Abbattuti 300 mila ulivi a favore del fotovoltaico

Può una grande, costosa opera internazionale essere bloccata, nella parte italiana, da un giudice che sentenzia: intanto vi fermate poi deciderò se si può procedere o se si debbono fermare i lavori?

 di Carlo Valentini , da ItaliaOggi.it 11.4.2017

Può una grande, costosa opera internazionale essere bloccata, nella parte italiana, da un giudice che sentenzia: intanto vi fermate poi deciderò se si può procedere o se si debbono fermare i lavori? Si chiama «sospensiva», tutto regolare. Quindi il problema non è tanto la discrezionalità di un magistrato ma un ordinamento giuridico che si dimostra inadeguato alle esigenze di una società che dovrebbe stare al passo coi tempi. Un giorno di stop a un'opera tanto complessa è un costo che ricade sul committente e, infine, sulla società, cioè su tutti noi. Le grandi opere vanno vagliate in tutti i loro aspetti ma quando le certificazioni, da quelle geologiche all'impatto ambientale, sono regolari occorre riuscire a procedere senza intoppi.

Oggi, tra comitati e burocrazia, non si costruirebbe neppure l'Autostrada del Sole. Poi vale la pena ricordare le accese polemiche sull'alta velocità ferroviaria, opera che si è rivelata fondamentale per la mobilità ma la cui costruzione è stata una via crucis tra ricorsi alla magistratura e manifestazioni di varia natura. Stesso copione per la Torino-Lione: quando sarà terminata e il Paese ne trarrà beneficio ci si dimenticherà della fatica (e della lentezza) a procedere contro i tanti espedienti usati per cercare di fermarla.

All'estero le nuove infrastrutture corrono in fretta, da noi marciano ad ostacoli. E non è che negli altri Paesi non vi siano vincoli e non si vigili sulla loro corretta realizzazione. Ma sono gli organismi tecnici a decidere, considerando anche le esigenze locali, e non si impantanano in un percorso tortuoso e dispendioso costellato da cavilli burocratici e giudiziari.

Ciò che sta avvenendo in Puglia è paradossale. Un gasdotto che attraversa impunemente Grecia (550 chilometri), Albania (215) e mar Adriatico (105) è da qualche giorno bloccato (in Italia è lungo 8, sì proprio otto chilometri) per ordine del tribunale amministrativo perché c'è chi si oppone ai lavori per estirpare 211 ulivi, che poi saranno rimessi al loro posto, sui 60 milioni di ulivi censiti nella regione. Dove sono stati abbattuti 300 mila ulivi per fare posto alle maxi-aree destinate al fotovoltaico. Questi ultimi ulivi non hanno trovato difensori e sono stati abbattuti nel disinteresse generale.

L'Italia ha fame di infrastrutture, volàno essenziale se un'economia vuole crescere, con vantaggi per la ricchezza e l'occupazione. Senza grandi opere saremo sempre più poveri e disoccupati.

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