Grasso, il Pd gli scrive: "Guadagni tanto, ridacci i soldi".
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Anzaldi a Libero: "Una brutta ombra" Deve ancora 83.250 al partito che lo aveva eletto, il Pd
di Elisa Calessi, 29 Dicembre 2017 29.12.2017 www.liberoquotidiano.it
Grasso, il Pd gli scrive: "Guadagni tanto, ridacci i soldi". Anzaldi a Libero: "Una brutta ombra"
Si chiude la legislatura, ma il caso Grasso continua. E si aggiungono nuovi capitoli. Riassumiamo le puntate le precedenti: Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, denuncia il fatto che il presidente del Senato, da poco a passato a Liberi e Uguali, deve ancora 83.250 al partito che lo aveva eletto, il Pd, non avendo mai pagato la quota mensile che gli eletti si impegnano a versare. Libero, alcuni giorni fa, racconta come Grasso, unico tra i vertici dello Stato, non si è mai applicato, peraltro, il tetto dei 240mila euro, obbligatorio, grazie a una norma del governo Renzi, per i dirigenti della pubblica amministrazione: pubblichiamo l'ultima dichiarazione dei redditi in cui compariva un reddito da lavoro dipendente di 320mila euro. Oggi il nuovo capitolo.
“Pietro Grasso, lo stipendio del presidente del Senato: guadagna più di Sergio Mattarella. Nel modello 730 del 2014 il presidente Grasso aveva dichiarato, alla voce «redditi di lavoro dipendente», 340mila euro. In quello del 2015, ha raggiunto 340.790 euro. Quest' anno, nella dichiarazione riferita all' anno 2016, 320.530 euro. Non si è mai adeguato, infatti, al tetto di 240mila euro che le altre cariche dello Stato hanno rispettato”
Bonifazi, dopo il pezzo di Libero, torna a bussare alla porta del nuovo leader di Liberi e Uguali. Scrive una seconda lettera a Grasso, pubblicata oggi su Repubblica: "Ridacci i soldi, è la sintesi, tanto più che non ti mancano, visto che non ti sei mai applicato il tetto dei 240mila euro". La vicenda, però, non è solo un fatto tra tesoriere ed ex iscritto. A indignarsi, infatti, chiedendo che sia saldato il debito al più presto, è Michele Anzaldi, deputato del Pd e componente della Vigilanza Rai.
Quella di Grasso, dice Anzaldi a Libero, è "una caduta di stile, che getta un'ombra su una grande personalità: non soltanto il presidente Grasso è l'unica carica istituzionale a non rispettare il tetto da 240mila euro allo stipendio cui il primo ad adeguarsi è il presidente Mattarella, ma è anche in arretrato con i soldi che tutti gli eletti Pd in parlamento devono al partito. Speriamo che questa storia si possa sanare prima possibile". Continua Anzaldi, spiegando che "le quote al partito sono dovute per statuto e sono ancor più necessarie nel momento in cui i dipendenti sono in cassa integrazione dopo lo stop dei finanziamenti pubblici ai partiti. Sorprende che una persona simbolo di legalità e rispettosa delle regole come Grasso ancora non si sia messa in ordine coi regolamenti". E sul mancato adeguamento di Grasso al tetto agli stipendi della pubblica amministrazione, Anzaldi aggiunge: "Abbiamo faticato molto a far applicare a tutti gli enti pubblici il tetto da 240mila euro. Basti vedere cosa è successo in Rai, dove si sono attaccati a qualsiasi cavillo pur di sforare. Dispiace che un brutto esempio agli italiani che tirano la cinghia arrivi proprio dalla seconda carica dello Stato. Grasso avrebbe fatto bene ad adeguarsi anche lui, come Mattarella, al limite". Arriverà una risposta?
Qui pezzi della lettera di Bonifazi: "È cosa spiacevole dovere insistere ma sono tante le ragioni che dovrebbero spingerti a onorare questo impegno: non esiste nessun motivo giuridico, politico o di opportunità per non pagare. Scriverti mi resta davvero difficile, ma la questione non posso né eluderla ne rinviarla ulteriormente . Mi riferisco alla quota da te dovuta al partito in ragione della tua elezione al Senato tra le file del Pd. Capisco che trattasi di somma ingente, poco più di ottantamila euro, ma non così esosa da non poter essere onorata. Peraltro ho letto proprio in questi giorni che non hai neanche il problema del tetto dei 240 mila euro. Mi sembra giusto che tu dia il buon esempio per i lavoratori in difficoltà. Se lo fai, il tuo gesto spingerebbe tutti gli altri deputati e senatori transitati dal Pd in Mdp a onorare i propri impegni