Un appoggio esterno degli Mdp al governo
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Finora gli scissionisti non hanno quasi mai negato la fiducia, sia pure con riluttanze e assenze. La loro posizione è sostanzialmente l'appoggio esterno
di Marco Bertoncini, 9.9.2017 da www.italiaoggi.it
Sì alla nota di variazione del def, trattativa sulla legge di bilancio. Così si prospetta il prossimo comportamento parlamentare dei demoprogressisti. I loro voti sono essenziali al Senato per superare i 161 costituzionalmente previsti sulla variazione al def: sarebbe un simil voto di fiducia, aggravato dalla maggioranza speciale.
Finora gli scissionisti non hanno quasi mai negato la fiducia, sia pure con riluttanze e assenze. La loro posizione è sostanzialmente l'appoggio esterno, anche se contano un viceministro (Filippo Bubbico, all'Interno) mai segnalato come prossimo a lasciare l'incarico. Sono in maggioranza, tali si considerano, però intendono far valere il loro peso, che in buona sostanza si traduce in una certa tranquillità per il governo a palazzo Madama.
Se nei confronti del Pd, e di Matteo Renzi segnatamente, vogliono serbare una distanza che potrebbe apparire incolmabile, verso il governo sono più cauti. Tuttavia ogni distacco dai democratici giova loro: almeno, così ritengono. Le polemiche con Giuliano Pisapia, specie quelle condotte da Massimo D'Alema, vanno in una direzione schiettamente elettorale, quindi identitaria. Il Mdp deve apparire come una formazione schierata a sinistra, senza compromessi centristi.
Rientra in tale prospettiva politica il rifiuto di convergere sul candidato scelto da Leoluca Orlando (personaggio estraneo al Pd) come candidato alla presidenza siciliana, rifiuto motivato dalla confluenza degli alfaniani. Il Mdp resta fuori del Pd, per condizionarlo, ma contro i possibili alleati centristi dello stesso Pd. La trattativa sul futuro governo è anticipata dalle pressioni per segnare una visibile presenza demoprogressista nella formazione del bilancio.
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