LAVORO Gli infortuni sul lavoro in Italia in sette grafici. Lo scorso anno sono stati più di 700 mila, con oltre 1.200 morti
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Dai settori più colpiti all’età degli infortunati, abbiamo raccolto i numeri più importanti da conoscere
13 NOVEMBRE 2023 di LORENZO RUFFINO pagellapolitica.it lettura3’
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Nel 2022 in Italia ci sono stati 703 mila infortuni sul lavoro, con 1.208 morti. I dati pubblicati di recente dall’Inail, l’ente pubblico che gestisce l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, mostrano che gli infortuni sono cresciuti di 140 mila unità rispetto al 2021, mentre quelli mortali solo calati di circa 220 unità. Rispetto al 2019, ossia prima della pandemia di Covid-19 e delle restrizioni, gli infortuni sono stati 60 mila in più, ma quelli mortali sono leggermente calati.
Come sono distribuiti lungo l’anno gli infortuni sul lavoro in Italia? Che età hanno i lavoratori infortunati? E quali sono i settori più colpiti? Abbiamo fatto il punto in sette grafici.
Quando avvengono gli infortuni
Nel 2022 in Italia ci sono stati in media circa 58.600 infortuni al mese, di cui 101 con esito mortale. Gennaio e marzo sono stati i mesi con il maggior numero di infortuni, oltre 70 mila, mentre agosto quello con meno, circa 39 mila, essendo il periodo in cui si va tradizionalmente in vacanza. Anche dicembre ha registrato un calo degli infortuni, circa un quarto in meno rispetto alla media mensile.
I mesi con la maggiore mortalità tra gli infortunati sono stati quelli estivi: a luglio 2022 ci sono stati 126 morti sul lavoro, un dato pari a 2,1 morti ogni mille infortuni, mentre ad agosto si è arrivati a 2,6 morti ogni mille infortuni, per un totale di 104 vittime.
L’età e il genere degli infortunati
La fascia di età tra i 50 e i 64 anni è quella con il maggior numero di infortuni (227 mila nel 2022) seguita da quella tra i 35 e i 49 anni. Il numero più basso di infortuni (15 mila) è stato invece riscontrato sopra i 65 anni di età.
Se si considera il numero degli occupati, si vede che nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni ci sono stati l’anno scorso 6,7 infortuni ogni 1000 occupati, tra i 25 e i 34 anni 3, tra i 35 e i 49 anni 2,4, tra i 50 e i 64 anni 2,7 e sopra i 65 anni 2,2. Le morti sono state invece più frequenti sopra i 65 anni, con 1,2 ogni 10 mila occupati, seguiti dalla fascia 50-64 anni con 0,72, da quella 15-24 anni con 0,49, 35-49 anni con 0,38 e 25-34 anni con 0,31.
Il 59 per cento di tutti gli infortuni ha riguardato i lavoratori uomini, per un totale di circa 415 mila infortuni contro i 290 mila delle donne. L’89 per cento delle morti ha riguardato lavoratori uomini.
Anche in questo caso va tenuto conto del diverso numero di occupati: l’anno scorso infatti i lavoratori sono stati in media circa 13,4 milioni, mentre le lavoratrici 9,7 milioni. Gli infortuni sono così stati 3,1 ogni 100 occupati uomini e 3 ogni 100 occupate.
La gravità degli infortuni per settore
Per il 68 per cento degli infortuni sul lavoro abbiamo a disposizione i dati sul settore in cui sono impiegati i lavoratori infortunati. Il settore dei metalli e macchinari è quello più “pericoloso”, con 51 mila infortuni, seguito da quello delle costruzioni e degli impianti (47 mila) e da quello dei trasporti e dei magazzini (37 mila). Sopra i 10 mila infortuni ci sono anche i settori delle lavorazioni agricole e degli alimenti (14 mila) e quello della chimica, della carta e dei cuoi (13 mila). L’unico settore lavorativo con oltre cento morti è quello dei trasporti.
Oltre l’11 per cento degli infortuni avvenuti nel 2022 è avvenuto con un mezzo di trasporto, per un totale di 80 mila infortuni. Il 41 per cento degli infortuni mortali, pari a poco meno di 500, era con un mezzo di trasporto.
Tra i 700 mila infortuni avvenuti nel 2022, per 337 mila casi non sono stati riconosciuti giorni di indennizzo, mentre per 93 mila casi tra 1 e 5 giorni di astensione dal lavoro, per 73 mila casi tra 6 e 10 giorni, per 104 mila casi tra 11 e 30 giorni, per 74 mila casi tra 31 e 100 giorni e per 24 mila si sono superati i 100 giorni, con un massimo di 467 giorni.