Polvere di Cinque stelle

Dalla scalata di Di Maio al francescanesimo che non c’è. Litigi, cattiverie, insoddisfazioni. L’altra storia del Movimento raccontata da due ex collaboratori di Grillo e Casaleggio

di Redazione 8 Settembre 2017 alle 06:09  da www.ilfoglio.it

Esce oggi il libro di Nicola Biondo e Marco Canestrari sui Cinque stelle, “Supernova. Come è stato ucciso il Movimento 5 Stelle”. I due autori conoscono bene il Movimento: il primo ha diretto l’ufficio comunicazione del M5s alla Camera dei deputati dall’aprile 2013 al luglio 2014, il secondo, informatico, ha lavorato alla Casaleggio Associati dal 2007 al 2010 occupandosi, fra le altre cose, anche del blog di Beppe Grillo. Il Foglio ha estratto alcuni passaggi rilevanti sulla vita e la storia del partito del Casalgrillo, ricche di contraddizioni politiche e di certificazioni del bluff a cinque stelle

L’anarchismo dei 5 stelle è durato poco. E il “desiderio di essere come tutti” ha prevalso. Chissà come sono state rendicontate certe spese...

“Nico’, esci dal bunker, stasera vieni a cena da me”. E’ la voce di Dario Tamburrano, attivista di lungo corso, definito da Grillo “un offshore” perché è uno che non le manda a dire. Nonostante questo, con i buoni uffici di Roberta Lombardi è candidato alle Europee, tra i più votati sul Blog. A cena da lui, con la moglie Laura, donna intelligente e sveglia, spero di allentare la tensione. Li considero amici. “È finito il diktat sulle tv vedo” mi dice. “E’ una buona cosa, ma forse stiamo esagerando. Abbiamo aperto le gabbie…”. “Sì” dice Dario “ma voglio raccontarti una cosa. Rocco mi ha portato in studio (Tamburrano è odontoiatra, nota del Foglio) un sacco di parlamentari. Per tutti sbiancamento dei denti e cura delle carie. Per me va bene, ma quel fare untuoso, questa cura davvero eccessiva della forma. Mi sbaglierò, ma sento una strana aria in giro. Sai dirmi cosa sta succedendo, che cosa ne pensi, la senti anche tu?”. “Dalla rivoluzione culturale allo sbiancamento dei denti, il passo è breve”.

La selezione della classe dirigente è uno dei problemi del M5s, che in Parlamento ha mandato persone che credono alle scie chimiche, alle sirenette, ai microchip sottopelle installati dai governi contro il proprio consenso. Tuttora il bar di Star Wars.

“A preoccupare i due fondatori era il gruppo parlamentare. Che qualcosa non aveva funzionato a dovere Grillo lo diceva in pubblico e Casaleggio in privato. ‘Abbiamo un dieci per cento di Scilipoti, è normale...’., riferendosi a uno dei politici più ‘folkloristici” prodotti dalla politica italiana. “Il gruppo parlamentare non è all’altezza’. Così mi disse Gianroberto. Era un’autocritica al metodo che i due leader avevano messo in pratica per selezionare i candidati che quasi non conoscevano”.

“Non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta”, dicono le canzoncine dei Cinque stelle. Ma, parafrasando Andreotti, i soldi logorano chi non ce li ha.

“Siamo agli inizi di maggio 2014. Impazza la campagna elettorale. Mi raggiunge in ufficio un deputato. Poi una sua collega. Non vogliono parlare l’uno di fronte all’altro, è evidente. Lui esce. “Dimmi, cosa succede?”. “Poche sere fa Beppe era a Roma. Eravamo a cena, sai che lui non riesce mai a stare solo, ha sempre bisogno di una specie di corte intorno”. La guardavo per spingerla ad arrivare al punto. E il punto arrivò. “Incalzato da una serie di racconti di alcuni miei colleghi, ha detto una cosa che mi ha lasciato stupefatta. Con la vita di merda che fate a Roma tremila euro sono pochi…”. Rimase in silenzio. E anche io. Si era rotto il tabù. [... ] Se oggi qualcuno mettesse a paragone l’entità delle restituzioni di quel periodo con quelle odierne, capirebbe tutto. Le rendicontazioni – prive di qualsiasi controllo e autoreferenziali – sono insieme arma e luogo del delitto del francescanesimo, della lotta ai privilegi, del MoVimento. Oggi quasi tutti i parlamentari hanno uno stipendio in busta di circa tremila euro ma ne percepiscono tra i settemila e i diecimila al mese per le spese. E si definiscono francescani”.

Il sonno della (presunta) meritocrazia a Cinque stelle produce mostri. E coach tv.

“Le elezioni? Le abbiamo perse per il look lugubre di Casaleggio con il suo cappellino e le battute fuori luogo di Grillo sulla vivisezione del cane di Berlusconi e i processi popolari da intentare contro politici e giornalisti”. Al di là del cattivo gusto circa il riferimento al copricapo di Casaleggio, dietro quelle parole c’era un mondo. Per scoprirlo bisogna partire da chi quella frase l’aveva pronunciata. Si trattava di Silvia Virgulti, inviata da Casaleggio nel gennaio precedente a Roma per curare la comunicazione paraverbale dei parlamentari. Sulla stampa veniva definita – con molta enfasi vista la sua totale mancanza di conoscenza del mezzo televisivo – coach tv. Ma soprattutto era – ed è – la compagna di Luigi Di Maio. Lui era al corrente di quello che avrebbe detto la sua ragazza, lo condivideva, lo avevano deciso insieme?”.

A un certo punto, la botta d’autocoscienza pervade anche qualche ex membro del direttorio.

“‘Nicola, per favore puoi venire qui nel mio ufficio?’. Pochi minuti dopo con altri colleghi sono da Roberto Fico. E’ furibondo, ci investe con un fiume di parole. ‘Ma dove stiamo andando? che cosa stiamo diventando? Io certe cose non le penso e non le dico! Ma tu, voi non avete niente da dire? Stiamo diventando venditori di slogan, buffoni da mettere davanti alle telecamere. Non è questo quello che dobbiamo fare...’. Rimaniamo a lungo con lui. Riproviamo gli step della preparazione da fare perché vada tutto bene. Poi arriva Rocco (Casalino, ndr) e tra mille svolazzi fa indossare una camicia nuova a Roberto. Tra poco le telecamere lo aspettano”.

(continua) 

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