Le lettere Chi vede negli imprenditori dei furfanti non fa gli interessi dell'Italia
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Nel 1935 Calamandrei scriveva il suo “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”. Sono cambiati i tempi, sono cambiati i giudici e pure gli avvocati
08 ago 2024 lettere Direttore ilfoglio.it lettura3’
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Titolo: “Elogio degli imprenditori scritto da un avvocato”. Anzi, più precisamente: “Elogio della Pmi italiana scritto da un avvocato”. Nel 1935 Calamandrei scriveva il suo “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”. Sono cambiati i tempi, sono cambiati i giudici e pure gli avvocati, anche se restano attuali alcune (solo alcune) delle notarelle di Calamandrei. Da avvocato (figlio di un giudice), però, sento il bisogno di fare l’elogio dell’imprenditore. Non per contrapporlo al giudice (checché ne pensino i vari Davigo a scendere, o forse meglio a salire), ma perché quel fenomeno degli ultimi 30 anni che possiamo riassumere con l’espressione “orgia mediatica giudiziaria di alcune procure di nani e ballerine” ha demonizzato la figura dell’imprenditore: uno che si arrangia per vivere truffando lo stato, il cliente, i propri dipendenti, etc. Sì, insomma, se uno fa soldi in Italia facendo impresa, vuol dire che qualche magagna l’ha fatta. Uno, che, secondo un famoso pm molto coccolato dai talk-show, non poteva non essere un delinquente, perché i soldi si fanno così, non con la capacità visionaria, la tenacia, la passione per le cose (“non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora scoperti”). E invece l’imprenditore italiano (quello piccolo e medio, quello dei distretti produttivi, quello “palla lunga e pedalare”) è la colonna dorsale dell’Italia. Della sua economia, come della sua società civile. Senza di lui, noialtri (gli operai, gli avvocati, persino i giornalisti, Travaglio se ne faccia una ragione) saremmo a spasso. Il che non vuole dire santificare l’intera classe imprenditoriale in blocco ma, vivaddio, rivendicare che non sono peggiori degli altri italiani. Anzi! Voglio dire che se un imprenditore si arrangia evadendo il fisco o non pagando i contributi ai suoi dipendenti, sbaglia e merita per ciò di essere punito. Ma non diciamo che è un marziano: l’italiano medio è questo (lo scriveva già Prezzolini nel suo “Codice” del 1921). Un italiano che fa il giudice o l’imprenditore è innanzitutto un italiano (basti vedere l’affaire Davigo: a fare il puro c’è sempre qualcuno più puro di te che ti epura). Insomma: si può dire o non si può dire che in Italia, forse più che altrove, è al coraggio, alla lungimiranza al limite dell’incoscienza e alla creatività degli imprenditori che dobbiamo il successo del sistema Italia (siamo la seconda manifattura d’Europa, con la migliore performance post Covid)? E che quindi la vulgata (ormai anche lei, per fortuna, caduta in disgrazia) secondo cui i pm sono il bene assoluto e gli imprenditori una manica di delinquenti è la coperta di Linus alla quale in questi 30 e passa anni gli italiani si sono aggrappati per non fare i conti con se stessi, lavandosi a buon mercato la propria coscienza. A prevalere, in fondo, è stato il fastidio, la rabbia, di chi, non sapendo fare le cose, non sopporta che altri sappiano farle. L’invidia (anche di certi magistrati verso certi imprenditori): il sentimento più sottovalutato che ci sia.
avv. Riccardo Rotigliano
Tutto molto giusto. Potrei aggiungere al suo ragionamento un dato ulteriore e una riflessione ulteriore. Il dato: l’export italiano contribuisce alla formazione di oltre il 40 per cento del prodotto interno lordo. Il che significa che circa la metà della ricchezza italiana viene creata dai privati. Il che significa che più l’Italia aiuterà i privati a investire nel nostro paese più l’Italia crescerà. Il che significa che tutti coloro che cercano in modo pretestuoso di trasformare gli imprenditori in furfanti fino a prova contraria sono nemici dell’interesse nazionale. Il che significa che tutti coloro che sognano di vedere la vittoria in giro per il mondo dell’Internazionale del protezionismo (da Trump a Le Pen) stanno lavorando contro le esportazioni dell’Italia e dunque contro l’interesse del nostro paese. A buon intenditor, poche parole.