C'è chi vuole la riforma ma non Renzi. E chi vuole Renzi ma non la riforma. I pro e i contro

Gli indecisi hanno molte ragioni L'importante è non lasciarsi sconfiggere dalla complessità

 di Claudio Petruccioli ,larivistaintelligent,  Italia Oggi 29.11.2016

Sì, la spinta ad addentrarmi sul serio nella «terra degli indecisi» me l'ha data una pagina di La Stampa. Il mio consiglio è: quando devi votare in un referendum, prima di tutto guarda bene la materia su cui sei chiamato a pronunciarti. Giusto! Però, anche nei referendum non votiamo sotto una campana di vetro.

Abbiamo addosso tutto quello che ci succede intorno, vicino e lontano; e non possiamo fare a meno di chiederci quali saranno gli effetti, vicini e lontani, del nostro voto. Non è che vogliamo «buttarla in politica»; semplicemente abbiamo gli occhi aperti e non siamo scemi. Il «cambiamento»: e chi non lo vuole? Anche con questo referendum è il tema largamente dominante. Però, non è facile. Cambiare cosa? La Costituzione o Matteo Renzi? Tutt'e due, con questo solo voto, non si può.

Insomma, il 4 dicembre la voglia di cambiamento può far diventare strabici, può paralizzare. A votare tranquilli, senza lacerazioni e sofferenze, saranno solo

a) quelli che vogliono cambiare la Costituzione e, invece, non vogliono cambiare Renzi ( i SI' senza se e senza ma)

b) quelli che non vogliono la riforma della Costituzione, ma vogliono assolutamente cacciare Renzi. (i NO senza se e senza ma)

Quanti sono questi fortunati che si avviano all'urna come a un happy hour? Guardatevi intorno e dite voi. Tutti gli altri, per una ragione o per l'altra, sono «indecisi», come dicono i sondaggi e i commenti. E la parola prende anche una piega sgradevole, come indicasse una imperfezione se non una vera e propria malattia: dell'animo (poco coraggio) o dell'intelletto (sostanzialmente idiota). Io non sono un «indeciso»; i miei due obiettivi (sulla Riforma e su Renzi) sono allineati, quindi il mio voto li centra agevolmente entrambi. Ma non penso sia stupido o confuso chi vorrebbe centrarne uno evitando l'altro. La Riforma e Renzi sono effettivamente due questioni diverse, e non è automatico avere le stesso atteggiamento (positivo o negativo che sia) verso l'una e l'altro; l'incertezza, dunque, non è dovuta a debolezza cerebrale degli incerti, ma alla oggettiva complessità della scelta da fare.

Chissà quanti ne avrete sentiti anche voi: «Vorrei dare un sostegno a Renzi, ma non me la sento di approvare la Riforma»; ovvero «questa Riforma è necessaria, ma non voterei mai Renzi». E, allora, cosa fare? Se vedete le cose così, è evidente che qualunque decisione vi lascerà, contemporaneamente, soddisfatti e insoddisfatti. Se siete stati chiari e onesti con voi stessi, constaterete che la soddisfazione sarà (almeno un po') superiore all'insoddisfazione. Una cosa mi sembra da evitare: dichiarare forfait per sottrarsi al fastidio della scelta, e non presentarsi al seggio. Non pretendo di insegnar nulla a nessuno; mi sembra, però, che se c'è un modo per essere sicuramente insoddisfatti, senza provare alcuna soddisfazione, sia questo.

Ho la sensazione che, mentre ci avviciniamo al gran giorno stia occupando la scena un terzo protagonista, oltre alla Riforma e a Renzi; molti lo chiamano populismo e non capisco perché, visto che si tratta di Beppe Grillo e dei suoi. Non pochi cominciano a temere che un loro NO possa dare più forza a questo terzo soggetto. Non sorprende; macerarsi sull'alternativa Riforma-Renzi per accorgersi a cose fatte di aver messo un tigre nel motore grillino senza volerlo, sarebbe davvero paradossale. Così, la questione si complica ulteriormente, come sempre quando si passa da due a tre. A meno di non ricorrere a un rimedio molto empirico. Se sei incerto fra due fattori devi soppesarli con grande cura e ti può essere difficile capire se la bilancia pende da una parte; ma se interviene un terzo sul quale non hai dubbi, l'equilibrio si rompe 

Categoria Italia

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