Postelezioni. I partiti non conoscono chi vota
- Dettagli
- Categoria: Italia
Pur di mandare a casa gli altri votano persino la Raggi
Domenico Cacopardo, 24.3.2018 www.italiaoggi.it
C'è molto su cui meditare in materia di risultato elettorale del 4 marzo. Il molto che emerge dal rapporto Ipsos 2018, presentato in questi giorni. Si tratta di una sorta di geografia delle emozioni. Cioè di quei sentimenti non razionali che spesso motivano gli uomini nelle loro decisioni. Se si esplora, anche brevemente, questa geografia emergono subito l'abissale insipienza dei dirigenti dei partiti politici tradizionali (a esclusione della Lega) e, strettamente connessa, la modernità comunicazionale dei 5Stelle (che viaggiano su un aereo supersonico mentre gli altri su un biplano monomotore), da un lato e dall'altro la diffusione dall'Alpe alle Piramidi di due sentimenti: l'insoddisfazione e l'incertezza.
L'insoddisfazione sulla condizione attuale (alcune regioni sono sulla via del ritorno ai livelli precrisi del 2008, ma la maggior parte ne è lontana) e la mancanza di riferimenti per il futuro. Il medesimo messaggio dei 5Stelle è un messaggio passatista, rivolto ai soggetti presunti responsabili dell'insoddisfazione e alle loro decisioni, entrambi da rimuovere: lotta alla casta, abrogazione di leggi essenziali per gli equilibri economico-finanziari del Paese e per il suo sviluppo sociale (non percepito affatto o giudicato insufficiente) come la legge Fornero, il Jobs act, l'obbligo di vaccinazione (collegato agli interessi «sporchi» delle case farmaceutiche). Su questo terreno, il centro-destra ha compiuto un passo in avanti annunciando la flat tax e il rimpatrio di 600 mila stranieri.
Trattandosi di emozioni, non rilevava la circostanza che la «ragione» militasse a favore di alcune scelte e di alcuni uomini. Rilevava soltanto la necessità di quietare il rancore, dando ai portatori di esso la speranza che tutto sarebbe cambiato utilizzando lo strumento prospettato, i 5stelle o la Lega. Posto in questi termini, ciò che è accaduto dal 4 dicembre del 2016 al 4 marzo 2018 è un atto di accusa nei confronti di tutti coloro che, collocati in posizioni, in schieramenti e in responsabilità diverse da quelle occupati dai 5stelle e dalla Lega non hanno avuto la sensibilità e, soprattutto, la capacità professionale di dedicarsi alla conoscenza del contesto sociale nel quale stavano operando, e di cercare risposte adatte alla tempesta emozionale che attraversava il Paese. Né a riflettere sugli strumenti, tenuto conto che Casaleggio (padre) aveva messo in campo un aereo supersonico, il web, che con «fake and true news» arrivava a un pubblico diffuso e generava un effetto moltiplicatore tale da raggiungere anche coloro che non erano, in partenza, raggiungibili.
La strumento ha avuto ragione dei contenuti, visto che è servito a raccogliere le emozioni e a dare loro una risposta irrazionale, ma emozionalmente soddisfacente. Vale la pena di riflettere sul caso Raggi. L'amministrazione capitolina è nel caos e non riesce a superare la prova dando una minima risposta alle richieste dei romani. La stessa sindaca è un ectoplasma, cioè un personaggio inconsistente, incapace di esprimere un concetto politico di un qualche fondamento. Eppure, a Roma, i 5Stelle hanno tenuto, dimostrando che ciò che la gente, il popolo delle emozioni, chiede loro non è capacità di governo ma un voltapagina totale, che allontani il passato e, demonizzandolo, occulti il presente.
Naturalmente, oggi si presenta la questione del governo del Paese e delle sue difficoltà. La lune di miele tra Grillo, Casaleggio e Di Maio e il loro elettorato durerà il tempo di uno slot piuttosto breve. E l'insoddisfazione (dopo la consegna di alcuni simbolici scalpi come i vitalizi degli exparlamentari – peraltro aboliti dal governo Monti '11/'13- e poco altro) tornerà a essere il sentimento più diffuso in Italia. Finché, tuttavia, non emergerà qualcuno, a destra o a sinistra (ma queste categorie concettuali sono obsolete e non più applicabili al futuro) capace di intercettarla e darle una risposta al presente e al futuro correremo il grosso rischio di una disgregazione traumatica, nella quale la violenza farà la sua tragica comparsa.
I mesi scorsi hanno mostrato l'insufficienza di Renzi (per immaturità) e di Berlusconi (per eccesso di maturità) e archiviato ciò che restava del vecchio Pci. Questi che ci apprestiamo a vivere archivieranno gli altri, giacché alle difficoltà note, sta per aggiungersi la cessazione del «Quantitative easing» e quindi il ritorno ai tassi alti e alla competizione tra stati (con effetti immediati sullo spread nazionale): un complesso di negatività non maneggiabili dai vecchi e dai nuovi dirigenti. La medesima forza di un'imprenditoria che ha continuato a crescere e a competere, un «asset» di cui dovremmo essere orgogliosi, sarà trasformata in oggetto di ludibrio da parte di coloro che non hanno spirito di intrapresa, cultura, disposizione al sacrificio.
Siamo una grande Nazione? Se lo siamo stati, oggi non lo siamo più. La ricostruzione può cominciare domani, intorno ai volenterosi che non mancheranno di sostenere una proposta giusta, quando ci sarà.
di Domenico Cacopardo www.cacopardo.it