Un Grasso prodiano archivia la Cosa Rossa
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La sua piattaforma politica in fondo non propone riforme rivoluzionarie ma la ricomposizione di uno status quo ante .La Cosa rossa, fatevela da soli.
PEPPINO CALDAROLA, 21.12.2017 www.linkiesta.it
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La sua piattaforma politica in fondo non propone riforme rivoluzionarie ma la ricomposizione di uno status quo ante in cui i democrats ritornino in una casa provvisoria in attesa di poter rimodernare quella di prima.
Stiamo assistendo alla morte del Pd
Voi che volevate la Cosa rossa, fatevela da soli. Come il grande amore. La Cosa rossa sembra essere diventata il demonio da scacciare, l’approdo infernale, il luogo politico da cui tenersi lontano. Pietro Grasso, presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali, è l’ultimo ad aver escluso tassativamente che la formazione che nascerà unendo formazioni, in verità nate molto rosse, cioè Articolo1 , Sinistra Italiana e Possibile, possa scegliere quel “coloraccio” così respingente. In verità i tre ragazzi (Speranza, Fratoianni e Civati), che ci hanno fatto due cosi così in questi anni facendoci sentire molto spesso non sufficientemente di sinistra, hanno subito escluso al presidente di volergli proporre quella cosa là. Mai sia.
Quelli di noi, esterofili maledetti, che si erano sognati leader e movimenti che parlassero la stessa lingua di Podemos, di Corbyn, del caro Bernie Sanders e persino di quel pasticcione di Melenchon, devono rassegnarsi. La ricreazione è finita
Allora mettiamoci un punto. Facciamocene una ragione. Non è neppure per questa volta. La rassegnazione in certi momenti è una virtù poltica se viene vissuta come rinuncia a un obiettivo per un altro più ravvicinato. Il presidente Grasso ha delineato una fisionomia di partito abbastanza chiara. Vuole un partito che appunto non sia né rosso né rossiccio, che acchiappi di qua e di là, che combatta le diseguaglianze, che cerchi di riprendere i voti dei 5 Stelle scappati di casa e quelli dei futuri fuggitivi del Pd. Se avesse detto, nell’intervista del 19 dicembre a Massimo Franco, che nella sua testa c’era l’idea di «unire i riformismi» mi sarebbe venuti ricordi recenti.
I DUE RAGIONAMENTI DI GRASSO. Tutto ciò che sto raccontando con acribia a volte urticante mi serve a predisporre un ragionamento attorno alla virtù che rivela la scelta di Pietro Grasso e le sue parole. Non c’è nulla di quello che io mi aspettavo (devo essermi sbagliato, forse ho perso una puntata della scissione), ma c’è molto altro, molto di più. La piattaforma Grasso, che dovrà tuttavia essere accompagnata da un buon voto elettorale, ragiona realisticamente attorno a due condizioni che la realtà porta a galla: che dopo il voto non ci sarà alcuna maggioranza per fare un governo e che il Pd prenderà una botta – ma io non mi rallegro – da stordirlo e indurlo a cambiare strada.
A quel punto una forza che assomiglia al progetto prodiano, appena appena più spostata a sinistra, potrebbe mettersi al centro della scena. Lo stesso Grasso potrebbe essere al centro della scena. In fondo non propone riforme rivoluzionarie ma la ricomposizione di uno status quo ante in cui i democrats ritornino in una casa provvisoria in attesa di poter rimodernare quella di prima. È la sinistra di governo, ragazzi. Non amo questa formula preferendole quella di sinistra “al “ governo, ma questo siamo stati capaci di creare dopo la rottura nel Pd. I figli di un dio ostinatamente minore si sono affidati nelle mani esperte di un uomo serio che potrebbe far tornare le cose a posto anche grazie alla propria immagine rassicurante. Speriamo bene. Sennò poi dopo ci tocca fare un ’68 e non abbiamo più l’età.
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Fiore. Grasso si Grasso. Niente fiori insomma ma opere di fede e affidarsi al destino. Una nuova religione della vecchia sinistra irrealista.