Con la nuova vita di Toti i giornali voltano pagina e la magistratura ringrazia: chissenefrega del processo, c’è la successione…

La magistratura ha raggiunto l’obiettivo, ora la successione: a destra sarà Cuocolo il delfino di Scajola, Biciocchi il vicesindaco di Genova, o sarà Orlando con la sinistra giustizialista a prendere la sua poltrona?

5.9.2024 Tiziana Maiolo, ilriformista.it lettura4’

Del processo a Giovanni Toti, Aldo Spinelli e Paolo Emilio Signorini, che inizierà a Genova il 5 novembre, pare non importare più a nessuno. Soprattutto ai quotidiani che dal 7 maggio, giorno del blitz della Guardia di finanza, hanno spalleggiato e promosso l’azione delle toghe. Ora si parla solo di politica. L’ex governatore si è dimesso, il risultato è raggiunto, si volta pagina. Sarà Lorenzo Cuocolo, il professore bocconiano e presidente di Carige, molto voluto da Claudio Scajola (e non è poco) o il vicesindaco di Genova Pietro Biciocchi, il candidato del centrodestra? E il povero Andrea Orlando, sempre più affannato, riuscirà, lui spezzino, quindi considerato un provincialotto nonostante sia planato cinque volte sullo sgabello di ministro, a parlare al cuore arido dei genovesi, gli elettori che costituiscono più della metà dell’intera Liguria? E saranno davvero con lui tutte le frattaglie di una sinistra sempre più giustizialista?

La seconda vita di giornalista di Toti

L’ex governatore della Regione Liguria intanto ha mantenuto gli impegni, e ha esordito ieri nella sua seconda vita di giornalista con un editoriale sul “Giornale”. Del resto aveva già annunciato in trasmissione da Nicola Porro il suo ritorno alla professione. Ci sarà anche un libro, scritto in regime di detenzione, titolo “Confesso: ho governato”, per la gioia di Marco Travaglio. Che sia arrabbiato con il mondo della politica è del tutto naturale. Non si sono viste a Genova le manifestazioni con cui la sinistra ha difeso a Bari il proprio sindaco e la propria parte politica bersagliata anche dalla magistratura, oltre che dagli avversari politici. Ma l’ex governatore della Liguria non va sottovalutato, neanche nelle sue emozioni.

Altro che riforma liberale della giustizia

Più che i fatti personali, nella sua prima intervista tv sono stati i suoi ragionamenti politici a graffiare e colpire al cuore trent’anni di vita parlamentare, in cui non solo non ha visto la luce nessuna riforma liberale sulla giustizia, ma al contrario il Parlamento ha approvato norme come quelle ricordate come “decreto Severino” dal nome della ministra della giustizia del governo Monti, che hanno messo i pubblici amministratori e gli stessi parlamentari nelle mani della magistratura con armi e bagagli. Anzi, completamente disarmati. Lo stesso Silvio Berlusconi ne è stato vittima, ed è stato cacciato dal Senato, nonostante diversi costituzionalisti avessero caldeggiato un ricorso alla Consulta per verificarne l’adesione alla Carta. Lo stesso articolo 68 della Costituzione, sciaguratamente modificato in senso peggiorativo nel 1993 da un Parlamento impaurito dagli arresti del pool cosiddetto Mani Pulite, che ha preteso di attuare una rivoluzione morale, viene costantemente violato.

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Si intercettano parlamentari, come capitato al senatore del Pd Stefano Esposito per 500 volte e senza chiedere l’autorizzazione della Camera di appartenenza come prescrive la Costituzione, senza che il suo stesso partito sappia alzare la voce. Sembra quasi che il mondo politico sia ammutolito, con poche eccezioni. Le sinistre e il Movimento cinque stelle ricevono la linea direttamente dal sindacato delle toghe. Ma pare intimidito anche il centrodestra, con l’eccezione di Forza Italia, che comunque non ha più la forza di un tempo, e non solo per la mancanza di Berlusconi.

L’aggravante mafiosa e il garantismo con i riesini

Prendiamo l’occasione della situazione in Liguria. Sappiamo tutti che qualcosa di irregolare, forse di illegale, è accaduto tra le mura del palazzo di giustizia. Perché si è usata l’aggravante mafiosa contestata a persone, come i famosi riesini (che non sono neanche state arrestate tanto erano “mafiose”), per indagare nascostamente per quattro anni, con decreti che sono passati dal 2020 con le intercettazioni telefoniche, al 2021 con le captazioni visive tra persone, le cimici negli uffici della Regione, insomma. E abbiamo migliaia di ore di controlli da guardare e ascoltare. C’è qualcuno che sta protestando per il fatto che gli avvocati dovrebbero vedere e sentire tutto questo materiale nell’arco di quindici giorni, visto che il processo con il rito immediato inizierà il 5 novembre?

I parlamentari di Forza Italia in passato andarono a manifestare al palazzo di giustizia di Milano, seppero violare un luogo che non è sacro, ma è semplicemente il simbolo della giustizia che troppo spesso non è tale. Oggi abbiamo sentito solo le parole del Presidente delle Camere Penali, Franceso Petrelli, alzare la voce sull’irritualità di questa valanga di intercettazioni, telefoniche e ambientali, che è cascata addosso a Giovanni Toti, con l’espediente del reato di mafia, che a lui non è neppure contestato. E ha colto il punto, il capo dei penalisti, quando ha denunciato “…i rischi connessi alla arbitrarietà priva di sanzioni della scelta da parte del pm delle incolpazioni di ambito mafioso dalle quali discende l’utilizzo di tale strumento intercettativo”.

Tiziana Maiolo

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.

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