SALVINI, TIRATO IN BALLO DA GENNY DELON PER LE SUE STORIE CON ISOARDI E VERDINI, E’ INCAZZATISSIMO COL “BOMBOLO DEL GOLFO”...
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“NON MI FACCIO BUTTARE FUORI UN MINISTRO DAI GIORNALI DI SINISTRA E DA DAGOSPIA” – LA MELONI, CHE COME DAGO DIXIT HA ORDINATO
5.9.2024 dagospa.com
A SANGIULIANO DI RESTARE AL SUO POSTO CON UNA TIPICA MOSSA DA “IO SO’ GIORGIA E CE L’HO DURO”, TEME L’APERTURA DI UNA INCHIESTA SULL’AFFAIRE BOCCIA (SAREBBE L’ENNESIMO MINISTRO INDAGATO) ED E’ DIVORATA DAL DUBBIO: “HO SBAGLIATO A NON MANDARLO VIA?” – LA PAURA DELLA DUCETTA E’ CHE SALTINO FUORI REGISTRAZIONI COMPROMETTENTI – IL GOVERNO TREMA, SALVINI, TIRATO IN BALLO DA GENNY DELON PER LE SUE STORIE CON ISOARDI E VERDINI, E’ INCAZZATISSIMO COL “BOMBOLO DEL GOLFO”...
Casa Pasolini, Sangiuliano "Impegno per farne un centro per i giovani"
DAGOREPORT
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/retroscena-martedi-nero-governo-macchietta-bombolo-407112.htm
Tommaso Ciriaco per repubblica.it - Estratti
Da qualche ora ha iniziato a domandare (e a domandarsi): «Ho fatto bene a tenerlo al suo posto?». Lo sussurra ai dirigenti più fidati, che poi riferiscono. E d’altra parte non è un giorno normale, per Giorgia Meloni. Teme di aver sbagliato a trattenere Gennaro Sangiuliano. Se lo domandano tutti, nel governo: a volte si apre un varco e bisognerebbe sfruttarlo, perché poi tutto si incarta. Forse, è l’ansia meloniana, non è stato colto l’attimo.
Un passo indietro, a martedì. La premier riceve il ministro a Palazzo Chigi. Lo sottopone a una spietata anticamera, però lo conferma. Una benedizione gelida, mista a rabbia, ma comunque un’assoluzione, anche se a tempo. Nessuno sa perché non vada fino in fondo. Lei che si è dimostrata determinata, a volte politicamente spietata. Lei che non ha esitato a fare scelte dolorose e fulminanti, anche quando si trattava di questioni personali. Certo, un motivo in questo caso ci sarebbe. Lo ha confidato in giro, riferiscono diverse fonti: «Non mi faccio buttare fuori un ministro dai giornali di sinistra e da Dagospia».
(...) E allora inizia a circolare un sospetto, nato chissà come: e se esistesse una registrazione? E se la telefonata del ministro alla mancata consigliera fosse addirittura stata fatta in vivavoce davanti alla premier, per dimostrarle che è lei e non lui a mentire? Paranoie, ma fiaccano il morale delle truppe. E non è solo questo: la paura, quella vera, è che qualche procura inizi a occuparsi del caso Sangiuliano. L’eventualità di ritrovarsi con un nuovo ministro indagato spaventa Palazzo Chigi. Torna la domanda: abbiamo sbagliato a non mandarlo via?
Lo scetticismo assume rapidamente la forma di un duro intervento della premier di fronte al partito. «Stiamo facendo la storia, e dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi. Non ci viene perdonato nulla e nulla ci verrà perdonato. Siamo sempre stati i giudici più implacabili di noi stessi, e dobbiamo continuare ad esserlo, l’occasione storica che ci hanno dato i cittadini non merita di essere sprecata per un errore, una distrazione o una sbavatura. Non possiamo permetterci di prestare il fianco».
Una sfiducia politica al ministro che di certo significa: io con questo pasticcio non c’entro, difendo ma non gradisco. Vacilla anche il sentimento del giorno prima, che a Palazzo Chigi avevano provato a racchiudere in uno slogan: «Peccato non è reato». Poi Sangiuliano ci mette del suo, ancora. E questo non aiuta a riconquistare almeno un po’ di fiducia della premier.
Ad esempio, riporta la Stampa di un ragionamento su Matteo Salvini: «Cosa credete che facesse Salvini con la Isoardi? E poi con la Verdini, anche prima di stabilizzare la loro relazione?». Non bastasse, aggiunge: «Mi chiedo come si faccia a chiedere le mie dimissioni quando ci sono altri ministri o membri del governo che hanno situazioni molto più complicate della mia». Il vicepremier leghista lo chiama al telefono (si lamenterà poi della cosa anche nel vertice con Meloni e Tajani con argomenti brutali). Di certo, è fuori di sé. E Sangiuliano è ancora costretto a inseguire: «Non era mia intenzione attaccare l’onorevole Salvini».
Sangiuliano, intanto, si presenta in consiglio dei ministri. Arriva per primo, se ne va per ultimo. Parla di nuovo con la premier. Balla “Gennaro”, balla il governo. E si finisce sempre a parlare dello scandalo. Meloni presiede per ore il vertice di Fratelli d’Italia e deve ascoltare anche un collega che alza la mano per dire più o meno così. «Non è che chi è venuto prima di noi non avesse le amanti». Che pasticcio.
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