali).
Al direttore - Terroristi sparano e uccidono civili a Jaffa gridando “Allahu akhbar”. Non di certo “Palestina libera”.
Andrea Fusco
Un amico mi segnala un passaggio drammatico e attuale del diario scritto nel 1942 da Etty Hillesum, scrittrice olandese ebrea vittima dell’Olocausto, poco prima di essere deportata: “In definitiva, abbiamo un solo dovere morale: reclamare grandi aree di pace in noi stessi, sempre più pace, e rifletterla verso gli altri. E più pace c’è in noi, più pace ci sarà anche nel nostro mondo travagliato”.
Al direttore - Intervistato da Marco Damilano durante la trasmissione “Il cavallo e la torre”, l’ex premier Massimo D’Alema ha detto la sua sul conflitto mediorientale, sostenendo che “questa storia comincia nel momento in cui la destra israeliana ha preso il potere in Israele e ha liquidato ogni prospettiva di creazione di uno stato palestinese”. Per D’Alema, “progressivamente la condizione dei palestinesi è diventata insostenibile, il senso delle uccisioni immotivate, degli espropri, della colonizzazione, quindi la mancanza di ogni prospettiva, la mancanza di ogni speranza ha favorito la crescita di un estremismo forte, barbaro, fondamentalista”. Dunque, per l’ex premier la mattanza del 7 ottobre, i razzi dal Libano su Israele, i missili iraniani, gli attentati terroristici andati avanti per decenni, e non solo in medio oriente, hanno una sola causa: la destra israeliana. Dalla Lega come “costola della sinistra”, a Papa Francesco definito “il più grande leader della sinistra”, fino alla passeggiata a Beirut, nel 2006, sottobraccio a un deputato di Hezbollah, le dimostrazioni che, fortunatamente, il peso delle opinioni di Massimo D’Alema sia trascurabile è piuttosto evidente. Ha fatto di tutto, in buona sostanza, per far dimenticare anche ciò che di buono fece a Palazzo Chigi. Peccato.
Luca Rocca
Al direttore - “Chiede a tutti, assolutamente a tutti, di interrompere la spirale della guerra. In queste ore un missile in più da una parte o dall’altra potrebbe portare questa guerra definitivamente fuori controllo”. A quale Antonio appartiene questa indistinta richiesta di cessate il fuoco? Al parolaio Guterres dell’Onu? O al ministro degli Esteri Tajani? O per assurdo a entrambi?
Con i migliori saluti.
Roberto Alatri
Al direttore - Formazione e sviluppo delle competenze rivestono tradizionalmente un ruolo di rilievo nelle politiche europee, e ciò risulta oggi più essenziale che mai essendo il settore dell’educazione particolarmente esposto alle opportunità e sfide dell’intelligenza artificiale. Il recente Rapporto Draghi sta alimentando un dibattito sulla competitività dell’Unione europea e auspicabilmente rappresenterà un punto di riferimento per le politiche delle nuove istituzioni comunitarie. Secondo l’indagine, il capitale umano è il principale attore della crescita economica, per cui è necessario tornare a mettere al centro le competenze, non più intese come mero “costo-funzione” ma quali pilastri fondamentali della rivoluzione digitale. Siamo all’alba di una nuova era, dove l’uomo e la macchina – necessariamente in quest’ordine – vivono in sinergia l’uno con l’altra. Chi lo nega spera forse in cambi di scenario o passi indietro ormai impossibili nel modello economico-sociale dell’“Industria 5.0”. E’ di questi giorni la notizia dell’utilizzo di piattaforme online per la promozione e la raccolta di firme referendarie: senza entrare nel merito, si tratta senza dubbio di un bell’esempio di democratizzazione attraverso la tecnologia. La formazione digitale può contribuire a rendere più efficace la promozione del diritto allo studio, e a evitare il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle effettivamente disponibili. Perché ciò accada, secondo Draghi, “i sistemi di istruzione e formazione devono diventare più reattivi alle mutevoli esigenze di competenze”. Qui emerge l’utilità di una didattica digitale personalizzata, di qualità e asincrona. A livello internazionale, grazie all’utilizzo di algoritmi e all’IA, la formazione si sta adattando sempre più alle esigenze individuali di ciascuno studente, rendendo possibile una revisione continua e rigorosa delle attività, monitorando lacune, progressi e risultati, e consentendo anche a chi lavora di aggiornarsi continuamente, senza rinunciare alla sua attuale occupazione. La competitività dell’Unione europea richiede una forza lavoro con conoscenze adeguate rispetto alle trasformazioni sociali ed economiche in atto. E’ giunto il momento di innovare il sistema educativo spingendo l’acceleratore su università e scuola digitale, senza preconcetti che ostacolino il progresso. Questo cambio di paradigma è la chiave d’accesso per un’Europa più coesa, giusta e competitiva. Lo ha evidenziato il Rapporto Draghi. E’ nell’interesse del nostro paese e dei nostri figli.
Andrea Stazi, ordinario di Diritto comparato, San Raffaele Roma