Governo spaccato La protesta dei trattori a Sanremo: Meloni chiude la porta, Salvini la apre, e Coldiretti li bolla come “no vax”

La protesta italiana ha altri obiettivi e i primi due sono la redditività e il caro prezzi: zucchine noi 0.90 ma nei banchi vendita tra 4 e 5 euro

Claudia Fusani — 8 Febbraio 2024 ilriformista.it lettura4’

Giorgia Meloni spiazzata: ripete “abbiamo difeso gli agricoltori prima delle loro stesse proteste” ma non ha capito, o non le è stato spiegato, il motivo delle proteste. Matteo Salvini che prova a smarcarsi dal resto del governo e oggi, a Teramo per la campagna elettorale, incontra una parte del movimento. Fratelli d’Italia che dice: “I soldi li deve trovare il ministro Giorgetti”. E la Lega risponde: “E no, i soldi si trovano, deve essere la premier che decide di destinarli ai piccoli agricoltori”. Roma circondata dai trattori con precisione quasi militare: oltre il presidio di Nomentana, i trattori sono accampati a Valmontone, Formello, Torrimpietra e poi Albano laziale, Capena, Cecchina, Fiano Romano e Palidoro.

Tutti pronti ad una marcia che non è stata ancora autorizzata, neppure simbolica. I palazzi della politica però sono già blindati perché non si sa mai.

La Coldiretti, il principale e il più forte sindacato di categoria, sconfitto e costretto al silenzio perché ha fallito: aveva assicurato pace e lavoro, ci sono lotta, rabbia e protesta. Nei vari presidi i portavoce mostrano un video in cui il leader della Coldiretti bolla i manifestanti “sono come i no vax”. Gli agricoltori, senza sigle sindacali né leader politici, armati solo del tricolore pronti a salire sul palco di Sanremo alle loro condizioni e cioè “scegliamo noi chi va e chi parla”. Perché è già successo, ad esempio alla fiera agricola di Verona a fine gennaio, che “a parlare con il ministro Lollobrigida sia andata gente che rappresenta solo gli interessi di qualcuno spacciandoli per quelli di tutta la categoria”.

Il governo non finirà sotto i trattori. Ma certo ha un problema grosso come una casa e sta facendo una figuraccia. Sul piano della competenza, tanto per cominciare, perché di tutto quello che sta accadendo nell’ultima settimana Palazzo Chigi sapeva poco e in modo sbagliato perché aveva avuto rassicurazioni, dal ministro competente cioè Lollobrigida, che la situazione sarebbe stata folkloristica ma sotto controllo. C’è solo un modo per sbloccare una situazione che potrebbe scappare di mano: “Giorgia Meloni deve venire qui da noi – dicono al presidio lungo la Nomentana – e portare l’atto firmato con cui ripristina il taglio dell’Irpef agricola e gli incentivi per i giovani coltivatori”. È “Riscatto agricolo” che parla, la vera novità di questa protesta, il cartello che raccoglie per lo più piccoli imprenditori agricoli che si sentono traditi dalle più grandi sigle di categoria, a cominciare da Coldiretti. Non è il taglio degli additivi chimici, il mantenimento del 4% dei terreni senza coltivazioni, ulteriori incentivi.

Da incendiari a incendiati, la parabola di Fratelli d’Italia: la marcia dei trattori che spiazza Meloni e Lollobrigida

Tutto questo fa parte del Pac europeo che è stato già riveduto e corretto.

La protesta italiana ha altri obiettivi e i primi due sono la redditività (“per noi, piccoli coltivatori fuori dalla grande cooperazione, non ci sono più margini di guadagno sui prodotti”), il caro prezzo (“quello che più ci fa rabbia è vedere che io coltivatore vendo un kg di zucchine a 0,90 e nei banchi dei supermercati li trovo tra i 4 e i 5 euro”) da cui si capisce che qui “tutti ci stanno guadagnando tranne noi”. Insomma, i trattori circondano Roma e si danno appuntamento in tante città non contro l’Europa che è lo scaricabarile che sta andando in scena in questi giorni ma contro il governo. E per cui suona fastidioso sentire la premier rivendicare: “Lo stop di Bruxelles è una nostra vittoria”.

Un grande pasticcio. La protesta è frammentata, divisa, i vari gruppi non si fidano l’uno dell’altro, uniti solo dalle richieste: “Siamo schiacciati tra la grande produzione agricola e la grande distribuzione”. Il coordinamento “Riscatto agricolo”, quello del Nomentano, ha individuato quattro portavoce: Roberto Congia, Salvatore Fais, Andrea Papa, Maurizio Sanigaglisi. Al momento sembra il gruppo più organizzato. Ieri pomeriggio con un comunicato su carta intestata ha spiegato chi andrà sul palco di Sanremo invitati da Amadeus, e a fare cosa: Alessandra Oldoni, giovane agricoltore di Bergamo, Giulia Goglio (Lodi), Davide Pedrotti (Brescia), Fabio Pizzaris (Cagliari). “Porteremo al Festival le nostre preoccupazioni, le nostre paure e le nostre fatiche e per illustrare le molte idee e proposte di noi giovani agricoltori”. Hanno già un motto: “Solo con un’agricoltura viva c’è vita, sicurezza e sovranità alimentare, rispetto dell’ambiente e futuro. Se si ferma l’agricoltura crolla tutto”.

Molto attivo anche l’altro gruppo, quello dei “Coltivatori traditi”, qui il leader c’è ed è anche noto: Luigi Calvani, ex front man dei Forconi. I “suoi” trattori stanno circondando Roma. E altre città. Non è ancora chiaro se e quando una loro delegazione andrà a Sanremo. Ieri Calvani diceva: “La prossima settimana guideremo i trattori fino al Circo Massimo. Mi spiace per la premier Meloni ma noi vogliamo fatti e non promesse”. Calvani ha un passato ingombrante, la leadership dei Forconi non è certo un punto a suo favore. Fratelli d’Italia ha iniziato, con i suoi parlamentari, l’operazione di screditamento e discredito. Ma Calvani è uno solo. E tutti gli altri che si sono messi in marcia “senza sindacati né leader politici”? Chi parla con loro? E qui si arriva alle divisioni interne alla maggioranza che vedono Lega contro Fratelli d’Italia. Anche perché il ministro Lollobrigida ha provato a risolvere il complesso mondo dell’agricoltura portandosi al ministero il capo del legislativo di Coldiretti. Ma non è bastato. Anzi, forse è stato anche mal consigliato.

Come si vede dai risultati. È chiaro che la Lega cerca di tornare ad un vecchio amore mai veramente lasciato, l’agricoltura. Molti agricoltori, soprattutto del nord, rimpiangono Centinaio ministro. Intanto si muove Salvini: oggi a Teramo incontrerà una delegazione, ascolterà e soprattutto cercherà di organizzare le voci della protesta. Comunque, Meloni chiude la porta, Salvini la apre. Non è la prima volta. La Lega ha già pronto l’emendamento al Milleproroghe a firma del capogruppo Molinari. Giorgetti ha fatto capire che i soldi si trovano. Ma la decisione tocca alla premier. In tutto ciò il ministro Lollobrigida ieri non ha risposto al question time alla Camera sulla protesta perché impegnato alla fiera Fruit logistica di Berlino. Italia viva vuole presentare una mozione: “Serve un ministro e non un cognato”.

Claudia Fusani

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