Le (altre) vere ragioni dietro la crisi di Governo

Il duo Conte-Travaglio sta provocando la crisi in primo luogo per un meschino spirito di rivalsa e di vendetta per la sostituzione alla presidenza del Consiglio, in secondo luogo per la sponda offerta alla Russia di Putin

18.7. 2022 Fabrizio Cicchitto huff,post.it lett4’

Conviene cominciare dalla fine. Sia Conte-Travaglio, sia, a quanto sembra, Salvini-Berlusconi la fanno facile: mostrano tutti di pensare che l’eliminazione di Draghi da presidente del Consiglio e le conseguenti elezioni, che di fatto sospenderebbero le attività reali di governo da qui a novembre, siano una passeggiata semplice e facile.

Invece dovrebbero farli riflettere molte cose: la più ovvia è costituita dal contesto globale in cui ciò avverrebbe, con l’attacco della Russia non solo all’Ucraina, ma in modo diverso a tutto l’Occidente, con la pandemia tuttora in atto, con forti tendenze inflattive e recessive, con il rischio di sospensione di tutta l’attuazione del PNRR, con l’imprevedibilità di manovre speculative su titoli e su monete, con un debito pubblico arrivato a livelli elevatissimi (ma lo statista Conte sostiene anche un bello scostamento di bilancio).

A farli riflettere dovrebbero essere altre due cose: gli inusitati appelli di carattere internazionale perché Draghi mantenga la sua carica, l’incredibile mobilitazione della società civile con tutte le categorie economiche in campo e con una larga parte degli amministratori locali. Quest’ultimo elemento non preoccupa per nulla i partiti in una fase di crescente assenteismo?

Ma arriviamo a un punto fondamentale. Non è che in Europa c’è una valutazione elevatissima sulla qualità della nostra classe politica: purtroppo ciò che sta avvenendo conferma questo giudizio. Si può dire che esso può essere ricambiato, ma siamo noi stessi a metterci al centro dell’attenzione visto che stiamo provocando una crisi di governo. Allora, a dircela fino in fondo, finora Draghi ha anche svolto un ruolo d’ombrello nei confronti di una comunità internazionale che certamente per parte sua ha l’interesse che l’Italia non vada a rotoli, ma se è lo stesso sistema politico italiano, nella sua dissennatezza, a far fuori Draghi da presidente del Consiglio, il rischio è che a livello europeo e mondiale possa avvenire di tutto come riflesso sull’Italia, per di più considerando il contesto globale: la memoria di quello che è avvenuto nel 2010-2011 dovrebbe essere presente perfino a Conte, ma certamente a Berlusconi e a Salvini.

Ciò premesso, l’articolo di Sergio Fabbrini su IlSole24Ore di ieri, cifre alla mano, ha messo in evidenza la positività dell’azione finora condotta da Draghi, anche gli enormi problemi tuttora aperti, la profonda contraddittorietà (al netto della richiesta di bloccare l’invio delle armi all’Ucraina) fra le richieste economiche avanzate da Conte e la sostanziale decisione di provocare una crisi che ne renderebbe certamente impossibile la realizzazione. Ciò vuol dire che le ragioni di fondo per cui il duo Conte-Travaglio sta provocando la crisi sono ben altre: in primo luogo un meschino spirito di rivalsa e di vendetta per la sostituzione alla presidenza del Consiglio, in secondo luogo la sponda offerta alla Russia di Putin, cosa confermata sia dal fatto che il punto originario di rottura è stato proprio la contestazione dell’invio delle armi all’Ucraina scelta che può derivare solo da una collocazione chiara rispetto agli schieramenti esistenti nel mondo.

L’altro ieri Conte ha ribadito la sua posizione, la sua sfida e la sua provocazione, cosa che sta provocando all’interno stesso del Movimento 5 stelle forti reazioni al di là della scissione di Di Maio. Tutto ciò impone, a mio avviso, un cambio di paradigma perché di fatto il M5s in quanto tale non esiste più e non esiste più per una ragione profonda: c’è una parte guidata da Conte che è il partito della vendetta e del rovesciamento delle alleanza internazionali dell’Italia e invece esistono più componenti che rifiutano questo ruolo.

Allora, a mio avviso, Draghi deve rivolgersi al parlamento riproponendo la sua piattaforma europeista, atlantica, riformista facendo un discorso rivolto all’Italia e alla comunità internazionale e poi chiedendo il voto a tutti non facendo dipendere le sorti del governo da un Movimento 5 stelle che, come tale, non esiste più e che oramai ha più punti di riferimento da Conte, a Di Maio, a D’Incà. La concretizzazione istituzionale e politica di questo governo e la sua verifica parlamentare possono anche avvenire a più patti e ciò dipenderà molto anche dalle decisioni del capo dello Stato. Una cosa, però, non può avvenire perché ne uscirebbe squalificato tutto il quadro istituzionale e politico e cioè che, in presenza di questi drammatici problemi e di questa straordinaria mobilitazione delle società civile un governo che avesse la maggioranza in parlamento e nel paese si dimetterebbe piegandosi ai rancori e alle vendette di un personaggio che per di più molti osservatori qualificati reputano che stia giocando di sponda con chi sta puntando alla destabilizzazione dell’Italia, dell’Unione europea, dell’Occidente. Mi fermo qui. Poi è evidente che enormi problemi politici sono di fronte al PD e a quei Pangloss (primo fra tutti Boccia) che al suo interno hanno sbagliato completamente analisi su Conte e su una parte del M5s.

Tutto ciò, però, può essere fatto con relativa (certamente molto relativa) tranquillità se il Paese viene messo in sicurezza, non se esso viene lasciato in pasto alle battute di Medvedev che testimoniano il fatto che il gruppo dirigente putinista reputa che “la campagna d’Italia” grazie a Conte e ai suoi sgherri ha avuto successo.

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