LETTERE L'Europa tentenna, ma per la difesa di Kyiv stanzia altri 5 miliardi

Tra la bomba atomica che li fa morire e la pillola che li fa nascere, meglio la pillola. Diverte di più. E fa meno rumore” (Marcello Marchesi)

14 MAR 2024 lettere Direttore ilfoglio.it

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Putin e il suo sottopancia medveded minacciano un giorno sì e l’altro pure una guerra nucleare. Alla faccia del negoziato, direbbe Totò. “Tra la bomba atomica che li fa morire e la pillola che li fa nascere, meglio la pillola. Diverte di più. E fa meno rumore” (Marcello Marchesi).

Michele Magno

A proposito di negoziato. Ieri l’ambasciata russa presso la Santa Sede ha espresso i suoi auguri al Papa per gli undici anni di pontificato. In un post su X lo ha definito “un vero difensore dell’umanesimo, della pace e dei valori tradizionali”. Il Papa, ha scritto ancora l’ambasciatore, “è uno dei pochi leader con un punto di vista veramente strategico sui problemi mondiali”. Viene ingenuamente da chiedersi: ci sarà un qualche collegamento tra la presenza di un Papa che suggerisce all’Ucraina di sventolare la bandiera bianca e un’ambasciata russa che elogia il Papa per la sua idea di pace?

Al direttore - Come ci ha ricordato Alberto Mingardi nell’inserto culturale di sabato scorso, il filosofo americano Robert Nozick meriterebbe di godere di maggior fama in Italia. Non solo per le sue stimolanti teorie libertarie, ma anche per alcuni divertenti tratti della sua personalità, che lo rendevano in fondo non troppo dissimile da noi italiani. Fece ad esempio discutere – negli anni Ottanta – la storia del suo appartamento di Cambridge. Come risposta a una richiesta di aumento del canone di affitto, il filosofo dello stato minimo non si fece troppi problemi a portare il proprietario dell’appartamento in tribunale, accusandolo di avidità e appellandosi a un regolamento di controllo (statale) dei canoni di affitto. Libertari sì, ma senza esagerare.

Giorgio Felici

Al direttore - Condivido l’analisi del Foglio secondo cui sul piatto della bilancia dello stato dell’arte della guerra ucraina l’orgoglio europeo si contrappone alla retorica “disfattista” della stanchezza. La stanchezza non è figlia della realtà ma dello strabismo con cui si guarda la situazione e che non fa vedere i segnali positivi che nonostante tutto questa tragica guerra ha prodotto nel campo europeo e occidentale. Anche sul piano militare secondo gli analisti non sarà la conquista di un villaggio nel Donetsk a far dire che la Russia sta vincendo. Si può solo osservare che al tassello del sistema di difesa manca una misura complessa e semplice al contempo. Cosa aspettano gli occidentali a confiscare gli attivi finanziari russi depositati presso le banche centrali e gli istituti Usa ed europei (solo in Europa 220 miliardi secondo Reuters) per poi usare i relativi proventi per sostenere gli eroici combattenti ucraini? La questione pone problemi legali e di opportunità che per gli Usa sono superabili. Washington è pronta, Bruxelles tentenna.

Marco Cecchini

Tentenna, è vero, ma intanto ieri l’Unione europea ha trovato l’accordo sugli aiuti militari a Kyiv, con altri cinque miliardi previsti per il 2024. E chissà se Emmanuel Macron avrà il coraggio di fare quello che sembra essere nelle sue corde: inaugurare una nuova strada per aiutare militarmente, boots on the ground, l’esercito ucraino.

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