LE LETTERE Essere neutrali su Israele significa già aver scelto da che parte stare

..questi i tratti della tradizione ebraica che mi fanno rendere grazie alle stelle perché ne faccio parte” (Albert Einstein…

28 OTT 2023 Claudio Cerasa ilfoglio.it lettura3’

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa ilfoglio.it

Al direttore - “La ricerca del sapere fine a se stesso, un amore quasi fanatico per la giustizia e il desiderio di indipendenza personale: sono questi i tratti della tradizione ebraica che mi fanno rendere grazie alle stelle perché ne faccio parte” (Albert Einstein, “Come io vedo il mondo”, 1934).

Michele Magno

La ricerca del sapere è lì a suggerirci anche un’altra necessità. E mai come oggi una necessità impellente è chiedersi, in modo laico, come sia possibile, da parte delle nuove generazioni, coltivare un odio così profondo nei confronti di Israele. Se lo è chiesto ieri il Jerusalem Post, che fatto un’operazione interessante, partendo da un sondaggio choc appena diffuso da Harvard CAPS/Harris Poll: la percezione degli elettori americani sul conflitto in corso tra Israele e Hamas indica che la maggioranza (84 per cento) degli americani sostiene la lotta di Israele contro Hamas. Ma se si osserva con attenzione il sondaggio si capirà che dietro a questi numeri vi sono alcune verità, o meglio post verità come si sarebbe detto un tempo, che vanno studiate. Primo: un terzo (32 per cento) dei giovani adulti tra i 18 e i 24 anni non crede che i terroristi di Hamas abbiano ucciso 1.200 civili israeliani sparando, pugnalando e decapitando le persone. Secondo: quasi la metà (45 per cento) dei giovani tra i 18 e i 24 anni pensa che un attacco aereo israeliano abbia causato l’esplosione all’ospedale arabo al Ahli di Gaza. Terzo: più della metà (53 per cento) dei giovani elettori afferma che è Israele, e non Hamas, a governare Gaza. Quarto: più di un terzo (36 per cento) non sa e non crede che Hamas sia considerata un’organizzazione terroristica negli Stati Uniti. Quinto: quasi la metà (44 per cento) dei giovani tra i 18 e i 24 anni afferma che Israele è la patria palestinese, non la patria ebraica. L’odio contro Israele ha radici profonde, e non tutte hanno a che fare con l’antisemitismo. Ma se si considera questo odio come un grave virus presente nelle società aperte chi fa informazione ha il dovere non solo di raccontare i fatti senza cedere alla propaganda dei terroristi ma anche di schierarsi, di mettere in campo la propria visione del mondo, sapendo che di fronte a Israele essere neutrali significa già aver scelto da che parte stare.

Al direttore - Vorrei rassicurare Franco Debenedetti: “Le nozze di Figaro” “di” Kusej quest’estate a Salisburgo le ho viste pure io, le ho trovate anch’io orrende (orrende non perché “moderne”, ma perché idiote) e ne ho pure scritto sul Foglio, per la precisione l’8 agosto scorso a pagina 2. Fra la produzione di Strehler, magnifica ma che dopo mezzo secolo deve stare in un museo, non in palcoscenico, e la schifezza salisburghese ci sono però quelle Guth, Michieletto, McVicar, Kosky, giusto per citarne quattro fra le più belle dell’ultimo decennio. E peraltro diversissime l’una dall’altra come impostazione ed estetica.

Alberto Mattioli

Al direttore - Sono molto d’accordo con le osservazioni contenute nell’editoriale del 27 ottobre riguardante la pausa Bce nel muovere i tassi ufficiali di riferimento. Se, voi politici, continuate a spendere per mantenere le promesse elettorali, poi non vi lamentate se la Bce deve alzare i tassi, è il succo tratto dall’analisi dell’editoriale. Giusto. Ma per essere ancor più credibile e prevenire il “doppio standard”, si dovrebbe ammettere dalla stessa Bce una volta per tutte – e non, come finora avvenuto, con un colpo al cerchio e uno alla botte – il gravissimo errore compiuto nel considerare l’inflazione che aumentava come invece un fenomeno transitorio – e intanto durava da un anno e continuava a salire – senza agire di conseguenza, quando, invece, la politica monetaria è innanzitutto politica di anticipo e deve incidere sulle aspettative. Come la Lagarde a ogni conferenza stampa post direttivo ripete che i governi debbono ritirare le misure di sostegno in precedenza decise, così, per contrappasso, dovrebbe ripetere il fare ammenda, perché a nessuno sfugga, del madornale errore compiuto con i danni che ha causato. Non vi era alcuna imprevedibilità di un fenomeno che era, al contrario, sotto gli occhi di tutti. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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