1-Il populismo cade sulle pensioni di quota 103, il capolavoro di Salvini: fa leggi per poi non usarle

2-Dalla tassa sulle banche nessun effetto positivo sul bilancio". Il Mef smentisce la propaganda di Meloni

26.9.2023 Redazione, V.Valentini Ilfoglio.it lettura2’

Il populismo cade sulle pensioni di quota 103, il capolavoro di Salvini
REDAZIONE 26 SET 2023

Il leader leghista inaugura un nuovo paradossale modo di governare: fare leggi e poi preoccuparsi di non farle usare

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L’Inps ha mandato una circolare che rende operativa una delle ultime invenzioni sul sistema pensionistico, che cambia almeno una volta l’anno. Ora i lavoratori dipendenti che potrebbero andare in pensione utilizzando quota 103 (la somma dell’età anagrafica e degli anni di lavoro deve raggiungere questa cifra) se decidono di restare al lavoro hanno la possibilità di non pagare, per il periodo che li separa dall’età pensionabile di 67 anni, i contributi previdenziali. Possono anche non farlo, nel qual caso i contributi verranno calcolati nella pensione contributiva, che invece sarebbe più bassa se utilizzassero il meccanismo dell’esonero contributivo. Al di là dell’effetto contraddittorio del meccanismo, che consente di prendere qualche euro in più per pochi anni ma che poi implica una pensione più bassa per tutta la vita, vale la pena di considerare il metodo davvero bislacco: si fa una legge e poi ci si preoccupa di evitare che venga utilizzata….

- "Dalla tassa sulle banche nessun effetto positivo sul bilancio". Il Mef smentisce la propaganda di Meloni
VALERIO VALENTINI 26 SET 2023

La Ragioneria generale certifica che non è possibile stimare alcun maggiore incasso. La premier diceva: "Sugli extraprofitti possibili correttivi, ma a invarianza di gettito". Solo che il gettito non c'è, e per la Finanziaria non ci si potrà fare affidamento. Le correzioni del governo alla norma sballata. Occhio alla Bce

Asuo modo, è stata di parola. Parole che in effetti erano quattro, e non una sola, ma comunque categoriche: “A invarianza di gettito”. Giorgia Meloni era stata chiara sulla tasse alle banche. “Correttivi si possono fare”, aveva detto la premier, ma senza che questi riducano la portata della misura per le casse dello stato. “A invarianza di gettito”, appunto. E va riconosciuto che così è stato. Perché, a dispetto degli annunci, la riforma inizialmente pensata garantiva alle finanze pubbliche zero euro. E ora, dopo le modifiche volute dal governo e introdotte nel provvedimento in discussione al Senato, garantirà sempre zero euro. Così certifica la Ragioneria generale dello stato. Che sia “a invarianza di gettito”, dunque, non c’è dubbio.

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