Nei conti in Croazia i giudici trovano il tesoro dei nomadi
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Quasi due milioni di euro: “Capitali sproporzionati rispetto ai loro redditi”. Due appartenenti al clan Halilovic erano intestatari di altrettanti conti correnti per 2 milioni di euro
02/10/2016 FEDERICO GENTA, MARCO GRASSO LA STAMPA
La cifra più consistente è intestata a Raselma Halilovic. Nomade bosniaca di 66 anni , vive tra le baracche di via Germagnano: già in passato era finita nei guai per frode e falso. Ufficialmente è nullatenente. Eppure, sul suo conto corrente croato, la polizia ha trovato un milione e 35 mila euro. È la fetta più consistente del tesoro della famiglia Halilovic, poco più di cinque milioni, sequestrato dal tribunale su richiesta della procura di Torino.
Raselma è in buona compagnia. Bronzo Halilovic, parente stretto, poteva contare su un tesoro di 900 mila euro. Angela Halilovic, 36 anni e qualche precedente per furto, a Torino riceve un sussidio mensile di 245 euro: in banca ne conservava 392 mila. E c’è ancora Naim Halilovic, assegnatario di una casa popolare, che nel suo conto estero nascondeva 60 mila euro. Idem la moglie, Susanna Salkanovic, assegnataria di 108 mila euro.
L’INCHIESTA
I pm torinesi avevano ricevuto la segnalazione dai colleghi di Eurojust, interessati alla vicenda su richiesta dei magistrati croati. Che avevano avviato nel 2004 un’indagine sui nomadi originari della Bosnia Erzegovina arrivati in Italia e che avevano già congelato per sospetto riciclaggio i beni di 22 componenti della famiglia Halilovic, ma il provvedimento era in scadenza. A quel punto, il procuratore aggiunto Alberto Perduca ha coordinato il lavoro di carabinieri e poliziotti della sezione di polizia giudiziaria della procura, che hanno lavorato in collaborazione con gli agenti della polizia municipale.
L’EVASIONE
L’obiettivo era quello di ricostruire le attività degli Halilovic e capire quali fossero le loro fonti di reddito. Quasi nulle. E comunque non tali da poter giustificare depositi bancari milionari. La relazione dell’Europol è arrivata in Italia due anni fa. Gli indagati, quasi tutti appartenenti al clan Halilovic, vivono tra i campi nomadi di Torino, Asti, Massa Carrara e Genova. Il tribunale di Zagabria sequestra i beni e consegna alla procura torinese un copioso incartamento: come minimo, dietro a quella storia, c’è una gigantesca evasione fiscale. Molto di più probabilmente, e chiedono aiuto ai colleghi italiani, il denaro è provento di riciclaggio. Per confermare l’accusa, occorre provare il cosiddetto reato presupposto, all’origine dei proventi illeciti poi reinvestiti.
LA «REGINA DEGLI ZINGARI»
Il maxi sequestro preventivo di fatto ricalca il dossier arrivato dalla ex Jugoslavia. E qui spicca la figura di Sena Halilovic, 60 anni, che si nascondeva sotto all’alias di Amela Seferovic. Poco prima dell’intervento della magistratura aveva provato a ritirare 220 mila euro alla Société Générale Splitska Banka (la filiale della banca a Spalato). Ma dagli accertamenti, risulta che era riuscita a esportarne all’estero 330 mila.
A Genova è conosciuta come la «regina degli zingari». Nella cultura matriarcale dei korakhanè - nomadi di fede musulmana - la «regina» è davvero una sovrana per il suo clan. Il suo nucleo familiare, implicato in decine di inchieste per i reati più disparati, aveva una disponibilità di 4 milioni di euro. E ancora una casa-castello a Mostar, una villa abusiva e terreni tra le campagne astigiane. Risulta sposata a un italiano a cui, nel corso degli anni, avrebbe intestato qualcosa come 400 automobili.
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