Il vero segreto di Salvini è l’effetto Viminale

Il ministero dell'Interno è una formidabile macchina propagandistica. Non a caso lo occupò la Dc per tutta la Prima Repubblica. Ecco perché non stacca la spina al governo.

Gianfranco Rotondi 29 Luglio 2019 www.lettera43.it

Il Capitano gira l'Italia in campagna elettorale permanente sostenuto da forze dell'ordine, prefetti, questori

Premetto la mia stima per Matteo Salvini, animale politico se mai ve ne fu in una Terza Repubblica popolata di fighetti e bizzarri personaggi. Dunque il successo di Salvini è di Salvini, punto. Però c’è un aspetto, diciamo “tecnico”, di questa fortuna che non è stato ancora adeguatamente illuminato. È l’effetto Viminale, la più formidabile macchina elettorale e propagandistica della storia della Repubblica, Prima, Seconda e Terza.

DA SCELBA A MANCINO, FU OCCUPAZIONE DEMOCRISTIANA

Non c’era manuale Cencelli che distogliesse la Democrazia cristiana dal rivendicare il ministero dell’Interno. Il titolare del Viminale fu democristiano, sempre, da Mario Scelba a Nicola Mancino per tutta la durata della Prima Repubblica. Quel ministero significa una organizzazione territoriale poderosa e capillare, con un grado di lealtà verso lo Stato che genera un riflesso condizionato di empatia col capo palazzo, chiunque sia.

UN MINISTRO CHE VIAGGIA SEMPRE SUGLI ALLORI

Inoltre la polizia italiana è una eccellenza nel mondo, una delle poche istituzioni che veramente ci viene invidiata da Stati più potenti e meno sgangherati del nostro. Il risultato è che il ministro dell’Interno viaggia sempre sugli allori.

IN TANTI PASSATI DALL’INTERNO AL QUIRINALE

Pur nel tempo del terrorismo, il Giornale titolava “Cossiga vuol dire fiducia” e il ministro Cossiga rettificò: «Guido provvisoriamente una macchina oleata e perfetta, il merito non è mio». Parole sante: chi passa per il Viminale si giova di successi e popolarità forieri di più importanti approdi, si pensi a quanti ministri dell’Interno sono divenuti capi di Stato.

PERSINO MARONI VENIVA APPLAUDITO AL SUD

Il governo di cui feci parte aveva un bravissimo ministro dell’Interno, Bobo Maroni. In tempo di Lega secessionista lo invitai ad Avellino e Maroni fu accolto da 3 mila persone plaudenti a cui domandò se si trovasse in Irpinia o in Brianza. Questo è l’effetto Viminale. Salvini l’ha massimizzato all’ennesima potenza sfruttando tutte le sue possibilità comunicative.

SALVINI DELEGA E FA SOLO CAMPAGNA ELETTORALE

Il Capitano gira l’Italia in una infinita campagna elettorale sostenuta da poliziotti e prefetti, questori e carabinieri, involontari e indiretti supporter della più lunga e poderosa campagna elettorale della storia democratica del mondo. Mai si era visto un governante fare solo questo: delegare di fatto la gestione del ministero e dedicarsi a una campagna capillare, lunghissima e senza altri concorrenti in campo.

UN USO PERÒ PRIVATISTICO DELLE ISTITUZIONI

Chapeau, Salvini: al di là della disapprovazione democristiana per questo uso privatistico delle istituzioni, non posso che divulgare qui questo apprezzamento. Che spiega, in fondo, perché Salvini non stacchi la spina al governo: spegnerebbe la sua macchina elettorale, senza la garanzia di elezioni anticipate. Meglio andare avanti così, finché i sondaggi salgono, e la macchina del Viminale spinge in alto.

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