Legge bilancio, il risveglio amaro di Salvini: mancano i soldi per mantenere le promesse elettorali
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A complicare il quadro delle relazioni, già agitate dall’inizio della legislatura, tra Fratelli d’Italia e la Lega, c’è la legge di bilancio
Phil — 9 Settembre 2023 ilriformista lettura3’
È l’aereo più pazzo del mondo, più precisamente la maggioranza che sostiene il governo Meloni. Ci aspettano mesi di fibrillazione continua, meglio tenersi allacciati, anche perché è escluso l’intervento di un pilota automatico. A complicare il quadro delle relazioni, già agitate dall’inizio della legislatura, tra Fratelli d’Italia e la Lega, c’è la legge di bilancio. Una finanziaria che non consentirà distrazioni è un problema rilevante per chi deve saldare tante promesse elettorali o inventarsi misure che si prestino bene alla propaganda dei Tg.
Comunque non ci saranno soldi, lo ha detto chiaro e tondo il ministro Giorgetti, per frenare l’inevitabile questua. La Presidente del Consiglio si è mossa di conseguenza: rafforzare le mura difensive di Fratelli d’Italia per reggere i prevedibili assalti dei soliti masnadieri della maggioranza. La cena di martedì scorso all’Esquilino serviva a serrare i ranghi dei suoi gruppi parlamentari, che saranno una sorta di Mose, contro l’acqua alta che tenterà di provocare il segretario della Lega. Lo stesso obiettivo di contenimento che si vuole raggiungere con il cambio impresso alla comunicazione, l’ascesa di Giovanbattista Fazzolari, il tramonto di Mario Sechi e la contemporanea emersione della sorella Arianna. Insomma una Meloni sempre più pop, in grado di contrastare Salvini, a brigante, brigante e mezzo.
Le prime ‘scosse’ sono già ampiamente registrabili. Il ritorno alle Province elettive, cavallo di battaglia del ministro Calderoli, non sarà possibile o meglio non sarà possibile entro il giugno del ‘24. Un bel guaio per il partito di Via Bellerio, che sognava ad occhi aperti un Election day che mettesse insieme comunali, regionali, provinciali ed europee. Salvini contava sul traino locale, per arrivare alla conta con la sua carissima ‘avversaria’ di Palazzo Chigi. Speranze ‘gelate’ perché per passare dall’elezione indiretta (l’attuale) a quella diretta, ci vogliono risorse, che semplicemente in cassa ora non ci sono. Tradotto, se ne parlerà dopo il 2024, scordatevi il grande Slam.
Intanto anche sull’autonomia differenziata è cominciato il lavoro dei ‘giardinieri’ di FDI. Il Carroccio ha incassato l’inizio delle votazioni sul testo in commissione, ma il partito della premier ha ottenuto l’approvazione di un emendamento che rafforza la clausola dell’unità nazionale. Anche Forza Italia ha raccolto qualcosa: un emendamento sui Lep, livelli essenziali delle prestazioni, particolarmente caro agli amministratori azzurri delle regioni meridionali. Un pari e patta quindi, che segna l’inizio delle ostilità vere e proprie, perché anche sull’autonomia differenziata peserà la scure del bilancio.
Poi c’è la questione delle questioni, il rapporto con Bruxelles, nella doppia chiave di lettura: il continuo braccio di ferro con la Commissione sulla quarta rata del Pnrr e sulla sospensione (impossibile) dei vincoli di bilancio dal patto di stabilità; la reazione europea alle iniziative italiane, che ca va sans dire, peggiorano la situazione. Se ne è avuta una riprova nei giorni scorsi: l’attacco congiunto (prima Salvini, poi Meloni) a Paolo Gentiloni, accolto dal gelo dei Palazzi della capitale belga. ‘I commissari rappresentano gli interessi europei’, la replica.
E dire che Giorgia deve evitare l’isolamento, non commettere lo stesso errore del leader della Lega nel 2019. Alle scorse elezioni europee, Salvini alla guida del partito più votato in Italia, decise di stare all’opposizione della nascente maggioranza Ursula. Un errore da penna rossa, che gli costò la totale irrilevanza. Esattamente ciò che la Presidente del Consiglio non può permettersi di fare. Giorgia deve ritagliarsi un posto nella futura coalizione, costi quel che costi, per avere più voce in capitolo con la nuova Commissione. Che non sarà la riproposizione su scala europea della maggioranza italiana, e questo comporterà tante nuove abiure. Ed un’altra stagione di liti con Salvini, sempre che il Governo, nel frattempo, sia ancora in piedi.