Gioco di specchi. Elezioni colpevoli. 1-In Francia passa la legge sul potere d'acquisto. I lepenisti votano con Macron
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2-Retroscena sui giorni della crisi di governo del premier 3- Mario Draghi, perché il centrodestra non ha colpe: chi l'ha fatto cadere
REDAZIONE 23 LUG 2022 ilfoglio.it
1-Il voto favorevole dimostrache c’è una volontà anche da parte dei sovranisti di andare oltre le divergenze su alcuni testi importanti e che l’Assemblea nazionale non è così ingovernabile "Lo spirito di responsabilità ha avuto la meglio per proteggere i nostri concittadini dalle conseguenze dell’inflazione”, ha detto venerdì il primo ministro francese, Élisabeth Borne, in seguito all’adozione in prima lettura del disegno di legge di emergenza sul potere d’acquisto. Dopo quattro giorni e una notte intera di dibattiti aspri tra la maggioranza e l’opposizione di sinistra, il primo grande testo della legislatura è passato all’Assemblea nazionale con 341 voti a favore, 116 contrari e 21 astenuti. L’adozione del disegno di legge è stata possibile grazie a un consistente apporto di voti dei deputati Républicains, il partito gollista, e del Rassemblement national, i sovranisti di Marine Le Pen, che hanno definito “di buon senso” alcune misure presenti nel testo, mentre l’alleanza delle sinistre, Nupes, guidata dal giacobino Jean-Luc Mélenchon, ha parlato di “dichiarazione di guerra ai lavoratori”.
2-Lista Draghi alle elezioni, il premier si sfila: “Basta politica, ho altre idee per il futuro, lasciatemi fuori”colpa grillini.– 2-Mario Draghi, perché il centrodestra non ha colpe: chi l'ha fatto cadere
Antonio Lamorte — 23 Luglio 2022
Per Draghi la crisi di governo, le dimissioni, le elezioni sono state un “divorzio unilaterale” deciso dal centrodestra dopo “l’ingenuità” del Movimento 5 Stelle. Il Corriere della Sera pubblica un lungo retroscena a firma Francesco Verderami sulla crisi di governo: un’occasione che i leader della Lega e Forza Italia, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, avrebbero sfruttato. Come se avessero schiacciato la palla alzata dall’ex premier e leader M5s Giuseppe Conte. Proprio i grillini hanno compromesso l’equilibro dell’esecutivo, il Capitano del Carroccio non rispondeva a telefono, il Cavaliere giocava “a specchio”.
3- Mario Draghi, perché il centrodestra non ha colpe: chi l'ha fatto cadere
Giuseppe Valditara 23.7.2022 libero it.
È in corso il tentativo di scaricare sul centrodestra la responsabilità della crisi di governo. Ricostruiamo i fatti e poi le persone valuteranno. Il M5S non vota la fiducia su un provvedimento decisivo per il governo: il ddl "Aiuti". Draghi si dimette ritenendo impossibile continuare a governare con il partito di Conte. Nelle ore successive i grillini mandano a Draghi una serie di richieste irricevibili come condizione per continuare a collaborare. Su pressione di Mattarella Draghi ritira le dimissioni e si presenta in Parlamento. Il centrodestra unito si dichiara disponibile ad appoggiare un governo Draghi bis ma senza i 5 Stelle dato che le loro proposte sono ritenute incompatibili come lo stesso Draghi aveva denunciato. Sarebbe in effetti una pagliacciata ridurre tutto a tarallucci e vino. Il giorno precedente il voto, Draghi vede per una lunga ora Enrico Letta. Dopo le proteste del centrodestra, escluso dalle consultazioni, in serata ne sente i leader.
Si arriva a mercoledì. Anziché fare un discorso dialogante e di apertura, Draghi bacchetta insieme 5 Stelle e Lega, mettendoli sullo stesso piano, contestando fra l'altro le aperture di questa alle istanze dei tassisti. Il suo appare subito un discorso molto duro, del "prendere o lasciare", alla fine si dice però disponibile a proseguire anche con il partito di Conte smentendo se stesso. Gli sfugge che la politica è rappresentanza di interessi, mediazioni, dialogo. Un premier non eletto dai cittadini in una democrazia non può impedire a parlamentari eletti dai cittadini di mantenere canali di comunicazione con i loro elettori.
Fra l'altro la Lega ha sempre votato lealmente ogni provvedimento. Non altrettanto ha fatto il Pd che ha votato contro il governo sull'ex Ilva insieme con i 5 Stelle.
E si arriva allo show down finale che sa di vera e propria congiura. Nella ricostruzione del Corriere un gruppo di ministri avrebbe detto a Draghi: «Adesso dobbiamo fino in fondo. Devi mettere la fiducia sulla mozione Casini (ndr: eletto con la sinistra) e vediamo chi vota contro». La fiducia viene cioè posta sulla mozione della sinistra scartando così la mozione della Lega. Se si fosse voluto un esito positivo, un leader accorto avrebbe cercato o imposto una mediazione. Così si è messo invece nelle mani di chi gli ha teso una trappola. La sua è stata una scelta di campo che è sembrata una provocazione. In quella mozione si recuperavano fra l'altro i 5 Stelle, essenziali al Pd per cercare di vincere le prossime elezioni, e si davano a Draghi pieni poteri. Non solo. Negli stessi frangenti Franceschini e D'Incà si sarebbero rivolti a Conte con la famosa frase riportata sempre dai giornali: «allora rimaniamo così», blindando cioè l'appoggio esterno del M5S in modo da far naufragare la proposta del centrodestra. A quel punto Draghi accogliendo il suggerimento del Pd ha di fatto decretato la fine del suo governo. Solo ingenuità politica o condiscendenza ad un disegno per non assumersi la responsabilità della prossima legge di Bilancio?