Il nuovo mondo. Dobbiamo imparare a convivere in un sistema internazionale «a-polare», dice Minniti
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In una intervista a Repubblica l’ex ministro dell’Interno spiega quanto sia urgente che l’Europa affermi una visione autonoma nei confronti del Mediterraneo e del Vicino Oriente.
Linkiesta 18.10.2023 linkiesta.it lettura2’
E le elezioni europee del 2024 saranno decisive per capire il suo futuro
«Mai come adesso il mondo può andare in pezzi. E del resto il senso di un’urgenza straordinaria è dato dalla visita del presidente americano Joe Biden in Israele. Dobbiamo imparare a convivere con un mondo non più bipolare, non più unipolare, ma a-polare. Mai come adesso l’Europa è sfidata a fare un salto di qualità». Così in una intervista a Repubblica, l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti descrive la situazione internazionale dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre in Israele.
Secondo Minniti stiamo vivendo un momento storico eccezionale, simile a quello che nel Novecento portò alle due guerre mondiali, ma questa volta con una drammatica variante: la disponibilità di armi nucleari. E la guerra in Israele rischia di diventare il detonatore di un ulteriore sconvolgimento degli equilibri geopolitici globali.
Questa crisi «si innesta sulle due grandi crisi del nostro tempo. La crisi dell’idea di autosufficienza delle nazioni e quella degli strumenti del multilateralismo. Per la quale è sufficiente guardare alle assenze che hanno segnato l’ultima assemblea delle Nazioni Unite e alla paralisi imposta al Consiglio di sicurezza dal costante ricorso al diritto di veto durante la crisi del grano prodotta dalla guerra in Ucraina».
In questo mondo a-polare «è urgente che l’Europa affermi una visione autonoma nei confronti del Mediterraneo e del Vicino Oriente. Non possiamo più accontentarci di un’Europa minima. Poco influente sugli sviluppi della crisi nel Vicino Oriente e contemporaneamente la più esposta all’onda d’urto del terrorismo che da lì è partita. Insomma, dobbiamo sapere e convincerci che l’idea d’Europa non sia defunta. Anche perché mai come adesso la sfida di Putin alle democrazie è in grado di beneficiare di ogni forma di destabilizzazione». E la direzione dell’Europa si deciderà alle prossime elezioni del 2024 che coincidono con un altro strategico appuntamento elettorale negli Stati Uniti in cui gli americani dovranno decidere se cedere alla «sirena isolazionista che Trump e il trumpismo rappresentano».
Per Minniti l’attacco di Hamas ha fatto scoprire a Israele la propria vulnerabilità «e questa scoperta ha prodotto una rottura sentimentale collettiva. Perché si è dimostrato possibile l’impensabile. E cioè che la fragilità di un sistema politico, quella che Israele ha dimostrato negli ultimi dieci mesi, sia in grado di travolgere un intero sistema Paese costruito sulla consapevolezza della propria intangibilità e sicurezza. Da questo punto di vista, il colpo inferto da Hamas è stato terribile. Ed è un colpo che non ha nulla a che vedere con la prospettiva della costruzione dello Stato palestinese. Ma, in ossequio alla dottrina della sua guida politica, l’Iran, ha a che vedere con l’annientamento dello Stato di Israele. E con l’annichilimento contestuale della Anp. Non è un caso che Abu Mazen, dopo giorni di silenzio, abbia pronunciato parole che immagino sofferte: Hamas non rappresenta il popolo palestinese».
Secondo l’ex ministro dell’Interno «la verità più difficile da raccontarsi è che la ripresa di attentati di matrice jihadista nel nostro continente è figlia di una errata integrazione. Dovremo cominciare a dirci una volta per tutte che al cuore della sicurezza nazionale c’è la buona integrazione».