1-UN NUOVO GENERE LUDICO Ambiguità, omissioni e nessuna abiura. Così Fratelli d'Italia gestisce il rapporto con l'ingombrante passato

2-- Il nervoso esordio a Mediaset di Myrta Merlino e Bianca Berlinguer, guardiane della rivoluzione

10.9.2023 G.Caravale,A. Minuz ilfoglio.it lettura3’

-UN NUOVO GENERE LUDICO Ambiguità, omissioni e nessuna abiura. Così Fratelli d'Italia gestisce il rapporto con l'ingombrante passato

    

Incapaci di proporre una narrazione alternativa, a parte il goffo tentativo di ascrivere Dante Alighieri alla destra italiana,

GIORGIO CARAVALE 09 SET 2023 ilfoglio.it

Giorgia Meloni e i suoi uomini hanno provato a rivisitare la propria Storia, mettendo in campo una strategia tutta difensiva, fatta di piccoli grandi silenzi, reticenze e zone d'ombra

Sullo stesso argomento:

Meloni torna a Colle Oppio per compattare i suoi prima della manovra

Meloni torna in conferenza stampa, recupera l'agenda securitaria e difende Giambruno

Dopo un decennio segnato da una politica senza Storia, dominato da partiti (e leader politici) che percepivano la Storia come un ingombro del quale fare volentieri a meno, ora, con la destra di Fratelli d’Italia al governo, sembra di essere tornati alla vecchia rassicurante abitudine di una politica che saccheggia e manipola la Storia. In fondo si dirà, i partiti l’hanno sempre fatto, anche e soprattutto nella cosiddetta Prima Repubblica, nulla di nuovo sotto il sole. E tuttavia, nel recente e ripetuto uso politico del passato da parte di Giorgia Meloni e dei suoi uomini (è il caso di dirlo) ci sono elementi di novità che vale la pena iniziare a mettere a fuoco….

- Il nervoso esordio a Mediaset di Myrta Merlino e Bianca Berlinguer, guardiane della rivoluzione

ANDREA MINUZ 09 SET 2023

    

Pier Silvio prova a staccarsi dal padre ma non sarà facile. La sfida del “popolare di qualità”. Le due presentatrici alla guida di una complessa operazione di sbiancamento

Sullo stesso argomento:

Come la Rai riesce a oscurare Tamberi che vince l'oro mondiale

Si sono immortalate insieme su Instagram davanti allo Studio 1 del Palatino, abbronzate, sorridenti e spavalde, come le Thelma & Louise dei talk-show, in fuga da La7 e Rai Tre. Myrta Merlino e Bianca Berlinguer sono le nuove guardiane della rivoluzione di Mediaset. Le reginette di questo anno zero, la anchorwoman della stagione della svolta, la prima nell’èra del dopo Cav. Qui una volta era tutto Maria De Filippi e Barbara D’Urso. Ma il clima è davvero cambiato. C’è anzi aria di regolamento di conti. Ecco Barbara D’Urso che saluta tutti e lascia l’Italia come una rifugiata politica (mica come quegli intellettuali che dicevano di abbandonare il paese ogni volta che Berlusconi vinceva le elezioni e poi restavano qui). Va in esilio a Londra, come Mazzini, a studiare l’inglese, a “implementare” il curriculum. Poi si vedrà. E’ il simbolo però della fine di un’èra televisiva. Dopo le abiure à la Norimberga (“ho solo eseguito gli ordini”), dopo i pentimenti accorati per troppi reality, troppi freak, troppo sensazionalismo, inizia dunque il nuovo corso: più contenuti, meno gossip, più approfondimenti, più qualità, più Rai 3, meno Fox news. E’ la disruption di Pier Silvio Berlusconi. La “fase due”, come la chiama lui. La sua personale bonifica del trash. Un’idea che viene da lontano, e che finalmente, a 54 anni, gli permette di marcare una differenza tra padre e figlio (c’è infatti anche molto “Edipo a Cologno” dietro questa rivoluzione della qualità). Già nel 2017, l’amministratore delegato se la prendeva con la tv che “insegue a tutti i costi gli ascolti”, con la tv che dai e dai, “scivola nel gridato o cade nel trash”. Dice un antico proverbio televisivo: quando le idee hanno toccato il fondo, puoi sempre iniziare a scavare. Ecco allora il gran giro di giostra del telemercato estivo, la sparigliata di format, reti, conduttori, il rimescolamento delle parti con la somma che non cambia. Sopravvivere a sé stessi: questo il prodigio della televisione. Da quando però ha allontanato Barbara D’Urso (e poi Belen e Ilary Blasy), da quando ha portato un po’ di pezzi di sinistra a Mediaset, dacché ha iniziato a parlare di “qualità” e una sensibilità degli spettatori “urtata da eccessi e volgarità”, da quando ha fatto circolare le nuove regole d’ingaggio, “no influencer, no OnlyFans”, insomma da quando ha messo la museruola al trash, Pier Silvio Berlusconi ha incassato anche le prime pacche sulla spalla dalla stampa progressista, un tempo acerrima nemica delle televisioni di suo papà, a cominciare dall’elogio di Gramellini, poco dopo i funerali. E’ ormai presentato come l’artefice di un nuovo “popolare di qualità”, qualsiasi cosa voglia dire. Una svolta gramsciana, legittimata e incorniciata dal brand “Berlinguer”, nuovo trofeo dell’azienda. Del resto la televisione fatta solo per intrattenere, e non per “raccontare storie”, “spaccati”, “fotografie del paese” non la difende nessuno. Neanche Barbara D’Urso difende la televisione di Barbara D’Urso. C’è però anche molta confusione in questa nuova Mediaset, più seria, matura, autorevole di prima. Tutta questa affannosa e forsennata ricerca di legittimazione può essere anche stressante. Come in quella puntata di “Boris” col regista René Ferretti in preda al trip della “qualità” (“basta con la merda in televisione”) e dunque dolly, carrelli, luci alla Storaro, drammoni, denunce, racconto della realtà, finché poi non ce la fa più e sbotta (“la qualità ha rotto il cazzo!”) e tutto torna com’era prima.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata