1. AVVISATE LA MELONA DI TENERE SOTTO OSSERVAZIONE LO STATO NEUROLOGICO DI SALVINI:

potrebbe UN SALVATAGGIO DISPERATO DELLA SUA LEADERSHIP TOGLIENDO LA FIDUCIA AL GOVERNO DUCIONI

15.2.2024 14:18 dagospia.com lettura 6’

SE ALLE EUROPEE DEL 9 GIUGNO LA LEGA, COME RILEVANO I CRUDELI SONDAGGI, CROLLASSE AL 7% (E SUBISSE L'UMILIANTE SORPASSO DI FORZA ITALIA), PRIMA DI ESSERE TOLTO DI MEZZO DAL CONSIGLIO DEL CARROCCIO, IL “CAPITONE” POTREBBE TENTARE UN PAPEETE-BIS: UN SALVATAGGIO DISPERATO DELLA SUA LEADERSHIP TOGLIENDO LA FIDUCIA AL GOVERNO DUCIONI

2. UN FILM GIÀ VISTO QUANDO SALVINI, ANGOSCIATO DAL SORPASSO DI FDI, IN DUPLEX CON BERLUSCONI-RONZULLI, FECE SALTARE IL GOVERNO DRAGHI E TRASCINÒ IL PAESE ALLE URNE

3. LE TRAME DEL "CAPITONE" CON RENZI, MENTRE RISBOCCIA LA VECCHIA LIASON PER CONTE

4. DOPO LE EUROPEE, SALVO FRATELLI D'ITALIA, NULLA SARÀ COME PRIMA. NON SOLO IN ITALIA: GLI EURO-POTERI HANNO TANTI MODI PER INTRALCIARE LA DUCETTA E IL SUO CAMALEONTISMO...

DAGOREPORT

Visto che il tempo è denaro e la vita è breve, non staremo a tediarvi con l’ennesima lista di questioni su cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini litigano e si sfanculano, ogni giorno che Dio manda in terra.

L’ultimo pretesto per scazzottare è la possibilità di concedere il terzo mandato agli amministratori locali. Il tema sta particolarmente a cuore a Salvini, che ha come obiettivo quello di tenerlo lontano dalla leadership del Carroccio, blindando Luca Zaia alla guida del Veneto per altri cinque anni.

Fratelli d’Italia, che invece il Veneto vuole papparselo assecondando i nuovi rapporti di forza all’interno della coalizione con la canditatura del bellunese Luca De Carlo, attuale coordinatore regionale di Fratelli d'Italia, non ha nessuna voglia di accontentare le richieste del Carroccio. E dopo aver perduto la doviziosa Lombardia, per la Lega la conquista meloniana del Veneto sarebbe la fine.

Tra un no e un vaffa, si è arrivati all’ultima minaccia di Salvini. Alza l'asticella il suo braccio destro al ministero dei Trasporti, Edoardo Rixi: “Noi portiamo avanti questa istanza del terzo mandato, ma il ragionamento è sempre complessivo e vale anche sul premierato. Altrimenti anche noi decideremo come comportarci su quel tema”. Come a dire: attenta Giorgia, che facciamo saltare “la madre di tutte le riforme”.

Di qui al 9 giugno, quando gli italiani saranno chiamati a votare per le elezioni europee, bene farebbe Giorgia Meloni a tenere sotto osservazione lo stato neurologico del suo alleato Salvini, soprattutto ora che la voglia di stravincere ha inebriato le sinapsi dei Fratelli d’Italia.

I sondaggi rilevano dati crudeli per Salvini: danno la Lega al 7%, vicina ad essere sorpassata persino da ciò che resta di Forza Italia, senza Silvio Berlusconi e con la guida inerte di Antonio Tajani.

Se le più funeste previsioni sul Carroccio fossero confermate dagli elettori, Salvini, un attimo prima di essere defenestrato dal consiglio federale della Lega, potrebbe terremotare il governo.

Un papeete-bis che gli permetterebbe di tentare un salvataggio disperato della sua leadership per non finire arrosto. Un film già visto con il governo Draghi, quando Salvini, d’accordo con Licia Ronzulli, fece saltare il banco grazie alla miccia innescata da Conte (l’inceneritore a Roma) e trascinò il Paese alle urne, preoccupato del sorpasso di Fratelli d’Italia sulla Lega. Finì come temeva, con la sora Giorgia a Palazzo Chigi e lui a fare da junior partner.

Poiché Salvini non intende né fare il vassallo ddi "Io so' Giorgia e tu non sei cazzo", né essere silurato dalla guida della Lega (la dirigenza del Nord, come scrive oggi Carmelo Caruso sul “Foglio”, già prepara il golpe per sostituirlo con Fedriga), sta muovendo le sue pedine.

Da un lato, pare che la disperazione stia nascendo sbocciare un asse tra i due Matteo (Salvini e Renzi), che si confrontano e si consultano per interposta persona.

Oggi Salvini sarà al Senato per il question time e saranno più chiare le dinamiche di questa presunta alleanza. L’obiettivo del ministro dei Trasporti è trovare appoggi per uscire dall’angolo dove la Ducetta l’ha relegato e lo sta suonando come un pugile.

Il senatore semplice di Riad non se l’è fatto ripetere due volte, e chiaramente nemmeno l’ex infermiera Licia Ronzulli, che da sempre ha ottimi rapporti con Salvini (ai bei tempi, lavorava per una “leghizzazione” di Forza Italia). Le correnti sotterranee ai partiti, dicono, si stanno muovendo incessantemente.

A proposito di sponde per contare di più, Salvini ha riscoperto nelle ultime ore un vecchio amore mai sopito: quello per Giuseppe Conte, l’Avvocato del popolo inventato da Rocco Casalino con cui ballò nell’anno e mezzo più pazzo della Terza Repubblica con il governo gialloverde.

I due disperati, in chiave anti Rossi, hanno entrambi difeso a spada tratta l’ad della Rai, Roberto Sergio, e ieri la Lega avrebbe votato il componente del M5s, Gianmauro Dell’Olio, alla Commissione di vigilanza Cdp.

Che l’operazione di Salvini riesca, è tutto da vedere. Ma non è detto che, prima che il “Capitone” faccia saltare il tavolo, ci pensi direttamente la Melona. Come ha saggiamente preconizzato l’ex senatore Pd, Luigi Zanda, in un’intervista a “Repubblica”: “Penso che Salvini alle europee prenderà uno schiaffone. Non romperà. L’unica che può farlo è Meloni, quando si stuferà di Salvini e chiederà il voto”. E poi, caro Zanda, potgrebbe replicare Salvini, senza i voti della Lega con chi lo fa la premier coatta del Colle Oppio un nuovo governo? Finora, l'esecutivo si regge su tre gambe...

In ogni caso, dopo le elezioni europee, indipendentemente dalle sorti del governo, nulla sarà come prima. A parte Fratelli d’Italia, tutti gli altri partiti, dal Pd alla Lega, da Forza Italia al M5s fino ad arrivare ai centristi del Terzo Po(l)lo, subiranno smottamenti, rivoluzioni o cambi di leadership. Cambierà anche la disponibilità finora concessa, per motivi elettorali, dagli euro-poteri a Giorgia Meloni.

Come ha rilevato anche un politologo fiancheggiatore della Melona, il professor Giovanni Orsina sulla “Stampa”: “Nel momento in cui la partita delle europee si sarà conclusa, Meloni potrebbe perdere le risorse politiche di cui ha goduto finora perché il prossimo Parlamento dovrebbe restare nelle mani dell'establishment europeista. Demonizzare un partito che prende intorno al 30% dei voti e che governa in Italia non è agevole. Ma ci sono tanti modi per intralciarlo o anche solo per non aiutarlo”.

ULTIMATUM DEL CARROCCIO “SE MELONI NON CEDE IL PREMIERATO È IN BILICO IN VENETO NOI CONTRO FDI”

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

È il piano finale di Matteo Salvini. La exit strategy del Carroccio, che considera la guida del Veneto un passaggio di pura e semplice sopravvivenza. Scatterà […] il minuto dopo l’eventuale bocciatura definitiva della proposta leghista di introdurre la possibilità di un terzo mandato per i governatori.

È un progetto in due step. Ne hanno ragionato i vertici del partito, promettendo «battaglia» per Luca Zaia. E ieri alcuni indizi hanno anticipato la nuova fase. In un angolo del Transatlantico, Edoardo Rixi - viceministro alle Infrastrutture e dunque vice di Salvini al dicastero, pezzo grosso del Carroccio ascoltato dal segretario - svela alcuni punti della possibile offensiva.

«Sul Veneto - premette - posso assicurare che non molleremo. Zaia vincerà anche le prossime elezioni. Come? Se sarà necessario, anche candidandosi come semplice consigliere in una lista civica o in quella della Lega. E decidendo poi un nome a lui vicinissimo per la presidenza. Vediamo a quel punto se vince lui con il 40% o il meloniano De Carlo. Secondo me vince lui e perde De Carlo».

[…] Con studiata prudenza, Rixi lascia intendere anche l’altro terreno su cui potrebbe spostarsi il duello con Palazzo Chigi, se la premier non dovesse accettare le richieste del Carroccio: «Noi portiamo avanti questa istanza del terzo mandato, ma il ragionamento è sempre complessivo e vale anche sul premierato. Altrimenti anche noi decideremo come comportarci su quel tema».

Ecco, in questo clima la destra di governo prepara la campagna elettorale delle Europee e dovrà affrontare i dossier parlamentari più sensibili. Ma su un punto la Lega non cede, né cederà, né accetterà mortificazioni: il terzo mandato, appunto. Visto il peso interno di Zaia, ne va anche degli equilibri del partito. Lo dice chiaramente Rixi: «Sul Veneto vi assicuro che non molleremo mai. Devono decidere i cittadini veneti chi farà il presidente. Luca ha il settanta per cento, governa bene, permettete che voglia continuare a guidare la sua Regione?».

[…] E però la Lega sottovaluta un problema: Forza Italia, per bocca del leader Antonio Tajani, ha già fatto sapere che voterà contro l’emendamento. Restano il Pd e il Movimento, che potrebbero invece aiutare il Carroccio per sgambettare la maggioranza e incassare anche la possibile rielezione di De Luca e di Michele Emiliano.

Chi soffre di più, in questo scenario, è Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni, in palese difficoltà, prova ad allontanare il momento della scelta e medita di bloccare al Senato l’emendamento della discordia, dichiarandolo non ammissibile. Ma nel frattempo, il meloniano Luca De Carlo si dice comunque pronto a correre da governatore per la conquista del Veneto. Un’opa sulla Lega. Uno schiaffo che annienterebbe la Lega a favore di Meloni, Rixi? «Penso che a questo Paese serva pluralismo»

[…] Fratelli d’Italia è in allerta. Meloni, raccontano, è un po’ stufa. Si lamenta delle continue divisioni, anche se lo fa soprattutto in privato. E aspetta di capire cosa succederà al Senato sul terzo mandato. Perché se nei prossimi giorni la Lega dovesse esagerare, allora anche il comizio dei tre leader a Cagliari sarebbe a rischio. Chi siede a Palazzo Chigi, si sa, può stravolgere l’agenda anche all’ultimo minuto.

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