Postelezioni. Perché la cura Di Maio-Salvini può aggravare i veri problemi dell’Italia
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L’Italia reale non è quella percepita. Dalla giustizia, alla produttività, passando per la burocrazia ecco le emergenze che devono essere risolte
di Claudio Cerasa 27 Marzo 2018 alle 06: www.ilfoglio.it
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Le elezioni dei presidenti di Camera e Senato, se mai fosse ancora necessario ricordarlo, ci hanno confermato che per il Movimento 5 stelle e la Lega di Salvini – e in parte anche per la Forza Italia del, per i grillini, non più impresentabile Cav. – la possibilità di trovare dei punti di incontro per provare a formare un governo è qualcosa in più di una astratta prospettiva scenaristica.
Il punto oggi, se vogliamo, non è più tanto il “se”, ma è il “come”, è il “con chi”, è il “per fare cosa”. Il “come” è probabile che si traduca con una formula di governo a tre (M5s e Lega e FI in qualche modo coinvolta). Il “chi” è presto per metterlo a fuoco ma la repubblica riservista dei Flick o dei Flock produrrà presto qualche notaio capace di garantire i partiti di protesta. Sul “per fare cosa”, invece, le cose si complicano e il vero dramma con cui dovrà probabilmente fare i conti l’Italia nei prossimi mesi, se non nei prossimi anni, è legato a un paradosso potenzialmente letale: i 5 stelle e la Lega hanno vinto le elezioni comprendendo meglio di altri le paure degli italiani ma le proposte che hanno offerto per rispondere a queste paure sono destinate a peggiorare gli stessi guai che hanno promesso di risolvere.
Nell’ultimo working paper presentato dal Fondo monetario internazionale sull’Italia, “Toward a Growth-Friendly Fiscal Reform”, è stato ricordato che le emergenze economiche del nostro paese oggi sono grosso modo queste: una burocrazia inefficiente (la Pa italiana secondo l’Ue a metà 2017 si collocava al 23esimo posto su 28 per efficienza); una giustizia civile non al passo con l’Europa (nel 2017, nell’ambito dei termini di durata dei giudizi, l’Italia ha scalato 69 posizioni nella classifica Doing Business, ma si trova ancora al 42esimo posto); una crescita inferiore rispetto alla media europea (nel 2017 è stata la più alta degli ultimi 7 anni, +1,4, ma l’Eurozona viaggia sul 2,5); una produttività insufficiente (nell’arco di tempo che va dal 1995 al 2015 la produttività in Italia è aumentata a un tasso medio dello 0,3 per cento, con una media europea del più 1,3 per cento); una disoccupazione giovanile superiore al resto d’Europa (17,9 per cento a dicembre nell’Eurozona, 31,5 per cento in Italia), un debito pubblico spaventoso e una concorrenza trattata ancora diffusamente come se fosse più una fonte di problemi che di opportunità.
Il paradosso con cui presto dovranno fare i conti i possibili azionisti di un governo populista è che gli strumenti proposti per governare la rabbia possono avere presa (e illudere) sul breve periodo ma sul lungo periodo rischiano di aggravare i problemi del paese. Entrambi, sia Salvini sia Di Maio, considerano una priorità più combattere contro l’Europa che occuparsi di migliorare la produttività italiana.
Entrambi considerano una priorità intervenire non per fare meno debito ma per farne molto di più (se vuoi abolire la riforma Fornero, 20 miliardi all’anno, fare il reddito di cittadinanza, 29 miliardi, aumentare le pensioni minime nella misura proposta da Salvini, 19 miliardi, il rapporto deficit/pil non dovrà essere come previsto dal Fiscal compact sullo 0,9 per cento ma dovrà essere quantomeno tra il 4 e il 5 per cento). Entrambi considerano una priorità occuparsi poco di come creare nuovi posti di lavoro e molto di come occuparsi di chi non lavora (il reddito di cittadinanza è stato sdoganato ieri anche da Salvini per la semplice ragione che il reddito di dignità proposto dal centrodestra in campagna elettorale era la fotocopia di quello grillino). Entrambi considerano l’attuale sistema giudiziario italiano non come un sistema inefficiente per la durata eccessiva dei processi ma come un sistema che i processi li fa durare troppo poco (Di Maio in campagna elettorale ha persino proposto di abolire la prescrizione) e non parliamo della concorrenza per entrambi simbolo dei disastri combinati dal neo-liberismo-sfrenato-e-imperante. Le combinazioni politiche tra i 5 stelle e la Lega sono infinite. Ma una cura Di Maio-Salvini, come ogni maggioranza che nasce per rispondere ai problemi di un paese più percepito che reale, è destinata non a risolvere ma ad aggravare i veri problemi dell’Italia. Chi vince le elezioni politicamente ha sempre ragione. Ma le idee sbagliate non diventano giuste solo perché maggioritarie. E prima o poi qualcuno dovrebbe far notare che il problema del legittimo governo lepentastellato non è se si può fare ma, purtroppo, cosa potrà fare.
Commenti
lorenzo tocco 27 Marzo 2018 - 10:10
Mi fa piacere che si evidenzi come uno dei problemi principali dell'Italia la crescita inferiore alla media europea, ditelo anche a Marco Fortis, che da tempo immemore conciona su tutto per dire quanto siamo bravi e belli ma glissa sempre su questo aspetto. Poi sarebbe ora di chiarire una volta per tutte che l'Italia reale è quella che vivono quotidianamente i cittadini, alle prese con burocrazia, ospedali, clandestini, lavoro. Se vado dai carabinieri per denunciare una truffa sul web alla vigilia di Natale, non si può rispondere di tornare dopo l'Epifania perché il maresciallo non c'è. E' solo un esempio (che mi è capitato). Questa non è percezione, è realtà. Per tornare al tema principale su cosa possono fare Lega+5S: spero niente, nel senso che non governino insieme, se non per rifare la legge elettorale e tornare al voto. Non vedo Salvini fare da junior partner a Di Maio, deve prima concretizzare la leadership nel cdx. In questo senso allora meglio un governo 5S+PD (bye bye PD)
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Rispondimauro 27 Marzo 2018 - 10:10
Ho idea, caro Cerasa, che il sorpasso di Salvini su FI sia stato in parte dovuto al timore che Fi non fosse sufficiente tosta per contrastare non solo quelle che io definisco le "cirinnate" che non hanno entusiasmato tutti, ma sopratutto immigrazione e ius soli. Non parliamo poi di quelli che hanno letto il Suo consiglio di, una volta vinte le elezioni, lasciare Salvini e allearsi con il PD, che non gradivano l'ipotesi.
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Rispondigiantrombetta 27 Marzo 2018 - 09:09
Mi scusi, Cerasa, tutto giusto tutto vero. Ma cosa dobbiamo fare? E soprattutto cosa si può fare? Personalmente credo l’unica alternativa seria e democratica, di certo non portatrice di alcun sconquasso come dimostrato in altri non secondari paesi dell’Eurozona, sarebbe il tornare alle urne anche con l’attuale folle Rosatellum, scritto per parare il culo al Pd in primo luogo. In fondo saremmo ad un ballottaggio sui generis perché, dati alla mano, gli elettori (tutti) sarebbero chiamati a scegliere se farsi governare dal centro destra o dai 5 stelle, pena il caos, ovvero il probabile evento di una Troika stante gli obblighi europei. Tertium non datum, se non il pasticcio da lei delineato. Se ricorda l’avevo previsto che purtroppo sarebbero mancati i numeri per un governo di grossa e sofferta coalizione Pd /Fi, alla tedesca, ovvero un Nazareno bis da voi un tempo remoto auspicato. Forse era meglio una campagna editoriale volta a far votare per piuttosto che a far votare contro.
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Rispondicarlo.trinchi 27 Marzo 2018 - 08:08
Direttore, non governeranno mai insieme. I 5S mai con Berlusconi e lei lo sa. Faranno, dopo fiumi di parole, un governo a tempo per una nuova legge elettorale e poi al voto. Tra un anno con le europee? Forse. Sul resto aria fritta. Solo che l’altra metà del cielo che non li ha votati è senza patria politica e senza leader. A questo guardi direttore e non che così come sono non possono governare e mantenere quanto detto. Se toccano le pensioni restano fulminati da se stessi così come il reddito di cittadinanza senza coperture che non siano demagociche. Se invece si pensa di fermarli con governi cosidetti responsabili sarà Mattarella che creerà caos non i 5S o Salvini in doppio petto. Lo scarto di differenza di Mattarella dovrebbe essere quello di chiedere una legge elettorale che vada oltre se stesso. Qui sta il grande statista, presidente e perché no, Leader lungimirante. Ci lavori e ci rifletta.