1-De Luca e le giuste ragioni sull'aggressione mediatica e pseudo-giornalistica

2-. Qualcuno pensa davvero che un corrotto, al momento del saldo, o dell’anticipo, non voglia vedere i soldi e si accontenti del contenitore?

di Claudio Cerasa e Massimo Bordin 20 Febbraio 2018 alle 08:33 www.ilfoglio.it

In uno stato di diritto non ancora corrotto dalla morale grillina, un cittadino che fa ricorso a mezzi non ordinari per indurre alcuni reati commette un reato punito dall’articolo 322 del codice penale

Al direttore - Ho ascoltato Vincenzo De Luca, governatore della Campania, parlare, a proposito del servizio giornalistico di FanPage in cui è rimasto coinvolto il figlio Roberto, di “Operazione squadristica e camorristica”. Non staremo esagerando?

Marco De Martino

In uno stato di diritto non ancora corrotto dalla morale grillina, un cittadino che fa ricorso a mezzi non ordinari per indurre alcuni reati – e che ammette candidamente di aver chiesto e non ottenuto l’autorizzazione della magistratura per svolgere il ruolo di agente provocatore – commette un reato punito dall’articolo 322 del codice penale: istigazione alla corruzione. In uno stato di diritto non ancora corrotto dalla morale grillina, un cittadino accusato di aver commesso un reato è sempre innocente fino a sentenza definitiva, anche se fa De Luca di cognome. In uno stato di diritto non ancora del tutto sputtanato, politici, intellettuali e scrittori, dopo essersi fatti delle legittime domande sull’opportunità da parte di un politico di parlare di argomenti che non gli competono e di ricevere persone sospette, prima di buttare gratuitamente letame addosso a un’altra persona dovrebbero ricordarsi che cosa vuol dire condannare un uomo prima ancora che lo facciano i magistrati. Nel 2016, la Saviano e Associati considerò un’indagine rivolta all’ex consigliere regionale campano Stefano Graziano come il simbolo di una politica che “non riesce più a capire quando diventa partner della camorra”. Le accuse a Graziano poi caddero, l’ex consigliere regionale venne assolto, ma la cricca dei gazzettieri delle procure non solo non ha mai chiesto scusa a Graziano ma oggi è lì in prima fila sorridente e spensierata a spiegarci che l’unico stato di diritto che conta è quello che permette di fare uno status condivisibile, perché riflettere costa fatica, mentre sputare non costa nulla. Quando Vincenzo De Luca parla di una “operazione camorristica e squadristica” esagera. Quando parla di una “campagna di aggressione mediatica pseudo-giornalistica” ha perfettamente ragione.

2- BORDIN LINE. Appunti per Fanpage: quelle di giornalisti e poliziotti sono professioni diverse

Qualche precisazione sugli agenti provocatori e l'inchiesta sul figlio di De Luca

di Massimo Bordin 19 Febbraio 2018 alle 19:57 foglio

Appunti per Fanpage: giornalisti e poliziotti sono lavori diversi

L’agente provocatore non è una figura ambigua. E’ molto peggio, può causare o causarsi danni irreparabili. Concretamente però è utile. A patto che sia un tecnico del ramo, capace di muoversi come un equilibrista sul filo. Sarà impopolare dire che non è cosa da giornalisti ma da poliziotti, che sono due mestieri diversi, ma è forse necessario. Evitiamo per favore di invocare il “giornalismo di inchiesta”. E’ già abbastanza sputtanato. L’inchiesta giornalistica fatta collazionando intercettazioni e atti giudiziari è mera compilazione di verbali di questura e di procura, talvolta rimessi in italiano ma non sempre. Manca solo che, superata la mansione degli addetti stampa, ora arrivino quelli che si mettono a fare gli agenti provocatori. Per farlo sul serio, ad esempio, bisogna maneggiare denaro, non valigette vuote come abbiamo letto. Qualcuno pensa davvero che un corrotto, al momento del saldo, o dell’anticipo, non voglia vedere i soldi e si accontenti del contenitore? Chi può crederlo? Eppure una scena così era descritta dai giornali di lunedì. Piuttosto, in un libro pubblicato nel 1999 veniva descritta una brillante operazione condotta col metodo dell’agente provocatore. In “Corruzione ad alta velocità”, scritto da un giornalista, Sandro Provvisionato, un ex magistrato, Ferdinando Imposimato, e un avvocato, Pino Pisauro, si raccontava come i carabinieri riuscirono a infiltrare uno di loro, che si spacciava per imprenditore corrompibile, nel giro dei camorristi che, oliando politici locali, lucravano tangenti per la Tav Roma-Napoli. Arrivarono arresti e prove. Ma non era fanpage.it, era il Ros di Mario

 

Mori, quello che i “giornalisti di inchiesta” oggi vogliono in galera.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata