Divisi a Roma, vicini a Strasburgo: l’inedita sintonia tra 5 Stelle e Pd

In Europa hanno votato nello stesso modo nel 65% dei casi

Elaborazione grafica: Centimetri-La Stampa

il 19/11/2016 alle ore 09:49 MARCO BRESOLIN BRUXELLES

Sarà l’aria di Bruxelles, o forse quella di Strasburgo. Saranno i sentimenti di identità nazionale che emergono quando si è all’estero. Eppure Pd e Movimento Cinque Stelle, lontano da Roma, non sembrano così distanti. In Italia non passa giorno senza scontro, soprattutto ora che siamo in campagna elettorale per il referendum. Quando sono seduti nell’aula dell’Europarlamento, due volte su tre Pd e M5S sono d’accordo. Incredibile?Non secondo l’analisi di VoteWatch ed Elif Lab, che ha messo sotto la lente le posizioni dei partiti italiani in una serie di votazioni chiave. Sia al Parlamento italiano, sia a quello di Bruxelles.

I dati parlano chiaro: nel 65% dei casi, Pd e M5S hanno votato nello stesso modo. Quando invece - sullo stesso tipo di votazioni - in Italia le percentuali sono esattamente opposte: solo il 40% di votazioni comuni.

Per capire cosa ci sia dietro questo riavvicinamento, VoteWatch ed Elif Lab hanno quindi messo a confronto il comportamento dei deputati (e senatori) con quello degli eurodeputati chiamati ad esprimersi sugli stessi temi, in modo da tastare la «coerenza» dei partiti dentro e fuori i confini nazionali.

I numeri dicono che le posizioni dei grillini in Europa sono molto simili a quelle mantenute a Roma.

Lo stesso si può dire per esempio della Lega e della sinistra radicale, ma non del Pd che a Strasburgo sembra essere molto più spostato a sinistra. Basti pensare che qui nell’80% dei casi gli eurodeputati dem hanno votato come i loro colleghi eletti con la lista Tsipras. E nonostante questi ultimi facciano parte della opposizione nell’Eurocamera (i dem sono invece uno dei tre pilastri della maggioranza insieme con popolari e liberali).

Probabilmente la delegazione italiana nel gruppo socialista si sente le mani più libere rispetto ai colleghi romani, visto che l’analisi ha rilevato come «tendano spesso a votare contro politiche controverse e poco popolari, come per esempio le sanzioni alla Russia, il rinnovo per l’autorizzazione per la commercializzazione del glifosato, le politiche di austerità o la vendita di armi all’Arabia Saudita». Temi che a Roma vedono il Pd schierato in altro modo, molto meno barricadèro. 

Anche dall’altra parte dell’emiciclo succedono cose curiose. Prendiamo Forza Italia e Ncd, il partito di Alfano. Una volta facevano tutti e due parte del Pdl, ma dall’autunno del 2013 la scissione li ha proiettati su due fronti diametralmente opposti. Almeno in Italia, dove soltanto nel 25% dei casi votano allo stesso modo. Tra Bruxelles e Strasburgo, invece, nell’80% dei casi sono d’accordo. 

 

Il voto all’Europarlamento sembra essere più «sincero» perché fa uscire la vera anima dei partiti. Rispetto a Roma, dove i vincoli di maggioranza e opposizione sono più forti, qui possono votare con più libertà. Quali prospettive possono dunque esserci sui futuri scenari politici nazionali? Il ritorno di fiamma europeo tra il partito di Berlusconi e Ncd inevitabilmente allontana Forza Italia dalla Lega: solo il 30% di votazioni comuni con il partito di Salvini. La diversità sembra «genetica». Con queste premesse non sarà facile mettere insieme un’alleanza solida alle prossime politiche. 

Categoria Italia

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