Primum distinguere. Sull’immigrazione Schlein è più riformista dei suoi critici (e anche dei suoi predecessori)

Demagogia è dichiarare guerra agli scafisti sui giornali e chiedere di finanziare i loro mandanti ai vertici internazionali.

Francesco Cundari 21.9.2023 linkiesta.it lettura

Populismo è ingigantire i pericoli e inventare soluzioni inesistenti. Cioè esattamente quel che fanno le destre (da Meloni a Conte), ma anche tanti presunti riformisti

 Dalle spese militari ai termovalorizzatori, dal lavoro alle alleanze, non mancano gli argomenti per sostenere che Elly Schlein stia indirizzando il Partito democratico sulla via di una sinistra demagogica e parolaia, per non dire populista. L’immigrazione, però, non è uno di questi. Anzi, direi che qui le parti si sono del tutto rovesciate, e sono gli argomenti dei presunti riformisti a rappresentare un esempio conclamato di demagogia e populismo.

Sull’immigrazione Schlein accusa i partiti della destra di ingigantire costantemente un’emergenza che essi stessi alimentano, da anni, smantellando la rete di accoglienza diffusa e mettendo ogni sorta di ostacoli all’immigrazione regolare; li accusa di criticare le regole del trattato di Dublino senza aver mai fatto nulla per cambiarle e di voler finanziare gli aguzzini che tengono i migranti nei lager, con l’unico prevedibile risultato di lasciare l’Italia sempre di più alla mercè dei loro ricatti (come è accaduto con la Libia, per iniziativa di un governo guidato dal Partito democratico, e come accadrà adesso con la Tunisia).

Dire tutto questo non significa assumere una posizione particolarmente radicale, tanto meno fare demagogia. Significa semplicemente ricordare come sono andate le cose, anche ai propri predecessori.

Demagogia è dichiarare guerra agli scafisti sui giornali e chiedere di finanziare i loro mandanti ai vertici internazionali. Populismo è ingigantire i pericoli e inventare soluzioni inesistenti, aumentando le pene o inventando nuovi reati a casaccio a favore di telecamera. Cioè esattamente quello che hanno sempre fatto le destre, ma anche tanti presunti riformisti, dentro e fuori il Partito democratico.

Sostenere poi che queste cose Schlein non dovrebbe dirle comunque, perché così si perdono le elezioni, è un modo ben strano di essere riformisti: secondo questa logica, nessuno sarebbe più riformista di Matteo Salvini, il quale com’è noto dice solo quello che pensa gli elettori vogliano sentirsi dire.

I riformisti che vogliano davvero contrastare la deriva di un dibattito pubblico in cui i dati di fatto non contano niente, perché quello che conta è solo la «percezione», non possono utilizzare argomenti di questo genere. E dovrebbero essere più inclini a considerare la possibilità di aver commesso talvolta, persino loro, qualche errore, riconoscendo le ragioni degli altri, chiunque essi siano. Perché la realtà si fa beffe delle nostre analisi e previsioni, e nessuno possiede tutte le risposte.

Fortunatamente, ci sono tuttavia anche alcune costanti, che ci rendono il compito più facile, come conferma il fatto che oggi ad accusare il Pd di essere «per l’accoglienza indiscriminata» c’è anche Giuseppe Conte, già coautore (con Salvini) dei celebri decreti sicurezza, già (ciò nonostante) punto di riferimento fortissimo di tutti i progressisti, già alleato prediletto proprio del nuovo Partito democratico di Elly Schlein. Casomai a qualcuno fossero rimasti ancora dei dubbi su quale sia la posizione demagogica e populista, e quale la posizione più riformista e più razionale.

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