Il problema del governo è che sui migranti segue la logica salviniana. Il governo arinaufraga sui naufraghi.

È utile la riflessione di Marcello Pera sul clima di dialogo tra maggioranza e opposizione in cui sarebbe bene che si collocasse la discussione sulle riforme costituzionali

03 MAR 2023 lettere Direttore ilfoglio.it lettura3’

Sui migranti l'Europa abbia la stessa unità dimostrata con l'Ucraina

Al direttore - Il governo arinaufraga sui naufraghi.

Michele Magno

Sui migranti che arrivano dal mare, il governo è un disastro, perché segue ancora la logica salviniana: proteggere i confini è più importante che proteggere le vite umane (non è un giudizio di merito, è il senso di uno dei decreti sicurezza di Salvini, che di fronte a imbarcazioni in difficoltà nelle acque internazionali vicine all’Italia ha messo la difesa dei confini su un piedistallo più alto rispetto alla difesa delle vite umane). Sui migranti che potrebbero arrivare in Italia, invece, il governo ha dato un buon segnale. E l’annuncio da parte del ministro Lollobrigida di voler aprire i flussi per i migranti in Italia (è quello che chiedono le imprese da mesi: il lavoro c’è, i lavoratori non si trovano) per una quota non lontana dalle 500 mila unità è una scelta saggia che risponde a una logica diversa da quella appena descritta: aiutiamoci a casa nostra.

Al direttore - Se sull’invio di armi all’Ucraina la Schlein dovesse prendere un’ambigua posizione malpacifista, allora sarebbe Schluss. Con lei di certo, ma anche con il Pd e mezzo secolo della sua storia.

Franco Debenedetti

Al direttore - È utile la riflessione di Marcello Pera sul clima di dialogo tra maggioranza e opposizione in cui sarebbe bene che si collocasse la discussione sulle riforme costituzionali. Ripartire dall’ordine del giorno Perassi, ovvero da una stabilizzazione della forma di governo parlamentare, rappresenta peraltro un’indicazione operativa confortante, dal momento che tutte le più recenti proposte avanzate dal Pd hanno puntato a introdurre meccanismi, a cominciare dalla sfiducia costruttiva e dall’incremento dei poteri del presidente del Consiglio, idonei a garantire una maggiore stabilità degli esecutivi restando tuttavia dentro il sistema parlamentare, perché sarebbe un errore grave svilire o svuotare la funzione di garanzia del presidente della Repubblica, la figura istituzionale di cui gli italiani più si fidano e che nel suo ruolo di arbitro e motore di riserva istituzionale si è rivelata risorsa essenziale della nostra democrazia. Non è un caso che i paesi Ue primi della classe per stabilità governativa sono la Germania e la Spagna, due sistemi parlamentari razionalizzati. Grazie al lavoro svolto dai suoi gruppi parlamentari dal 2020 in poi, un’opera a cui ho contribuito prima come presidente e adesso come vicepresidente della commissione Affari costituzionali del Senato, il Pd sul tema delle modifiche alla seconda parte della Costituzione ha sviluppato posizioni solide e largamente condivise. Dico quindi a Pera: c’è materia per discutere e discutiamo, senza pregiudizi. Però anche senza furbizie. Si decida come si vuol procedere. Vogliamo sul serio creare un “clima non avvelenato” e di “fiducia reciproca”? Se è così, si dica un solenne “mai più” rispetto a blitz come quello di ieri al Senato, dove con un emendamento-imboscata si voleva stravolgere la legge elettorale unanimemente considerata la più valida di sempre nel nostro paese, quella per l’elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15 mila abitanti. Una norma approvata a larga maggioranza nel 1993 e da allora modificata poche volte e sempre con larghe maggioranze. Il colpo di mano è stato respinto, grazie a una sollevazione di tutte le opposizioni. Ma la ferita resta. Il metodo che il centrodestra intende far proprio sulle riforme istituzionali è quello del dialogo di cui hanno parlato Pera, Meloni e Casellati? O è quello degli agguati (la vicenda di ieri) e degli unilateralismi (il ministro Calderoli sull’autonomia differenziata)? Attendiamo risposte. Un altro punto da chiarire è se si vuol procedere a pezzi e bocconi o con un approccio organico. Il secondo sistema è l’unico serio: la forma di governo si lega alla riforma del bicameralismo e alla legge elettorale. Tutto si tiene. Allo stesso tempo non possono viaggiare su binari separati, tramite disegni di legge autarchici, le iniziative concernenti poteri e assetti di regioni, province e città metropolitane, comuni. L’edificio istituzionale o è un insieme coerente o non è.

Dario Parrini, vicepresidente della commissione Affari costituzionali del Senato

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