IL RETROSCENA. Fazzolari trasformerà Palazzo Chigi nel comitato elettorale di Meloni. Obiettivo: 30% alle Europee
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26.8.2023 S. Canetteri,L. Capone, V. Valentini ilfoglio.it lett.3’
IL RETROSCENA. Fazzolari trasformerà Palazzo Chigi nel comitato elettorale di Meloni. Obiettivo: 30% alle Europee
Dietro la nomina del sottosegretario a coordinatore della comunicazione c'è la volontà della premier di spingere ancora di più l'attività del governo. I timori di Lega e Forza Italia: "È un tipo pirotecnico"
SIMONE CANETTIERI 26 AGO 2023 ILFOGLIO.IT LETTURA3’
Palazzo Chigi diventerà un comitato elettorale permanente con vista sulle Europee nelle mani di Giovanbattista Fazzolari, braccio ambidestro di Giorgia Meloni. Pronto a dettare la linea e i tempi delle scelte politiche del governo. Tra propaganda e provvedimenti dell’esecutivo. La nomina a coordinatore della comunicazione del sottosegretario-ideologo-ghostwriter è solo – si fa per dire – l’ufficializzazione di un ruolo che “Spugna” ha sempre portato avanti da quando i patrioti sono alla guida del paese. Con la differenza – come svelato da questo giornale – che dal primo settembre l’incarico sarà ancora più ufficiale. La difesa a oltranza di Kyiv (dettaglio di gossip: “Fazzo” ha anche una compagna ucraina, Dorota), l’affidabilità mostrata all’America (“agli occhi degli Usa, del deep state, dell’omino della Cia”, disse a questo giornale), il Piano Mattei e le strambate a mercati aperti sulle banche. Tutto è passato da lui finora. E continuerà a farlo con maggiore intensità con il governo e Fratelli d’Italia che diventeranno un amalgama. Obiettivo: sfondare il muro del trenta per cento alle elezioni di giugno. Quelle che decideranno il peso di Fratelli d’Italia a Bruxelles. E’ la missione affidata a Fazzolari, l’amico geniale di Meloni, il sintetizzatore: in arte “Spugna”. “Preparato, con le sue idee a volte un po’ pirotecniche”, dicono al Foglio i vertici di Forza Italia. E proprio nell’aggettivo pirotecnico (bum!) si nascondono i timori degli alleati della presidente del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il partito fondato da Silvio Berlusconi e la Lega sanno che dovranno distinguersi nei prossimi mesi per non farsi fagocitare alle urne e non passare dopo l’otto giugno da camerieri. Il Carroccio cerca spazi a destra di Fratelli d’Italia, gli azzurri cercano voti al centro in nome di “più impresa e meno stato”: da qui la campagna di Tajani per le privatizzazioni (si inizia con i porti). Una competizione che passerà da una manovra parca di risorse, ma con molte bandierine da piantare. Ecco, il ruolo di “Fazzo” – l’antifrancese, nonostante gli studi allo Chateaubriand e la passione per Hugo, ma anche il figlio di un diplomatico che non ama la mediazione – servirà a questo: a costruire il comitato elettorale del governo.
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LUCIANO CAPONE 26 AGO 2023
Gli ambientalisti propongono il loro piano: tagliare 5 miliardi di Sad, cioè 5 miliardi di maggiori imposte ambientali. Ma Pd e M5s, che a parole stanno dalla parte degli ecoattivisti, vanno in senso opposto
Il principale argomento a difesa degli attivisti di Ultima generazione, a seguito delle loro azioni che prevedono blocchi stradali o imbrattamento dei monumenti, è che i critici guardano al dito anziché alla Luna. Preferiscono commentare e condannare i metodi per non doversi misurare con gli argomenti posti e le soluzioni proposte. Il problema, però, è che quando i militanti ambientalisti affrontano senza proteste eclatanti le questioni ambientali, partiti e giornali simpatizzanti neppure se ne rendono conto. Non guardano né il dito né la Luna.
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VALERIO VALENTINI 26 AGO 2023
Giorgetti chiede una riforma "a saldo zero", per il 2024. In legge di Bilancio si cercheranno risorse per il taglio del cuneo - tra 8 e 10 miliardi - ma non ci sarà spazio per la riduzione delle aliquote. L'incognita delle coperture, il rebus delle tax expenditures e del catasto. La linea della prudenza del mef alla prova degli appetiti elettorali di Meloni e Salvini
Se ne riparla l’anno prossimo, se tutto va bene. Anche quella patriottica, insomma, sembra destinata a imboccare lo stesso binario già seguito dalle molte deleghe fiscali che negli anni passati – da quelle volute da Berlusconi in poi – l’hanno preceduta: grandi dibattiti, promesse solenni, e poi nulla più, o quasi. Certo, la stabilizzazione del taglio del cuneo: quella, almeno, in legge di Bilancio dovrebbe starci. Per Giorgia Meloni è una priorità: e dunque quei miliardi – tra gli 8 e i 10, a seconda delle simulazioni – vanno trovati. Per il resto, però, sull’architettura del fisco, nessun intervento strutturale. Neppure, e sembrava invece che ci si volesse puntare, l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Vale tra i 4 e i 5 miliardi, e al momento è una cifra proibitiva per la tenuta dei conti.