Postelezioni. Presidenza della Camera a M5s ma non per diritto
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La frase ritorna più volte in bocca ai dirigenti pentastellati. Peccato che non sia chiaro donde scenda questa loro certezza, o sicumera, di aver diritto alla massima carica di Montecitorio.
di Marco Bertoncini 17.3.2018 www.italiaoggi.it (Il sito opact è protetto da antivirus e malware F-SECURE
La presidenza della Camera spetta a noi. La frase itorna più volte in bocca ai dirigenti pentastellati. Peccato che non sia chiaro donde scenda questa loro certezza, o sicumera, di aver diritto alla massima carica di Montecitorio.
Ovviamente non esiste alcuna norma costituzionale. La prassi medesima è lontana, lontanissima da identificare partito di maggioranza relativa e attribuzione della presidenza della Camera. Nel 1968 e nel '72 il partito più forte era di gran lunga la Dc: a presiedere Montecitorio andò il socialista Pertini. Nel '76 la Dc era ancora il primo partito: però presidente della Camera fu il comunista Ingrao. Nel '79, nell'83 e nell'87 la Dc era sempre il partito più votato: eppure per ben tre legislature presiedette Montecitorio la Iotti (Pci). Nel '92 fu applicata la dottrina cinque stelle, nel senso che a capo dei deputati fu scelto Scalfaro (Dc), ma per poche settimane, perché dopo la sua elezione al Colle gli succedette il pidiessino Giorgio Napolitano. Col '94 arrivano le coalizioni e a presiedere la Camera è da allora un rappresentante della coalizione più votata, ma di solito non del partito maggiore dell'alleanza: la leghista Pivetti nel '94, il centrista Casini nel 2001, poi il rifondarolo Bertinotti e, ancora in carica, la sinistra Boldrini.
È opinione convergente che al M5s sarà assegnata la prima poltrona della Camera. Ciò, tuttavia, non sarà in virtù di una spettanza d'incerta origine, aprioristicamente invocata. Sarà frutto di un'intesa politica, addobbata da velami istituzionali, e quasi certamente tenuta distante da intese per il governo che, oggi come oggi, non paiono né immediate né chiare. Dipenderà proprio da uno di quegli accordi di cui finora i grillini avevano orrore.
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