Renzi sfida il partito del 2018 e apre alle primarie per andare a votare subito

Il segretario non vuole anticipare il congresso ma è pronto a concedere alla minoranza del Pd la possibilità di competere per la leadership

Vignetta Vincino

di Redazione Foglio1 Febbraio 2017 alle 18:04

Il precedente è quello del 2012 quando il Pd guidato da Pier Luigi Bersani, dopo mesi di discussioni e polemiche, decise di dare il via libera alla candidatura di Matteo Renzi alle primarie per scegliere il candidato leader della coalizione di centrosinistra. Lo statuto dei Democratici, infatti, prevede la coincidenza tra la figura del segretario e quella dell'aspirante premier. Non c'era quindi posto per un altro esponente del Pd. Ma Bersani alla fine accettò, vinse le primarie contro il "rottamatore" e poi guidò la coalizione alla "non vittoria" del 2013.

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Oggi la situazione è diversa. Dopo la sentenza della Corte Costituzionale il caos regna sovrano. Non si sa se e come i principali partiti si presenteranno alle elezioni. Si costruiscono e smontano alleanze nel giro di ore. Si minacciano scissioni e si sognano nuovi Ulivi. Ma ancora in fondo la questione è la stessa di cinque anni fa. Bersani lo ha detto in un'intervista all'Huffington Post: "Se Renzi forza, rifiutando il congresso e una qualunque altra forma di confronto e di contendibilità della linea politica e della leadership per andare al voto, è finito il Pd". Tradotto dal politichese: o si fa un congresso o si fanno le primarie per il candidato premier.

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Matteo Renzi ha già detto che il congresso non si farà prima della data fissata. Ma, pur di andare al voto subito e non nel 2018, è pronto a concedere le primarie per scegliere il candidato premier.  A quanto risulta al Foglio l'apertura verrà ufficializzata nelle prossime ore, forse già stasera quanto il presidente del Pd, Matteo Orfini, sarà ospite di Bianca Berlinguer su Rai Tre. Basterà per placare i tormenti della minoranza?

Categoria Italia

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