Roma, faida continua la faida Lombardi Raggi. Tutte le magagne del partito-setta

1-Virginia Raggi perde un altro pezzo 2- Il motivo: comportamento non adeguato ai principi grilleschi, cioè del Capo. Cambia anche chi vota per le Comunarie. Non solo i residenti ma tutti i grillini d’Italia

Di Marco Zonetti eGiuseppe Vatinno,  Affaritaliani, 17.3.2017

Virginia Raggi perde un altro pezzo, il M5s riporta un’altra débacle nell’ambito dell’amministrazione, dimostrando ancora una volta la propria inadeguatezza a governare un municipio, figuriamoci un comune, figuriamoci la Capitale, figuriamoci l’Italia.

Paolo Pace, presidente dell’Ottavo Municipio, lo stesso di due dei “quattro amici al bar”, ovvero l’ex vicesindaco Daniele Frongia e l’ex caposegreteria Salvatore Romeo, si è dimesso dopo una accanita polemica e una guerra interna iniziata fin dal suo insediamento nel giugno 2016.

Il casus belli che avrebbe ufficialmente scatenato verso Pace l’odio dei grillini, fra cui molti dei suoi stessi consiglieri, viene identificato nell’annosa questione della riqualificazione dei mercati generali, una grande opera, per citare il Fatto Quotidiano, “che ha i contorni della speculazione” e che era già costata l’allontanamento di due assessori. L’opera urbanistica, sostenuta dal minisindaco e avallata dalla giunta Raggi, ha alimentato le ire dei grillini più ortodossi, sfociando in proteste, sit-in con interventi della Digos, e mille riunioni di bocciofila in cui si sono infine decise le sorti di un Municipio cruciale per Roma, quello che comprende la Garbatella e la Montagnola, Roma 70, e il quartiere Ostiense.

Ma il destino dei mercati generali è il motivo di facciata delle dimissioni di Pace. Quello vero va fatto risalire alla solita faida tra Virginia Raggi e Roberta Lombardi, che – con queste dimissioni di un uomo vicino alla rivale – segna un altro punto a suo favore nella guerra interna che le vede avversarie. I consiglieri municipali che hanno voltato le spalle a Pace sono infatti tutti dell’ala lombardiana, fedelissimi di colei che è stata messa da parte nella corsa alla poltrona di sindaco quando ha vinto la Raggi contro il suo protégé Marcello De Vito, penalizzato da un dossier creato ad arte per screditarlo (e affossare lo strapotere della Lombardi).

Il caso Pace s’inserisce insomma nella classica dinamica del “regolamento di conti interno” al M5s, dinamica che finisce per danneggiare la cittadinanza di ogni amministrazione guidata dai pentastellati. L’Ottavo municipio è infatti soltanto uno dei tanti problemi dell’avventura romana della Raggi e tutti temono un pericoloso effetto domino.

Le reazioni alla scelta drastica del presidente grillino dell’Ottavo Municipio – che ha a disposizione venti giorni per ritirare le dimissioni – sono perlopiù unanimi nella maggioranza e nelle opposizioni, e sembrano scongiurare la possibilità di Pace di tornare sui propri passi.

Il lombardiano Paolo Ferrara, capogruppo pentastellato al Campidoglio, definisce la decisione “un atto di profonda irresponsabilità politica” e invita caldamente Pace a non “mettersi a fare il piccolo politico, di salire su un carro diverso da quello che l’ha portato alla guida del VIII Municipio. Sarebbe un alto tradimento della fiducia che i cittadini gli hanno assegnato sotto l’egida del MoVimento 5 Stelle“. Paolo Ferrara è lo stesso che, qualche tempo fa, dichiarava che il gruppo consiliare dell’Ottavo Municipio era “compatto e determinato nel portare avanti il lavoro sul territorio”. Come si cambia per non morire, insomma. 

"Dopo 9 mesi di disastri, divorato dal suo stesso rancore e incalzato da un'opposizione seria e puntuale", dichiarano invece dall’opposizione Andrea Catarci, ex Presidente dell’Ottavo, assieme al consigliere Amedeo Ciaccheri, "cade il M5s del Municipio Roma VIII e si dimette il Presidente M5s Paolo Pace. Sono stati 9 mesi di disastri sul territorio, con servizi fondamentali chiusi, associazioni e comitati minacciati nei loro spazi e nelle loro attività, manutenzione urbana ridotta, urbanistica ignorata, piccoli tentativi di clientela a cui si è rinunciato solo perché scoperti".

Il PD, tramite i consiglieri capitolini Marco Palumbo e Ilaria Piccolo, parla invece di “psicodramma" risultato di un aggregato di gruppi senza un programma, riflesso di quanto avviene al Campidoglio. "L’assenza di un qualsiasi progetto di governo e di sviluppo della Città è scaduto inevitabilmente nella conflittualità personale anteponendo alle vicende soggettive gli interessi più generali dei cittadini e della Capitale”.

Mentre la già consigliera del gruppo misto Alessandra Bonaccorsi, commenta: “Le dimissioni di Paolo Pace non mi stupiscono affatto. Quando dovetti subentrare io in Municipio, Pace capeggiava il gruppo di attivisti 5 Stelle verbalmente violenti che voleva VIETARMI di entrare come Consigliera. Ma io almeno non ho deluso i cittadini e ho lavorato costantemente per loro, mentre l’amministrazione pentastellata si è subito disgregata tra faide e lotte interne a danno dei residenti”.

Da Forza Italia la condanna sul caso Pace è lapidaria: “Ancora una volta i cittadini romani vedono una città dalle mille potenzialità umiliata dall’incompetenza e dall’ideologia di un partito-setta come i cinquestelle”, è la dichiarazione congiunta degli esponenti forzisti romani Buonincontro, Baccarelli, Barbato, Bordoni e Foglio.

Un partito-setta che, tra veleni, coltelli, rese dei conti interne, correnti e faide, sta distruggendo Roma e mettendo sotto scacco l’intero Paese.

2- Marika Cassimatis: l'ultimo pasticcio a Genova. Lo dice Grillo

Di Giuseppe Vatinno, Faaritaliai

L’ultima dal M5S viene proprio dalla base del fondatore e cioè quella Genova portuale e proletaria che da sempre è stata di sinistra.

La grillina Marika Cassimatis viene eletta dalla base e Grillo le toglie l’utilizzo del simbolo perché il suo candidato, tal Luca Pirondini è stato sconfitto alle mitiche “comunarie”.

Il motivo: comportamento non adeguato ai principi grilleschi, cioè del Capo. Cambia anche chi vota per le Comunarie. Non solo i residenti ma tutti i grillini d’Italia

Il tutto naturalmente, nella migliore tradizione a cui ci hanno abituato i grilli, e cioè faide familiari con mamme “pasionarie” a polemizzare e a stracciarsi le vesti per le cattiverie fatte ai pargoli.

Perché “uno vale uno” “ma io so io e voi nun siete un…” come dice appunto il Marchese del Grillo omonimo del Federale ligure.

Ma questa, come ormai sanno anche i bambini dell’asilo, è solo una delle innumerevoli perle di una collana che sta diventando una catena di ferro al collo del Movimento. Quello che emerge è un quadro di assoluta inaffidabilità dovuta a impreparazione, supponenza ed incapacità. Un mix micidiale che ha portato a far precipitare Roma nel caos più assoluto.

Decisioni prese e contraddette poche ore dopo (si veda ad esempio il caso dello Stadio a Tor di Valle), assessori nominati e saltati come birilli ancor prima di insediarsi, confusione, pressappochismo congenito, bugie a raffica, avvisi di garanzia nascosti o elusi.

È questo il vero elemento che fa paura di un Movimento che potrebbe essere chiamato a governare l’Italia e non stiamo facendo alcune considerazione politica ma solo funzionale.

Che accadrà se i Cinque Stelle proporranno una “Raggi d’Italia” che non sa e non capisce cosa debba e cosa possa fare? Possiamo permettercelo data la situazione di una crisi che è passata in tutto il mondo tranne che da noi (che siamo l’ultima nazione per crescita del Pil nella Ue).

Categoria italia

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