Ottimiste le imprese, pessimisti i cittadini
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È davvero singolare il momento economico-sociale che l'Italia sta vivendo in questi ultimi mesi dell'anno.
di Carlo Valentini Italia Oggi 1.11.2016
È davvero singolare il momento economico-sociale che l'Italia sta vivendo in questi ultimi mesi dell'anno. Infatti c'è ottimismo da parte delle imprese e pessimismo da parte dei consumatori. Forse non è un caso che Confindustria abbia applaudito la manovra economica del governo e che l'ufficio studi della Cgia di Mestre abbia rilevato che la pressione fiscale non è ancora diminuita e in tempi di crisi assottiglia la capacità di spesa della gente. Le imprese ricevono sussidi e sorridono, i consumatori no perché si impoveriscono
Le intenzioni di orientare la manovra verso la crescita dell'economia pur sforando il deficit pubblico appaiono azzeccate ma manca un vero impegno verso il taglio della spesa improduttiva e delle rendite di posizione. L'Unione europea punta il dito sulle misure una tantum. Il vero problema è che, assieme a esse, le sacche di sperpero non vengono intaccate. Chi si ricorda più di spending review e dei commissari insediati tra flash e telecamere? Manca il doppio forno: da un lato il sostegno alla crescita attraverso la semplificazione burocratica, minori tasse e un piano di infrastrutture pubbliche, dall'altro l'intervento sui parassitismi e l'improduttività. Risultato: in questo modo le aziende competitive fanno un po' di cassa con le elargizioni di spesa pubblica e riescono a trovare ossigeno nell'export ma il mercato interno langue e in giro si respira depressione.
Bene sintetizza questa situazione l'economista Andrea Goldstein, consigliere delegato della società di ricerche Nomisma: «Le famiglie vedono con preoccupazione la situazione economica e le prospettive di crescita, e nel complesso, in ottobre, è peggiorato il clima di fiducia dei consumatori, che si aspettano un aumento della disoccupazione. In compenso, si registra un miglioramento della fiducia delle imprese ma verso l'export. Due indicatori sulla situazione economica del Paese che rivelano la difficoltà della domanda interna a ripartire su basi più ampie».
Insomma, sarà meglio che l'Unione europea faccia lavorare il governo, salvo poi verificare nel medio-lungo termine i risultati. Non ha fatto così con la Germania quando le politiche economiche di quel Paese erano finalizzate allo sviluppo dell'annessa Germania dell'Est? Oppure quando essa ha ristrutturato il proprio sistema del credito? L'Europa non è un monolite, nessuno deve pagare il debito degli altri ma nessuno può imporre agli altri politiche economiche che portano alla recessione e alle conseguenti tensioni sociali.
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