Tutti gli errori che la nuova sinistra dovrà evitare
- Dettagli
- Categoria: Italia
C'è un mondo di intellettuali, costituzionalisti, dirigenti, militanti, giovani e vecchi, che ormai sta elevando nuovi muretti per stare solo soletto a contemplare l’Italia in fiamme.
PEPPINO CALDAROLA, 31.5.2018 www.lettera43.it
La sinistra italiana dica basta alla guerra civile intestina
La sinistra è quella cosa in cui ogni tanto spunta qualcuno, più a sinistra di te, che ti vuole espellere. Non è il replay del partito che si rafforza epurandosi di staliniana memoria. È un’altra cosa, è la mutevole ricerca dei fondamentali che dovrebbero dire chi è di sinistra. Ma il “fondamentale” principale, quello che appare irrinunciabile, è che la sinistra deve essere cosa piccola, inconcludente, pura. Tutta la discussione che si sta svolgendo sul sovranismo, su Sergio Mattarella e sul «fronte repubblicano» (che brutto nome) ha preso questa caratteristica. Dovrebbe essere di sinistra una posizione che non manchi mai di misurare le proprie scelte sulla base di un forte e irrinunciabile europeismo.
Per quanto il mondo e l’Europa siano cambiato dai tempi di Altero Spinelli, l’ispirazione dovrebbe essere questa. L’Europa che c’è è stata costruita – per fortuna, comunque, qualcosa è stato costruito – con una prevalenza dell’impianto istituzionale a cui mancano ancora poteri e legittimità popolare e dentro regole economiche che hanno rafforzato i contraenti più forti. Volerle mutare, cioè approfondire il progetto europeo, è una posizione di sinistra. Il sovranismo è una posizione di destra. Comunque lo si declini e lo si motivi.
VOLER CAMBIARE L'EUROPA È DI SINISTRA. La cosa divertente è che il “sovranismo all’italiana”, di destra e di sinistra, non è neppure colmo di amor patrio perché esso, culturalmente, è anti-risorgimentale avendo allevato o avendo consentito lo sviluppo di una rete e di una cultura neo-borboniche che sono l’alimento per le posizioni anti-europee del Mezzogiorno (come sovrastruttura culturale del dramma del lavoro). l sovranismo di sinistra si è via via spostato dall’appoggio all’ala sovranista moderata rappresentata dal povero Luigi Di Maio a quella “cattiva” di Matteo Salvini e del professor Paolo Savona (avete letto bene, è il nome di uno dei banchieri più intruppati nell’establishment economico mondiale). Nel senso che ormai non si contano intellettuali, costituzionalisti, dirigenti, militanti, giovani e vecchi, che non diano ragione ai sovranisti di destra contro Mattarella.
Volerle mutare, cioè approfondire il progetto europeo, è una posizione di sinistra. Il sovranismo è una posizione di destra
Io difendo il capo dello Stato per tre ragioni. Perché è il capo dello Stato. Perché ha tutelato prerogative irrinunciabili come il non far stravolgere l’articolo 92, e perché Mattarella è l’uomo più lontano dall’ansia di potere che ho conosciuto. Poi discutiamo gli errori nella conduzione della crisi che hanno avuto tuttavia al centro un’ansia che i sovranisti iper-critici dimenticano. Il presidente della Repubblica non ha interpretato la parte dell’establishment che vuole fermare il mitico «governo del cambiamento» ma ha lavorato indefessamente per consentire alle due forze contrapposte, poi unitesi, di arrivare, senza sbreghi costituzionali, a formare un esecutivo ed è stato in particolare un tutor della forza anti-sistema più nuova, cioè il Movimento 5 stelle.
LE CRITICHE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. Secondo questo mondo di sinistra-sinistra, che ormai sta elevando nuovi muretti per stare solo soletto a contemplare l’Italia in fiamme, sarebbe stato opportuno accettare un ministro dell’Economia che in un weekend avrebbe potuto decidere la fuoriuscita dall’euro, un bipartito che eliminava le figure istituzionali del presidente del Consiglio (un puro cameriere) e del presidente della Repubblica e avrebbe portato al Viminale un personaggio ossessionato dalla xenofobia. Non ci sto.
Metto due punti in discussione che considero irrinunciabili per decidere se con questa sinistra sovranista il dialogo può restare in vita o è meglio andare ognuno per la sua strada. Il primo è la difesa della Costituzione, nella forma e nella sostanza. Avete votato No al referendum del 4 dicembre, rispettate il vostro No. Il secondo è il chiarimento attorno al tema dell’alleanza costituzionale larga. Vedo avanzare una tesi suggestiva che dice: prima facciamo la sinistra, poi rifacciamo una cosa che richiami il centrosinistra e tutto questo a condizione che Renzi non partecipi. È uno schema che rinnova le ferite invece di sanarle. L’altro schema prevede, invece, il riconoscimento di tre priorità: la prima è la difesa della Costituzione e delle istituzioni repubblicane, la seconda è che qualunque ipotesi di trattativa anche dura sull’Europa escluda in via di principio l’idea di starne fuori, la terza è che nell’alleanza, in questa arca, devono stare tutti.
LA VENDETTA DELLA STORIA SU RENZI. Vengo così, infine, al caso Renzi. È la vendetta della storia. L'ex segretario del Pd sosteneva che per la sinistra il tema impeditivo era Massimo D’Alema. Oggi scopre, a suo danno, che il tema impeditivo è la sua persona. Ho visto e anche partecipato a molte guerre a sinistra. Col senno di poi avrei evitato lo scontro feroce contro Craxi, ho cercato di far riaprire il dialogo fra Veltroni e D’Alema, mi sono sempre battuto contro la criminalizzazione di D’Alema. Oggi Renzi paga lo scotto della sua arroganza, dei suoi errori, della ansia di potere della sua squadra (simile a quella che sta attorno a Di Maio). Io credo che abbia governato non bene, ma per fare un solo esempio, il criticatissimo (anche da me) ministro Minniti è oro colato di fronte al futuro prossimo ministro Salvini, e così in altri ministeri.
Porre il tema che Renzi non possa dirigere una alleanza nuova avendo sfasciato la vecchia è un argomento serio e giusto. Porre la questione che bisogna sospingerlo fuori è una posizione politica criminale. Infine, Paolo Gentiloni e Carlo Calenda. Fra tanti chiacchieroni di sinistra questi due sono persone serie. Leggo che Calenda è rappresentato come uomo di Confindustria. Non c’è niente di male, ma se lo è spiegatemi perché lo abbiamo visto in prima fila a difendere i posti degli operai anche con particolare veemenza, mentre quelli di sinistra avevano da tempo smesso di dare volantini di solidarietà davanti alle fabbriche.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Commenti
Il problema è che c’è una sinistra che non si ritrova nella contrapposizione fra Europa liberale e anarchia sovranista. Infatti già si parla di una coalizione per rappresentare le varie anime della sinistra e qualcuno chiede a Pisapia di tornare in campo, ma forse può bastare Bersani. Da non credere ”.
RSS feed dei commenti di questo post.