1-"IL POSTO ERA NOSTRO" Le chat imbarazzanti della giudice chiamata da Nordio al ministero 2- A far evolvere la lingua non è una legge o un'ideologia, è solo la pigrizia

3- NIENTE SCHIAMAZZI L'era “child free”. Se tuo figlio piange paghi di più al ristorante. Ma al tuo cane è consentito tutto

8.11.2023 Antonucci, Gurrado, ilfoglio.it lettura4’

1-"IL POSTO ERA NOSTRO" Le chat imbarazzanti della giudice chiamata da Nordio al ministero

ERMES ANTONUCCI 08 NOV 2023 ilfoglio.it

Rosa Sinisi, nominata dal Guardasigilli come vice capo del Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, brigava con Palamara sulle nomine del Csm, interessandosi alle procedure, indicando nomi e giudicando i colleghi

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Questa mattina il plenum del Consiglio superiore della magistratura sarà chiamato a confermare o meno la giudice Rosa Patrizia Sinisi come presidente della Corte d’appello di Potenza, incarico che riveste dal 2016. Non si tratta di una conferma banale, per due ragioni. La prima: dal fascicolo di Sinisi emerge un profondo coinvolgimento di quest’ultima nelle ormai famose chat di Luca Palamara, protagonista dello scandalo sulle cosiddette nomine pilotate al Csm, che a distanza di anni continua a tormentare la magistratura italiana. Palamara è stato leader della corrente Unicost a cui appartiene la stessa Sinisi. Dai messaggi emerge un interessamento continuo da parte della giudice sulle tempistiche delle nomine dei capi degli uffici giudiziari, la sponsorizzazione di esponenti appartenenti a Unicost, l’espressione di giudizi positivi o sgraditi nei confronti di colleghi, insomma interferenze nell’attività di una toga (Palamara) che all’epoca dei fatti (2017-2018) era consigliere del Csm e componente proprio della Quinta Commissione, competente sul conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi

2- BANDIERA BIANCA. A far evolvere la lingua non è una legge o un'ideologia, è solo la pigrizia

ANTONIO GURRADO 08 NOV 2023

La legge approvata dal Senato francese, per impedire le infiltrazioni del cosiddetto linguaggio inclusivo in quel sublime idioma, è demenziale tanto quanto il linguaggio inclusivo

Intendiamoci, la legge da poco approvata dal Senato francese, per impedire le infiltrazioni del cosiddetto linguaggio inclusivo in quel sublime idioma, è demenziale tanto quanto il linguaggio inclusivo che si propone di abolire. Si fondano infatti entrambe sul presupposto che sia una norma imposta a stabilire come debba parlare la gente, esattamente come quel film di Woody Allen in cui un rivoluzionario sudamericano sanciva che dopo il golpe tutti dovessero parlare in svedese. Non può tuttavia calare dall’alto di un’aula parlamentare la decisione di stabilire che il maschile abbia valore di neutro, così come non può calare dall’alto della pressione sociale degli attivisti l’obbligo di dire “caru tuttu” onde non offendere né maschietti né femminucce.

Pensate solo a cosa accadrebbe se la legge approvata al Senato venisse respinta dall’Assemblea Nazionale, dove è passata in lettura: avremmo una forma grammaticale corretta secondo un ramo del Parlamento e scorretta secondo l’altro. La storia insegna che la lingua francese – come le altre – ha evoluto le proprie regole con l’uso; ad esempio, nel Seicento ai e oi si pronunciavano in maniera diversa da oggi, senza che la riforma dei dittonghi venisse affidata a una commissione bicamerale.

Dovessi puntare un soldino su come finirà la querelle del linguaggio inclusivo, scommetterei che con l’andare del secolo le desinenze cadranno naturalmente; diremo “car tutt” per lo stesso motivo per cui, dal latino, abbiamo lasciato cadere le -s e le -m alla fine delle parole: perché a far evolvere la lingua non è mai una legge o un’ideologia, è solo la comodità, la pigrizia di chi la parla

3- NIENTE SCHIAMAZZI L'era “child free”. Se tuo figlio piange paghi di più al ristorante. Ma al tuo cane è consentito tutto

GINEVRA LEGANZA 08 NOV 2023

Ha suscitato non poche polemiche il caso del ristorante statunitense che nel suo menù ha previsto dei costi aggiuntivi per quegli adulti che "non sarebbero in grado di fare i genitori" perchè incapaci di gesitre le grida dei propri figli

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"No respect, no service”. Pare la solita scritta nella toilette per sventare gli ingorghi di carta igienica. E invece è la carta di cibi e vini. Ostriche fritte, trote, bistecche. E ancora: ristoratori bisbetici e multe. Questo il menù, con supplemento “per ogni adulto incapace di fare il genitore”. Siamo al Toccoa Riverside, ristorante degli Appalachi. Qui il signor Landmann racconta di averlo scoperto al momento del conto: 50 dollari extra per gli schiamazzi del figlio in giardino. I figli costano, le marachelle pure. “Il proprietario ha fatto una scenata davanti a tutti”, scrive la signora Hampy, “perché i nostri figli correvano”. “Se avete bambini, evitate questo posto”. Da par suo, il ristorante sul fiume non risponde. “È una politica del locale”, si limita a dire un dipendente ai giornalisti di Sky News. Niente di nuovo. L’odio per gli schiamazzi – o per la vita spericolata, e dunque per la vita – l’avevamo già visto qui. Con la mutazione dell’oste italiano in becchino. Pronto a respingere monellerie, maramei e, per dirla con Giovanni Bertolucci, i dolci rumori della vita. Ma in Italia siamo ancora nella fase di mutazione antropologica: il ristorante child free è illegale salvo che per motivi legittimi previsti dal codice penale. Già in Spagna, per dire, paese meno procreativo del nostro, esiste un ristorante che impone ai bambini di stare seduti sino alla fine del pasto. Nuovi codici e galatei dove certo la multa è il punto di non ritorno. Un po’ come l’Accabadora sarda a dare il colpo di grazia a chi muore: bambini occidentali pochi – in media pochissimi fra Stati Uniti, Italia e Spagna – e i pochissimi con un solo crociano dovere: invecchiare il prima possibile. Tradotto? Il mondo al contrario, l’Apocalisse for dummies.

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