Persino il Cnel adesso chiede più soldi

Domenica scorsa si è votato in una trentina di parti d'Italia per gli organismi sovracomunali che, secondo la legge Delrio, debbono prendere il posto delle province.

 di Carlo Valentini  ItaliaOggi, 10.1.2017

Domenica scorsa si è votato in una trentina di parti d'Italia per gli organismi sovracomunali che, secondo la legge Delrio, debbono prendere il posto delle province. Si è trattato di elezioni di secondo grado, cioè i consiglieri comunali delle aree interessate hanno deciso chi di loro farà parte del nuovo organismo. Ma a sancire l'intoccabilità della legge avrebbe dovuto essere la riforma costituzionale. Dopo la sua bocciatura, com'era prevedibile, sono incominciate a levarsi le voci di chi vuole il ritorno ai vecchi enti, con tanto di voto popolare lo stesso giorno delle urne aperte per i comuni, com'è avvenuto fino al 2013.

Anche il Cnel, che doveva essere cancellato dalla riforma Boschi, rimane in vita e lo scampato avverso destino è festeggiato con la richiesta di un maggiore contributo economico pubblico «per migliorarne l'efficacia». C'è poi il senato, per il quale tutti andremo allegramente a votare nella seconda parte dell'anno o nella prima del 2018.

Di riforma costituzionale (ma non si sarebbe dovuto, secondo gli avversari del referendum, rimetterci le mani in poche settimane?) non si parla più. Tutto procede come prima, anche nell'agenda politica: per mesi, ilpaese è stato inchiodato sulla riforma istituzionale, adesso i partiti sono concentrati sulla riforma elettorale. Con buona pace dei tagli alla spesa improduttiva, della necessità di una politica economica di sostegno alle imprese dinamiche, di interventi per le fasce di popolazione in povertà, dell'avvio di una strategia per affrontare l'immigrazione. No, l'ombelico del mondo politico è, ora, la riforma elettorale.

 

Il paradosso è che, prendiamo le Province, chi contesta la loro rinascita è chi ha propagandato il No al referendum. Mentre alcuni opinionisti hanno ricominciato a scrivere sugli alti costi della politica dopo che avevano spiegato che la riforma andava bocciata, escludendo pure che essa avrebbe rappresentato solo un primo passo e quindi si sarebbe potuta in seguito migliorare. L'analisi del voto ha registrato che si è trattato in larga parte di una scelta dettata dall'antipolitica. Con la conseguenza però che la vittoria sta determinando, com'è ovvio, effetti contrari, cioè la restaurazione.

È stata data una lezione all'egocentrismo di Matteo Renzi ma adesso ci ritroviamo con le province a un passo da essere resuscitate, con gli uffici del Cnel baldanzosi, con le truppe dei politici pronte a darsi battaglia per un seggio al senato. L'antipolitica ci ha condannato a un'overdose di politica.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata