"LA DEMOCRAZIA NON È IN BUONA SALUTE" - PAPA FRANCESCO DAL PALCO DELLA "SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI IN ITALIA"

LE SUONA AI POPULISTI E "SOBILLA" I FEDELI A IMPEGNARSI IN POLITICA - I 1200 DELEGATI PRESENTI ALL'EVENTO SONO STUZZICATI DALL'IDEA

8.7.2024 dagospi.com lettura3’

DI FONDARE UN PARTITO CATTOLICO, IN STILE DEMOCRAZIA CRISTIANA, CHE PESCHI I VOTI DI TUTTI QUELLI CHE NON SI SENTONO PIÙ RAPPRESENTATI DA QUANDO È STATA SCIOLTA LA DC - PROTAGONISTA DELL'EVENTO IL CARDINAL ZUPPI

1 - FRANCESCO L'ANTI-POPULISTA VALORI A RISCHIO ASTENSIONISMO

Estratto dell'articolo di Domenico Agasso per “La Stampa”

Francesco da Trieste lancia un monito politico senza confini: la democrazia? «Non è in buona salute». Come curarla? «Allenando la partecipazione» in chiave anti «tentazioni populistiche». Il Papa arriva nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia per concludere la «Settimana Sociale dei Cattolici in Italia», la kermesse ecclesiastica giunta alla 50esima edizione, e avverte come la crisi democratica sia «trasversale a diverse Nazioni».

Rilancia perciò l'impegno dei cristiani, indicando la via da percorrere: «La pace e i progetti di buona politica possono rinascere dal basso», ma è necessario aumentare «gli sforzi per una formazione sociale che parta dai giovani». Cita Umberto Saba, «poeta di questa città», che parla dei «"detriti", cioè scarti, dell'umanità»: il Vescovo di Roma si chiede perché «non ci scandalizziamo» di fronte al dolore degli emarginati, dei deboli, degli ultimi, di chi soffre per «il male che dilaga».

Seppure «malata», per Bergoglio la democrazia resta l'unico antidoto contro il virus degli egoismi che avvelena società e palazzi del potere. La Chiesa italiana è riunita per l'appuntamento simbolo del cattolicesimo democratico, dedicato quest'anno «Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro». Il Papa la esorta ad alimentare maggiormente l'attivismo civile, senza fermarsi sulla soglia di una fede relegata alla sfera privata. [...] Il capo dei vescovi garantisce che i cattolici d'Italia «non sono una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte».

I vertici ecclesiastici sfidano l'irrilevanza nel dibattito politico denunciata dentro e fuori il recinto ecclesiale da anni, in pratica dalla fine della Democrazia cristiana, con la diaspora dei cattolici in vari partiti. I presuli annunciano di puntare ad «affrontare il tempo della responsabilità perché la vita democratica cresca in Italia», scandisce monsignor Luigi Renna, presidente del comitato organizzatore della Settimana sociale e arcivescovo di Catania.

Il Pontefice avverte: «Nel mondo di oggi, diciamo la verità, la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell'uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo». In piena sintonia con quanto affermato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella all'apertura della manifestazione della Cei, Francesco puntualizza che la democrazia «non coincide semplicemente con il voto del popolo». [...]

E poi, i timori per i movimenti populisti che minaccerebbero le principali democrazie del pianeta: «La partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va "allenata", anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche». L'appello papale è forte e chiaro: senza pensare a un partito dei cattolici, «non possiamo accontentarci di una fede marginale.

Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce». [...]

Il Papa racconta anche un aneddoto personale: «La prima volta che ho sentito parlare di Trieste è stato da mio nonno che aveva fatto il '14 sul Piave. Lui ci insegnava tante canzoni e una era su Trieste: "Il general Cadorna scrisse alla regina: Se vuol guardare Trieste, che la guardi in cartolina"».

2 - IL PAPA MOBILITA I CATTOLICI "LA DEMOCRAZIA NON È IN SALUTE"

Estratto dell'articolo di Iacopo Scaramuzzi per “La Repubblica”

[...] Per questo Jorge Mario Bergoglio arringa gli oltre 1200 delegati giunti da tutta Italia per la Settimana sociale. Il discorso è politico, ed è in perfetta sintonia tanto con il presidente Sergio Mattarella che ha aperto mercoledì la kermesse cattolica, quanto con il cardinale Matteo Zuppi, che reso più movimentista un appuntamento in passato spesso soporifero.

[...] Bergoglio cita a modello Aldo Moro e Giorgio La Pira e dice che i politici, come i pastori, dovrebbero stare «davanti al popolo per segnalare un po' il cammino, in mezzo al popolo, per avere il fiuto del popolo, dietro al popolo per aiutare i ritardatari. Un politico che non abbia il fiuto del popolo, è un teorico. Gli manca – aggiunge nel suo italiano venato di spagnolo – il principale».

Quando Giovanni Paolo II era venuto a Trieste era il 1992: sulla città spiravano i venti dei conflitti dell'ex Iugoslavia. Oggi molte ferite si sono rimarginate, ma ce ne sono altre, sebbene non evidenti tra i viali eleganti e i turisti sbarcati dalle gigantesche navi crociera attraccate sulla banchina del centro. Il vescovo Enrico Trevisi si è impegnato a far chiudere il silos dove si accalcavano, senza dignità, molti migranti. Ai fedeli a messa il Papa ricorda di accogliere chi arriva dalla rotta balcanica.

Ai delegati ripropone l'impegno in politica. A Trieste un'ottantina di amministratori locali cattolici si sono incontrati con l'idea di dare vita a una rete nazionale, le associazioni e i movimenti laicali lavorano a una dichiarazione congiunta. Non nasce un nuovo partito dei cattolici, ma c'è «voglia di partecipazione», dice Zuppi, i cattolici non sono «una lobby» ma vogliono «aiutare la democrazia viva del nostro Paese e dell'Europa».

Papa Francesco propone ai delegati di «rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani». Perché, rimarca, «abbiamo qualcosa da dire, non per difendere privilegi». [...]

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