Nuovo sondaggio internazionale di Ipsos in 40 Paesi sui Pericoli delle Percezioni.

Si  dimostra ancora una volta quanto le persone abbiano idee errate a proposito di diversi fatti che fanno parte del nostro scenario sociale. Proiezioni 2020: musulmani in Italia  malapena al 5%

Perils of Perception 2016 15 Dic 2016 ipsos.it

In Italia siamo convinti che un cittadino su 5 nel nostro paese sia musulmano, quando la realtà è che lo è soltanto uno su 25. Pensiamo anche, sempre sbagliando grossolanamente, che entro il 2020 un terzo (!) della popolazione italiana sarà musulmana, quando le proiezioni indicano che raggiungeremo a malapena il 5% .

L’Italia è il Paese delle abitazioni di proprietà, circa tre quarti degli italiani risiede in una casa che possiede ma, ancora una volta, interrogati su questa informazioni, gli italiani stessi tendono a sottostimare il dato di più di 10 punti percentuali. Con uno scostamento simile, ma di segno opposto, ci immaginiamo che la spesa sanitaria annualesia il doppio (18%) di quanto in realtà è (9%).

 

Dove risultiamo invece meglio informati? Sbagliamo di un soffio sulla consistenza della popolazione attuale (dichiarando in media circa un milione di abitanti più del reale) e siamo anche piuttosto bravi a stimare quel poco di crescita della popolazione che le statistiche ufficiali proiettano da qui a 35 anni, nel 2050.

Più difficile appare invece l’esercizio di stima a proposito delle convinzioni espresse dai nostri connazionali; Ipsos ha reperito tre dati di un precedente sondaggio sull’accettabilità morale di alcuni temi di attualità: l’omosessualità, i rapporti fuori dal matrimonio e l’aborto.

Per i primi due casi, gli italiani intervistati da Ipsos tendono a giudicare i propri connazionali come ben più rigidi di quanto non si siano dichiarati, stimando che la quantità di coloro che ritengono omosessualità e rapporti prematrimoniali moralmente inaccettabili, siano il doppio della realtà.

Diverso il caso dell’aborto, dove opinioni e dichiarazioni sostanzialmente coincidono.

Tutto sommato, un quadro non omogeneo, che tuttavia posiziona l’Italia nella “top ten” dei Paesi più accurati nelle stime, in compagnia, tra gli altri di vari Paesi del Nord Europa – Svezia, Norvegia, Germania, UK, Paesi Bassi, - nonché del sud est asiatico – Malesia, Australia, Corea del Sud.

 

Vero è anche che il quadro generale mostra ancora una volta un mondo in cui le paure incidono sulla stima dei fatti e sull’idea di intolleranza,un mondo in cui i fatti oggettivi perdono la capacità di incidere sulla formazione dell’opinione pubblica, lasciando il posto alle emozioni e ai convincimenti personali e in cui vige ciò che gli psicologi definiscono “analfabetismo numerico emotivo”: una incapacità di ragionare attraverso numeri e fatti su ciò che tocca le nostre corde emotive, su ciò che temiamo o che consideriamo – a torto o a ragione – una minaccia. Non a caso, gli errori di stima più significativa riguardano ancora una volta l’incidenza dei musulmani sulla popolazione, in un anno – come il 2016 – caratterizzato dalla grande crisi migratoria e dalla palese incapacità delle istituzioni di farvi fronte, se non con interventi di carattere emergenziale.

 

È così che causa ed effetto interagiscono in modo bidirezionale, con le preoccupazioni a informare l’errata percezione e le percezioni errate a generare ulteriore preoccupazione.

Ne consegue il limitato potere che i fatti hanno nel correggere le percezioni errate. La riflessione di  Daniel Khaneman – esperto di scienze comportamentali che vengono in supporto alla nostra comprensione di questi schemi – a proposito di Brexit  è illuminante “L’impressione principale che se ne ricava … è che le ragioni dell’exit sono fortemente emotive. Le motivazioni a supporto sono quanto meno strane: sono riflessioni di breve portata, basate su irritazione e rabbia. Ma sono sufficientemente potenti da lasciarci immaginare un esito favorevole al Brexit”

E forse c’è di più che non le emozioni ad inquinare la comprensione dei fatti:  l’evoluzione ci ha programmati per ricordare meglio le esperienze negative, perché in tempi remoti la sopravvivenza era legata alla capacità di interpretare il rischio.

Pertanto, i fenomeni alla radice dei dati raccolti in questo sondaggio sono alla fin fine presenti da sempre, potremmo persino dire che sono preistorici.

Non a caso gli Oxford Dictionaries hanno scelto la post-verità (post-truth) come parola dell’anno: se raccontare il falso sul contributo monetario della Gran Bretagna in Europa può incidere sul voto o se riportare il testo della norma per smontare il mito del Presidente del Consiglio mai eletto dal popolo italiano, non serve a far capire il funzionamento delle elezioni nel nostro Paese è perché non è importante la fonte, o il fatto, ma il livello di emotività con cui la notizia viene accolta.

Il contesto in cui avvengono le comunicazioni è profondamente e irrimediabilmente cambiato e alimenta emotività ed errate percezioni. La frammentazione dei mezzi,  la pervasività dei social, l’attitudine a filtrare autonomamente i messaggi, la propagazione delle bufale, contribuiscono a rendere fertile il terreno su cui esse fanno presa.

Categoria Italia

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