-CORSI E RICORSI Rispolverare la storia del Pci per capire perché i parenti in politica non sono uno scandalo
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-La resa secondo Limes, accettare “violenza e rivalità come costanti nelle relazioni tra gli Stati”
30.8.2023 Soave , Redazione ilfoglio.it lettura2'
-CORSI E RICORSI Rispolverare la storia del Pci per capire perché i parenti in politica non sono uno scandalo
Rivedere il caso dei fratelli Enrico e Giovanni Berlingnuer.
Non c’è ragione, oggi come allora, di escludere da responsabilità politiche qualcuno solo per vincoli di parentela. Arianna Meloni, sorella della premier, non fa differenza: contano le competenze
Le polemiche agostane sul ruolo di partito attribuito alla sorella di Giorgia Meloni spingono a ripensare alle “famiglie” politiche della prima repubblica. Uno dei casi più rilevanti riguarda i fratelli Enrico e Giovanni Berlinguer, che fin da giovanissimi ebbero incarichi di rilievo nel Pci e nelle organizzazioni internazionali cui il Pci aderiva. Tra il 1949 e il 1954 Giovanni fu prima segretario e poi presidente dell’internazionale studentesca di obbedienza sovietica, mentre Enrico, segretario della Federazione giovanile comunista italiana, presiedeva l’analoga internazionale giovanile. Questa precoce carriera spinse qualche anno dopo Giancarlo Pajetta a ironizzare su Berlinguer “che si è iscritto giovanissimo alla direzione del Pci”. SERGIO SOAVE 30 AGO 2023 ilfoglio.it
-La resa secondo Limes, accettare “violenza e rivalità come costanti nelle relazioni tra gli Stati”
REDAZIONE 30 AGO 2023
Sbandierare la democrazia come modello per tutti non è una provocazione. La critica a questa forma di governo è l’anima stessa di questa perché pone continuamente il problema di adeguarla e riformarla
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La rivista Limes legge “il ritorno della guerra nel Vecchio Continente” come una prova del fatto che bisogna accettare “violenza e rivalità come costanti nelle relazioni tra gli Stati”. Potrebbe sembrare un richiamo al realismo, quasi ovvio, ma in realtà è un invito all’occidente a rinunciare alle sue “illusioni”, prima fra tutti l’aspirazione a una diffusione della democrazia come strumento essenziale per favorire la convivenza pacifica e il rispetto reciproco tra gli Stati. Come si può notare anche in altri articoli di Limes, lo sfondo è una specie di nostalgia della guerra fredda, di una situazione di stallo in cui solo la deterrenza nucleare reciproca evitava lo scontro frontale tra la grandi potenze. Tutte o quasi le crisi internazionali, da Srebrenica alla Libia, sarebbero la conseguenza del tentativo insensato di “imporre” la democrazia in aree in cui non ne esistono i presupposti.