PORTI APERTI AGLI AMERICANI – NON SOLO LE FERROVIE: IL GOVERNO PENSA DI FARE ENTRARE BLACKROCK
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ANCHE NELLA GESTIONE DEI PORTI, DOPO UNA RIFORMA CHE TRASFORMI LE AUTORITÀ PORTUALI IN SOCIETÀ PER AZIONI, PARTECIPATE DA UNA HOLDING STATALE –
2.10.2024 dagospia.com lettura3’
SE NE È DISCUSSO NELL’INCONTRO TRA GIORGIA MELONI E IL NUMERO UNO DEL FONDO AMERICANO, LARRY FINK – “IL FOGLIO”: “CON BLACKROCK SI POTREBBE APRIRE ANCHE UN TERRENO DI COLLABORAZIONE IN CAMPANIA, A BAGNOLI, ETERNO SOGNO DI TUTTI I GOVERNI”
02.10.2024 12:39
GLI AMERICANI PORTANO UN VAGONE DI SOLDI: BLACKROCK POTREBBE INVESTIRE SU FERROVIE ...
Estratto dell’articolo di Giorgio Santilli per “Il Foglio”
La creazione di una o più società nazionali o interregionali per la gestione dei porti, aperta ai capitali privati, che superi la frammentazione attuale del sistema portuale, crei le condizioni per un rilancio dei traffici nel Mediterraneo e preveda anche la realizzazione degli investimenti (soprattutto ferroviari) del retroporto; la cessione di una quota di Fs o più probabilmente di Trenitalia su cui è al lavoro l’ad di Fs Stefano Donnarumma.
Sempre nel ferroviario una partecipazione privata nella logistica […]; la gestione di alcuni interporti strategici sia sulle direttrici europee che su quelle meridionali; le concessioni autostradali con almeno 50 miliardi di fabbisogno di investimenti nei prossimi dieci anni. Sono questi gli asset e le attività strategiche infrastrutturali e di trasporto che il governo sta studiando di aprire a capitali privati.
[…] L’incontro di lunedì fra Giorgia Meloni e il numero uno di BlackRock, Larry Fink, è solo la punta avanzata di questa strategia che al momento conta su quattro carte, già oggetto di incontri di governo nelle settimane scorse.
La prima è la definizione di un quadro programmatico, che potrebbe anzitutto confluire in un documento strategico, come sono stati in passato gli allegati Infrastrutture al Def, da cui emerga chiaramente la volontà del governo di mettere i capitali privati al centro di una strategia per il dopo 2026 che tutto il mondo delle imprese e dell’economia chiede già a gran voce e che dovrebbe garantire la prosecuzione dello sforzo infrastrutturale del Pnrr in un contesto di riduzione della spesa pubblica in termini reali […]
Un segnale molto forte di questo lavoro lo ha dato il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che la settimana scorsa nel presentare le linee guida del decreto correttivo del codice degli appalti, ha detto di voler reintrodurre uno strumento di programmazione di lungo periodo degli investimenti del paese, un resuscitato Piano generale dei trasporti […]
Gli altri tre tasselli del mosaico sono provvedimenti cui il governo già sta lavorando. Il primo è la riforma delle concessioni autostradali, inserita all’interno del disegno di legge sulla concorrenza già all’esame del Parlamento, che, dopo un iniziale scontro fra Mit e Autorità dei trasporti, ha visto confermare il modello di regolazione in corso, capace, più delle alternative, di garantire rendimenti certi ai capitali investiti.
Il secondo tassello è la riforma dei porti, cui stanno lavorando da alcuni mesi Salvini e soprattutto il suo vice, Edoardo Rixi, con l’obiettivo di creare una o più società capaci di superare la frammentazione e il localismo dell’attuale sistema portuale che neanche la riforma del 2016 è riuscito a scalfire.
Dovrebbe andare a una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri (il governo, nei dialoghi con Fink, considera cruciale il tema dei porti, anche perché, si ragiona, non serve essere una piattaforma nel Mediterraneo se non investi sulla logistica e non potenzi i porti, e a quanto si apprende con BlackRock si potrebbe aprire anche un terreno di collaborazione in Campania, a Bagnoli, eterno sogno di tutti i governi).
L’ultimo tassello di questa azione a tenaglia è la riforma del partenariato pubblico-privato che diventerà un vanto di questo governo, unico capitolo davvero importante della riforma degli appalti in arrivo entro ottobre.
Anche di questa Salvini ha parlato spiegando che, in piena sintonia con l’Unione europea, si darà vita a un quadro di regole che favorisca il coinvolgimento dei capitali privati come strategia fondamentale del dopo 2026. […]