Grano addio, crollo dei prezzi. Molte aziende verso la chiusura
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Tuttavia non è la prima volta che il mercato del grano si caratterizza per marcati fenomeni di quella che oggi si definisce spesso “volatilità” dei prezzi
Affaritaliani 25.11.2016
Le cronache recenti trasmettono l’allarme degli agricoltori italiani per il “crollo” dei prezzi di vendita della produzione di grano: i ricavi non sono più sufficienti a compensare i costi, molte aziende rischiano di “chiudere”, tante altre abbandoneranno la coltivazione di grano, soprattutto nel Mezzogiorno, in particolare del grano duro che, proprio nel nostro Paese, rappresenta la materia prima per la produzione della pasta, eccellenza del Made in Italy agroalimentare che alimenta una quota consistente del nostro export di settore.
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Le cronache recenti trasmettono, come mai in precedenza, l’allarme degli agricoltori italiani per il “crollo” dei prezzi di vendita della produzione di grano: i ricavi non sono più sufficienti a compensare i costi, molte aziende rischiano di “chiudere”, tante altre abbandoneranno la coltivazione di grano, soprattutto nel Mezzogiorno, in particolare del grano duro che, proprio nel nostro Paese, rappresenta la materia prima per la produzione della pasta, eccellenza del Made in Italy agroalimentare che alimenta una quota consistente del nostro export di settore.
Tuttavia non è la prima volta che il mercato del grano si caratterizza per marcati fenomeni di quella che oggi si definisce spesso “volatilità” dei prezzi. Al contrario, la volatilità è ormai la regola, anche per effetto di una crescente globalizzazione degli scambi governata, più che da condizioni economiche obiettive (rapporto fra produzione e consumi), da strategie commerciali. In particolare, gli agricoltori italiani, singoli o associati nelle Organizzazioni di Produttori, sono ancora scarsamente protagonisti nel governo dello stoccaggio che è gestito da operatori guidati da interessi spesso diversi da quelli dei produttori primari.
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