L'Italia non basta, ora Salvini vuole prendersi l'Europa

Pontida sembrava Woodstock. Ma dietro la narrazione “Peace and love” di Salvini, ci sono i grossi problemi politici coi Cinque Stelle. E la volontà di diventare leader di una “Lega delle leghe” europea

di Flavia Perina 2 Luglio 2018 - www.linkiesta.it

«La nostra Woodstock», la Woodstock della Lega, avevano detto. Ed è proprio così: il raduno di Pontida evoca la scena-clou di un film di una decina di anni fa, Aspettando Woodstock, con i benpensanti del paesino di Bethel decisi a fermare il raduno musicale con un blocco stradale armato di cartelli. I partecipanti, decine di migliaia, passano intorno al picchetto sorridendo e cantando, come acqua di fiume, senza nemmeno prendersi il disturbo di un'invettiva o di un battibecco. La Lega è in questo momento come quell'onda umana, apparentemente inarrestabile. Nel pieno della sua Summer of Love, non ha bisogno di azzuffarsi con i rivali. Non gli serve neanche citarli. Dal palco del “Buonsenso al governo” pochissime le battute sferzanti, nessun insulto, anzi «un bacione» ai vecchi nemici dei media, Eugenio Scalfari, Michele Santoro, Fabio Fazio. Zero riferimenti agli alleati-competitori del Centrodestra, a Silvio Berlusconi e a Giorgia Meloni. Roba passata, irrilevante.

Matteo Salvini ieri ha messo su una nuova carreggiata il partito delle ruspe e delle esibizioni muscolari consapevole della fase nuova in cui si trova. Il governo stenta a decollare. Le deleghe ai ministeri non sono ancora state attribuite. Non è pigrizia, ma obiettiva difficoltà nel braccio di ferro sotterraneo con M5S. Il racconto del co-vicepremier Luigi Di Maio su diritti sociali, lavoro precario, lavoro a termine, voucher, cozza contro le aspettative e le richieste dell'imprenditoria del Nord. L'intesa europea sui migranti siglata dal prof. Giuseppe Conte si sta sgretolando: la destra bavarese non la accetta, i “volenterosi” arruolati da Angela Merkel si squagliano come neve al sole. Insomma: usare lo spadone, in questa fase, è impossibile. A Pontida la semplice evocazione delle competenze del Viminale sui porti ha provocato una pizzuta precisazione del ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli, e si è sfiorato l'incendio.

E allora? Allora Peace and Love. La prima citazione di Salvini dal palco è un omaggio a Walt Disney («Se puoi sognarlo, puoi farlo»), e poi gli eroi italiani, il giudice Rosario Livatino, Adriano Olivetti e il suo straordinario modello di fabbrica, il crocifisso artigianale fabbricato da una donna vittima della tratta per un sacerdote di campagna, i diritti delle mamme lavoratrici, il no allo sfruttamento dell'utero in affitto, la preghiera per i morti con le cornamuse che suonano Amazing Grace, l'elogio della diversità, addirittura i caduti della Grande Guerra, e il rovesciamento dell'ideologia cattivista in una frase: «Stiamo lavorando per un'Italia più buona, con il sorriso...».

I maligni diranno che, sul sottofondo di questa svolta, si intravede il terrore di nuove stragi in mare che chiamino in causa responsabilità italiane, ma è un'interpretazione semplicistica. Salvini ha progetti più ambiziosi.

Nell'unico passaggio politico del suo intervento cita la prospettiva di un'internazionale sovranista, «una Lega delle Leghe», dice, che metta insieme tutti i movimenti «liberi e sovrani» del Continente in vista delle prossime elezioni europee. Probabilmente se ne vede già a capo. Ma un'operazione così passa attraverso il superamento del vecchio partito della rabbia: un recinto troppo stretto e minoritario per contenere il 30 per cento che i sondaggi attribuiscono oggi al Carroccio.

Il momento è propizio e a Matteo Salvini può riuscire quel che non è mai riuscito a Marine Le Pen: rompere la cintura sanitaria che ha emarginato la gran parte dei movimenti populisti nei Paesi fondatori dell'Unione, escludendoli da ogni possibile intesa di governo e persino dall'ordinario dialogo democratico. Il sovranismo ha agito finora condizionando le scelte dei partiti moderati, e obbligando un po' tutti a rincorrere il suo carro anche quando quel carro era molto piccolo e numericamente poco rilevante. Ma adesso potrebbe cominciare un'altra storia. Così come è caduto il Muro di Berlino, dice Salvini, anche il Muro di Bruxelles può essere abbattuto se la gente «scende dai divani, esce dalle case, se il popolo si muove». La frase è ambigua – che cosa si deve abbattere? Questo tipo d'Europa o l'Europa in quanto tale? – ma la canzone è chiara: We Shall Overcame, un giorno ne saremo fuori, come si diceva appunto all'epoca di Woodstock.

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