La stessa quota di elettori votò Pd e adesso il Sì
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Ciò significa che, mediamente, la stessa quota di elettori del Pd alle Politiche del 2013, ha votato «Sì» sulla riforma di Renzi (gli analisti fissano i due corni tra i due terzi e il 90%).
di Franco Adriano Italiaoggi 10.12.2016
I flussi del voto al referendumcostituzionale hanno messo in luce un'impressionante corrispondenza con il voto alle elezioni politiche del 2013, quelle, per intendersi, in cui il Pd tentò di smacchiare il giaguaro (Berlusconi) candidando Bersani e finendo ghermito da Grillo. Da un lato, il fronte del «no» con sinistra Pd, Sel, Rc, Forza Italia, Lega e M5s, che nel 2013 ottennero il 59,7% di consensi rispetto al 59,11% del 4 dicembre.
Dall'altro quello del «Sì» con il Pd e gli alleati centristi: scorporando la sinistra si arriva alla stessa soglia raggiunta dal «Sì» al referendum (40,9%). Ciò significa che, mediamente, la stessa quota di elettori del Pd alle Politiche del 2013, ha votato «Sì» sulla riforma di Renzi (gli analisti fissano i due corni tra i due terzi e il 90%).
Anche gli elettori di M5s, Forza Italia e Lega nord hanno seguito mediamente le indicazioni dei loro leader votando «No». Certo, ciò non vale per le singole aree geografiche: quelle più ricche e benestanti d'Italia hanno votato di più per il «Sì», mentre quelle disagiate e più povere, dove i giovani in difficoltà sono in gran numero, hanno votato maggiormente per il «No», proprio come ha messo in luce ItaliaOggi sovrapponendo lo spoglio delle urne all'indagine sulla Qualità della vita.
Non stupisce neppure che gli over 50, con qualcosa in più da difendere, abbiano votato più massicciamente per il «Sì», mentre i giovani abbiano espresso la loro protesta con un proverbiale «No». Piuttosto, al fine della ripresa di un percorso che a detta dei più dovrà passare per le elezioni, bisogna riconoscere che la battaglia non poteva in alcun modo essere vinta da Renzi. Con i se e con i ma, oggi si può affermare che, per vincere la partita delle riforme, sarebbe stato più importante per Renzi non eleggere Mattarella e salvare il Patto del Nazareno: avrebbe mantenuto i voti Pd e si sarebbe accaparrato anche quelli di Berlusconi.
Tuttavia, al di là delle manfrine correntizie di Palazzo di queste ore che lo fanno apparire più debole, il premier può affermare che gli elettori del Pd in stragrande maggioranza sono per lui e anche che le aree più avanzate del paese sono in favore della sua azione riformatrice. Non è un patrimonio trascurabile. Renzi batte Salvini a Milano, Bersani a Bologna e tiene il M5s a bada a Torino, punta di diamante grillina. Per il Pd trovare un sostituto non è facile.
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