“IL FEMMINISMO È MORTO” – LUCETTA SCARAFFIA: “È MORTA L'AFFERMAZIONE BASE DEL FEMMINISMO,
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CHE LE DONNE SONO TUTTE SORELLE NELL'OPPRESSIONE. DI FRONTE ALLO SCEMPIO DEGLI STUPRI E I FEMMINICIDI DI HAMAS IN ISRAELE NIENTE
7.3.2024 dagospia.com lettura3’
NEPPURE UNA MANIFESTAZIONE, UN CORTEO, NULLA” – “OGGI, IN UN MOMENTO IN CUI IL NEMICO INDICATO È SEMPRE E SOLO IL COLONIALISMO BIANCO, DI MATRICE EBRAICO CRISTIANA, LE PERSONE DI CULTURA ISLAMICA SONO CONSIDERATE SEMPRE LE VITTIME, A PRESCINDERE DALLE CIRCOSTANZE E DALLA VERITÀ FATTUALE. E COSÌ LA VERITÀ DEI FATTI SCOMPARE…”
Estratto dell’articolo di Lucetta Scaraffia per “La Stampa”
Con dolore e sgomento, all'avvicinarsi dell'8 marzo, mi trovo a constatare che il femminismo è morto. Sì, penso sia morto nonostante le manifestazioni dopo l'omicidio di Giulia Cecchettin, dopo il proliferare di panchine rosse e scarpette rosse in tutta Italia, dopo i campanacci suonati per dire che gli stupri e i femminicidi devono fare rumore, non rimanere sepolti nel silenzio.
Penso sia morto perché è morta l'affermazione base del femminismo, […] che le donne sono tutte sorelle nell'oppressione, senza distinguere fra origine etnica, appartenenza politica, classe sociale.
Il silenzio, invece, e non solo nel nostro paese, ha cancellato agli occhi dell'opinione pubblica due gravi offese alla dignità delle donne. In questi ultimi mesi, infatti, i movimenti femministi hanno operato dei grandi distinguo fra femministe da difendere, cioè femministe buone, e altre da lasciare nel silenzio. Distinzioni motivate da prese di posizioni ideologiche […].
Lo abbiamo visto quando il silenzio delle femministe ha accolto le terribili rivelazioni sugli stupri e i femminicidi perpetrati in Israele durante l'attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. La pubblicazione del rapporto sui crimini sessuali commessi durante l'attacco di Hamas a Israele, realizzato dalla Association of Rape Crisis Centers in Israel, così dettagliato e ricco di informazioni su ciò che è successo, toglie ogni dubbio sul fatto che si sia trattato di una violenza non solo contro delle ebree, ma contro le donne in quanto donne, colpite nel loro corpo, mortificate e violentate come sesso.
[…] Una violenza contro le donne praticata con forza e crudeltà senza precedenti e per di più esibita in modo tale da moltiplicare l'umiliazione delle vittime. Invece di fronte a tale scempio neppure una manifestazione, un corteo, un'assemblea, nulla. Nulla per far sentire al piccolo numero delle donne sopravvissute e ai loro familiari quella solidarietà così necessaria per riprendere in mano la propria vita, come tutte le femministe sanno bene. Ma non eravamo forse ben consapevoli, per averlo detto tante volte, che in questi casi il silenzio equivale alla complicità?
Il motivo di questo silenzio va cercato nella cultura woke, che ormai ha contagiato i nuovi femminismi, che tendono ad affratellarsi con i movimenti LGBQ senza accorgersi che spesso le loro richieste sono contro le donne. La cultura woke ha un unico codice morale: quello di difendere le vittime sì, ma le vittime di volta in volta designate a seconda delle situazioni, delle parti e delle ideologie in gioco. Oggi, in un momento in cui il nemico indicato è sempre e solo il colonialismo bianco, di matrice ebraico cristiana, le persone di cultura islamica sono considerate sempre le vittime, a prescindere dalle circostanze e dalla verità fattuale.
E così la verità dei fatti scompare, continuamente messa in discussione come opera di falsificazione, sicché ogni ricerca della giustizia si dilegua davanti a una confusione da cui si può uscire solo con una scelta ideologica.
Il silenzio delle femministe ha colpito anche le numerose religiose abusate da clero e religiosi nella chiesa cattolica, alcune delle quali hanno avuto il coraggio di denunciare i soprusi. […] qualche settimana fa c'è stata una conferenza stampa di due ex-religiose che hanno denunciato gli abusi sessuali, psicologici e spirituali subìti dal potente gesuita Rupnik. […] Qualche accenno sui giornali, e poi silenzio. Da parte delle femministe, nessun interesse, nessuna solidarietà per queste donne che hanno pagato e pagano ancora un prezzo altissimo per la loro ribellione.
Sarà forse perché, con il loro voto di castità, hanno perso il diritto di farsi difendere da movimenti che hanno fatto propria ogni richiesta della rivoluzione sessuale? Ma non si tratta anche in questi casi di vittime da difendere e aiutare?
Ricordiamoci di questo silenzio colpevole quando verrà celebrato l'8 marzo, quando grideremo la necessità di lottare contro i femminicidi e gli stupri e ogni genere di violenza. Ricordiamoci del nostro cedimento all'ipocrisia dei tempi: le donne sono vittime non a seconda le nostre idee […]
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7 MARZO 2024 - 10:59
di Redazione
In 64 casi l’omicidio è avvenuto da parte di partner o ex compagni
Alla vigilia della festa della donna, non arrivano notizie confortanti. I dati sulla violenza di genere, seppure in lieve diminuzione, restituiscono un quadro ancora drammatico, che difficilmente le mimose riusciranno a tamponare. Nel 2023 le donne uccise sono state 120, segnando una diminuzione del 6%. In 64 casi l’omicidio è avvenuto da parte di partner o ex compagni. Sono numeri che emergono dal report «8 marzo. Giornata internazionale dei diritti della donna. Donne vittime di violenza», realizzato dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, Ufficio a composizione interforze del Dipartimento della pubblica sicurezza. Che evidenzia anche come in circa un quarto dei casi le uccisioni di donne si collocano nel quadro del rapporto genitori/figli.
I numeri
Ad uccidere le madri sono stati nell’89% degli episodi i figli maschi. I presunti autori degli omicidi di donne risultano individuati con percentuali intorno al 90%. A differenza di quanto avvenuto nei tre anni precedenti il 2023, che avevano registrato un costante incremento di maltrattamenti contro familiari e conviventi e degli atti persecutori, l’anno da poco concluso segna una lieve inversione del trend. Aumentano però le violenze sessuali, nel quadriennio 2020/2023 esaminato dalla ricerca. Ma questo potrebbe essere anche dovuto al fatto che l’aumentata sensibilità attorno al fenomeno ha portato a un parziale «affioramento del sommerso», ovvero a più denunce.
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L’applicazione del codice rosso
Un altro punto che viene definito «interessante» è quello sull’applicazione del “codice rosso”, che vede un «significativo incremento», sia dei delitti commessi che delle segnalazioni a carico dei presunti autori noti. Come la violazione di provvedimenti di allontanamento della casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Il documento è stato realizzato in collaborazione con la Lega Pallavolo Serie A Femminile. Le giovani campionesse hanno infatti raccontato le loro esperienze sul valore dello sport per promuovere un’effettiva parità di genere
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