1-Meloni tensione Mediaset 2.Isareale guerra indipendenza 3- Le sconcertanti parole dell'Unicef

4- Né con Hamas né con Tsahal. La Chiesa torna alla politica di sempre: “Basta occupazione israeliana”

26.10.2023 Canetteri. Meotti,Crippa, Matzuzzi ilfoglio.it lettura5’

1-Meloni, guerra a Hamas e tensione con Mediaset. Le parole di Marina non bastano

SIMONE CANETTIERI 26 OTT 2023

 La premier in Aula si concentra sul medio oriente in vista del Consiglio Ue di oggi. Ma irrompe il segnale della primogenita di Berlusconi: "Stimo Giorgia". Lei non si fida dell'azienda

Di prima mattina, in Senato, Giorgia Meloni parte quasi dimessa, di sicuro non carica e urlante come finirà in serata alla Camera: “Non dovete essere nervosi perché il governo va male e sta per arrivare il vostro momento”, dirà con tono e decibel di sfida alle opposizioni. E ancora: “Governerò altri quattro anni e poi chiederò il parere agli italiani”. Prima di lasciare Palazzo Madama all’ora di pranzo per andare al Quirinale in un sussulto di orgoglio aveva avvisato che “la maggioranza è unita e che tutti se ne devono fare una ragione”.---

2- “Per Israele è la seconda guerra di indipendenza”. Parla il generale Eiland

GIULIO MEOTTI 26 OTT 2023

  

Secondo l'ex capo del Consiglio di sicurezza d'Israele "la deterrenza israeliana è in pericolo". E sulle piazze pro Hamas. “Il problema non sono i palestinesi che lanciano quegli slogan, ma che lo facciano troppi europei"

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"Cosa faresti se il tuo vicino dall’altra parte della strada scavasse un tunnel dalla sua cameretta alla tua per far saltare in aria la tua casa o per rapire la tua famiglia?”. Così nel 2014 parlava l’icona della sinistra israeliana, il grande scrittore Amos Oz, che di mani ne aveva tese più di una ai palestinesi. E di questi dilemmi ora è piena l’aria che si respira nel gabinetto di guerra israeliano….

3- CONTRO MASTRO CILIEGIA Le sconcertanti parole dell'Unicef

MAURIZIO CRIPPA 26 OTT 2023

    

C'è qualcosa di peggio delle dichiarazioni del capo dell'Onu Guterres giustificazioniste di Hamas? Sì, l'Unicef, che ieri ha definito i bambini morti a Gaza "una macchia crescente sulla nostra coscienza collettiva". Sui bambini israeliani si era limitatra a frasi di circostanza

C’è qualcosa di più improduttivo per la concordia tra le nazioni dell’ente inutile governato da quel pensionato di lusso della sinistra discutidora, un D’Alema che ce l’ha fatta, insomma di Tony Guterres, quello che ha detto “gli attacchi di Hamas non sono arrivati dal nulla”? Purtroppo c’è. Ed è sempre un costoso e pletorico ente che dall’Onu dipende, l’Unicef. Si occupa di bambini, e per la tragedia dei bambini uccisi e feriti prima in Israele e ora a Gaza non ci sono parole. Ma ieri la direttora per il Medioriente di Unicef ha detto che “la situazione nella Striscia di Gaza è una macchia crescente sulla nostra coscienza collettiva. Il tasso di morti e feriti tra i bambini è semplicemente sconcertante”. Purtroppo è sconcertante anche il fatto che, dopo il 7 ottobre, la chattering organization con sede a New York non abbia quasi aperto bocca, per condannare il pogrom. Una scarna “dichiarazione” della capa di Unicef, Catherine Russell, ex staff di Obama: “Sono profondamente preoccupata per il benessere dei bambini in Israele e nello Stato di Palestina” (i morti, quel giorno, erano in Israele), e poi: “Gli eventi di oggi continuano la tendenza di picchi di violenza che hanno devastato Israele e lo Stato di Palestina”. Sì, anche peggio di Tony Guterres….

4- Né con Hamas né con Tsahal. La Chiesa torna alla politica di sempre: “Basta occupazione israeliana”

La lettera del cardinale Pizzaballa alla diocesi di Gerusalemme: "I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza causeranno solo morte e distruzione"

MATTEO MATZUZZI 26 OTT 2023

    

Intanto Papa Francesco, in un nuovo libro, definisce la Guerra del Golfo "una vera disgrazia, per non dire una delle peggiori crudeltà" e l'Isis è originata da "una sfortunata scelta occidentale"

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Roma. Il vaticanista John Allen, tra i più attenti osservatori delle questioni d’Oltretevere, l’aveva previsto: man mano che il tempo passa, la posizione della Santa Sede e più in generale della Chiesa si avvicinerà a quella della causa palestinese, distanziandosi dai programmi del governo israeliano. Nessuna rottura drammatica, ma un progressivo allineamento a quella che è sempre stata la linea politica di Roma sul dossier relativo al conflitto nel vicino oriente: due popoli, due stati e opposizione totale all’occupazione dei territori attribuiti al controllo dell’Autorità nazionale palestinese (o di quel che ne rimane). Passata la condanna per il massacro del 7 ottobre – chiara nei toni e immediata nei tempi – l’attenzione è riservata a quanto accade a Gaza. Gli appelli del Papa vanno in questa direzione, soffermandosi sulla richiesta di pensare alla popolazione civile sottoposta ai bombardamenti dell’aviazione israeliana e privata di generi di prima necessità. Lo stesso segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin, ribadisce la necessità di fermare i carri armati e di pensare a chi nella Striscia ci vive, puntando poi a riprendere il filo del negoziato per applicare la risoluzione del 1947 che prevedeva la coabitazione delle due entità statali su quel lembo di terra stretto fra il Giordano e il Mediterraneo. A chiarire che la posizione è questa ci ha pensato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, che pure era stato il più netto nello scagliarsi contro Hamas per la strage d’inizio ottobre, arrivando a individuare nella politica del gruppo terroristico che governa Gaza un elemento di odio verso tutto ciò che è ebraico, andando dunque ben oltre la mera ostilità nei confronti della presenza dello stato israeliano. Martedì, però, Pizzaballa ha scritto una lettera alla diocesi dove sposta l’attenzione sul trattamento riservato ai civili nella Striscia, aggiungendo riflessioni che esulano dal particolare momento che si sta vivendo. La premessa è quella d’obbligo: “La coscienza e il dovere morale mi impongono di affermare con chiarezza che quanto è avvenuto il 7 ottobre scorso nel sud di Israele, non è in alcun modo ammissibile e non possiamo non condannarlo. Non ci sono ragioni per una atrocità del genere. Sì, abbiamo il dovere di affermarlo e denunciarlo”. Poi il patriarca dice altro: “La stessa coscienza, tuttavia, con un grande peso sul cuore, mi porta oggi ad affermare con altrettanta chiarezza che questo nuovo ciclo di violenza ha portato a Gaza oltre cinquemila morti, tra cui molte donne e bambini, decine di migliaia di feriti, quartieri rasi al suolo, mancanza di medicinali, acqua, e beni di prima necessità per oltre due milioni di persone. Sono tragedie che non sono comprensibili e che abbiamo il dovere di denunciare e condannare senza riserve. I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza causeranno solo morte e distruzione e non faranno altro che aumentare odio e rancore, non risolveranno alcun problema, ma anzi ne creeranno dei nuovi. E’ tempo di fermare questa guerra, questa violenza insensata”. Quindi, l’affondo: “E’ solo ponendo fine a decenni di occupazione, e alle sue tragiche conseguenze, e dando una chiara e sicura prospettiva nazionale al popolo palestinese che si potrà avviare un serio processo di pace”.

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